Dopo i nove morti di Casteldaccia, dopo la tragedia di Corleone con il povero medico travolto e ucciso dal suo senso sacrale del dovere, ecco una nuova tragedia, tutta siciliana: quella di Mazara del Vallo trasformata dopo 48 ore di pioggia, in un’immensa palude, con le barche che affondano e si disperdono, con la gente che cerca scampo sui piani alti delle case. Una nuova apocalisse, verrebbe da dire. Ma sarebbe come fuggire dalla realtà, dalla concretezza acida dei tanti problemi che da troppi anni attendono una soluzione che non arriva. “Aspettiamo da otto anni – ha detto il sindaco, Nicola Castaldi – che la Regione autorizzi i lavori per l’assetto idrogeologico del fiume Mazaro”. E se l’apocalisse stesse non nelle piogge ma in questo tremendo immobilismo della Regione? “Le isole fuggirono – si legge in quel libro – e le montagne non si ritrovarono mai più”.