“Quella approvata dal parlamento siciliano è la Legge di Stabilità più importante della storia della nostra Regione. Una Finanziaria da 1,7 miliardi nessuno l’aveva mai pensata”. L’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, sa fare bene i conti. Non importa che si parli d’economia o di politica. Cordaro detiene anche la delega ai rapporti col Parlamento – tornata d’attualità dopo le frizioni fra Musumeci e Sala d’Ercole – e ha seguito l’iter della manovra dall’inizio alla fine: “Penso di aver svolto il mio ruolo in modo proficuo – spiega l’esponente del Cantiere Popolare -. Non credo si potesse fare una Finanziaria migliore di questa. Se l’abbiamo portata a casa, i meriti sono in primis del presidente Musumeci e vanno condivisi col presidente dell’Assemblea Micciché, con l’assessore Razza e con l’assessore Armao, che in aula sono stati strategici e fondamentali affinché tutto andasse a buon fine”.

E’ stata una manovra collegata all’emergenza. Qualcosa si poteva fare meglio?

“Il presidente della Regione ha ritirato il vecchio disegno di legge e, con il contributo dei capigruppo di maggioranza e opposizione, ha riscritto una finanziaria d’emergenza. E’ stato un atto di grande rispetto nei confronti del Parlamento. Ma è soprattutto uno strumento che nelle prossime settimane, non appena verranno attivate le misure, dovrà dare risposte a un tessuto sociale gravemente in crisi per le ragioni che conosciamo. Inoltre, teniamo presente che dalla settimana prossima il presidente Micciché, d’accordo col governatore, porterà in aula una seconda legge che riguarda la ripartenza della Sicilia: avrà misure altrettanto importanti e potrà contare su un plafond di circa 400 milioni”.

Saranno fondi extraregionali da rimodulare, come avvenuto per la Legge di Stabilità? Quella dei fondi europei è una prospettiva più concreta o più rischiosa?

“E’ una situazione in itinere, ma assolutamente concreta. La rimodulazione parte da lontano, cioè dal diritto acquisito di sforare il Patto di Stabilità da parte dell’Unione Europea e dall’accordo di finanza pubblica con lo Stato, che ormai è alle battute finali. Anche nelle ore in cui all’Ars si discuteva la Finanziaria, ci sono stati importanti momenti di confronto tra il presidente Musumeci, il presidente Conte, il ministro Provenzano e il ministro Boccia. Tutto lascia pensare a un esito positivo. Anche in virtù dei due miliardi stanziati nei giorni scorsi per le Regioni a statuto speciale, non abbiamo alcun motivo di credere che lo Stato non sarà consequenziale con gli impegni assunti”.

Quali misure conterrà il disegno di legge sulla ricostruzione?

“Abbiamo la necessità di fare ripartire con un tesoretto concreto – non stiamo parlando di mancette a pioggia né di misure finte – alcuni settori strategici dell’economia siciliana: penso al turismo, all’agricoltura e alle attività produttive, compresa l’edilizia. Stiamo immaginando una serie di appostamenti a fondo perduto o di prestiti a tasso zero, senza fidejussione, con la possibilità di una restituzione a partire dal 2022, quando ci auspichiamo che la crisi sarà conclusa. Col presidente Musumeci, inoltre, abbiamo pensato di inserire delle misure per il Corpo forestale, sul modello degli interventi previsti dalla Legge di Stabilità per gratificare i sanitari. Potremmo prevedere degli incentivi per un manipolo di uomini che stanno svolgendo, su tutto il territorio, un lavoro eccezionale che riguarda il controllo delle strade – regolando gli accessi sullo Stretto di Messina – contro le frodi alimentari e il caro prezzi, e nella straordinaria attività di sanificazione in centinaia di comuni”.

Quali sono le misure previste in Finanziaria di cui si è fatto interprete il suo assessorato?

“Fin dall’inizio abbiamo immaginato l’esenzione per il pagamento dei canoni demaniali come misura di sostegno a questa straordinaria categoria che vede impegnati 3 mila esercenti e che dà occupazione a 100 mila siciliani, indipendentemente dal fatto che la stagione parta oppure no. A questo dobbiamo aggiungere la sospensione dei contributi per la costruzione, che è un segnale importante all’Ance e al mondo dell’edilizia, e una serie di misure di snellimento burocratico. Le faccio un esempio: la struttura per la gestione del dissesto idrogeologico in Sicilia molto spesso sospendeva la sua attività perché doveva trovare risorse per pagare gli oneri istruttori per i procedimenti dinnanzi alla commissione Via-Vas. Era una partita di giro che però creava un orpello importante: abbiamo eliminato questa incombenza, equiparando la struttura per il dissesto idrogeologico ad altre strutture regionali, e questo le permetterà di procedere in maniera spedita”.

Arriverà in commissione un disegno di legge, di cui è primo firmatario il deputato di Italia Viva, Luca Sammartino, relativo alla sburocratizzazione delle procedure amministrative. Lo sosterrete?

“Non mi importa chi sia il primo firmatario, ma il “merito” della proposta.  Era stata avanzata durante la discussione sulla Legge Finanziaria, ma ho preso la parola per chiedere che fosse approfondito. Quel ddl non poteva essere trattato sbrigativamente in un momento di stanca della Legge di Stabilità, considerato che prevede il coinvolgimento di ben sei assessorati: cioè Salute, Beni culturali, Urbanistica, Sviluppo rurale, Ambiente e Bilancio. Il presidente Micciché ha accolto la mia istanza, e se ne riparlerà in commissione. Ritengo che un disegno di legge di questa importanza, non possa essere di una persona piuttosto che di un’altra, ma debba portare come prima firma quella del presidente dell’Assemblea e comunque di tutti i capigruppo”.

Le frasi di Musumeci contro Sammartino, mercoledì scorso, rischiano di aver incrinato del tutto il rapporto fra il governatore e l’assemblea?

“Quella di Musumeci è stata una risposta eccezionale in un momento eccezionale”.

Italia Viva non l’ha presa bene. Davide Faraone, in un’intervista a Buttanissima, ha paragonato Musumeci a Crocetta, sostenendo che non può usare il “populismo giudiziario” contro chi la pensa diversamente da lui. Che idea si è fatto?

“Sono stato presidente del Consiglio comunale di Faraone dal 2001 al 2007. Lo conosco bene e con lui ho sempre avuto rapporti cordiali. Ma, con tutto il rispetto dovuto alle opposizioni, dico che di Crocetta Faraone conosce tutto, avendolo tenuto in piedi cinque anni insieme al suo dante causa; di Musumeci non conosce nulla, quindi taccia”.

Crede che sia arrivato, adesso, il momento di parlare del rimpasto?

“Io credo che il tema del rimpasto sia tutto interno a Forza Italia. Fermo restando che la Lega ha partecipato all’elezione di Musumeci, fa parte della coalizione fin dal primo giorno, ed è sacrosanto che possa avere un assessore. Per quanto mi riguarda, io sono l’assessore del Cantiere Popolare, forza politica che ha contribuito all’elezione di Musumeci, e con i numeri e con i fatti ha dimostrato di saper governare al suo fianco”.

Anche la Sicilia è nella Fase due, anche se Musumeci avrebbe preteso da Roma maggiori margini di manovra.

“La fase-2 è fondamentale, ma va coniugata col buonsenso dei siciliani. Trovo irragionevole pensare che si possa entrare al supermercato distanziati e scaglionati e non lo si possa fare al bar o al ristorante con le stesse modalità. Trovo insensato che non si possa andare dal barbiere o dal parrucchiere prenotando prima e con l’utilizzo di tutti i presidi sanitari. E’ giusto aspettare il 18 maggio per capire se è vero che il presidente del Consiglio dei Ministri delegherà alle Regioni le scelte. Conoscendo Musumeci, sono certo che non andrà mai contro le decisioni del premier perché è un uomo rispettoso delle istituzioni e, seppur non dovesse condividerle, le contesterà nelle sedi istituzionali preposte”.

Però qualche forzatura l’avete fatta.

“Abbiamo cercato di spingere i limiti che ci erano consentiti. Penso alla richiesta immediatamente accolta di inserire il Codice Ateco del Corpo Forestale per lavorare i viali parafuoco, la possibilità di andare a curare il proprio giardino o appezzamento di terreno, di far ripartire gli stabilimenti balneari o la manutenzione dei pontili delle darsene, di svolgere gli sport individuali e la pesca sportiva. Le prossime due settimane saranno strategiche per vedere cosa accade alla curva del contagio con la riapertura. Adesso la nostra attenzione deve concentrarsi sulle attività produttive, sulle quali non possiamo più tardare. Pur correndo qualche rischio, dobbiamo fare in modo che la Sicilia possa ripartire perché il disagio sociale, dopo quello sanitario, è la cosa più urgente da fronteggiare”.

Sul rientro dei fuorisede, i cosiddetti figli della Sicilia, c’è stata poca chiarezza.

“Glielo rispiego volentieri a beneficio di tutti. I figli della Sicilia che tornano per ricongiungersi alla propria famiglia possono farlo sempre. Devono compilare l’autocertificazione, registrarsi sul sito della Regione e mettersi in quarantena. Per chi non avesse l’opportunità dell’isolamento domiciliare, grazie a un accordo raggiunto dal presidente Musumeci con il direttore dell’agenzia nazionale per i beni confiscati, abbiamo la possibilità di utilizzare l’Hotel San Paolo Palace di Palermo. Si possono trascorrere lì le due settimane di quarantena e poi sottoporsi al tampone. Quando Musumeci dice di tenere la Sicilia blindata si riferisce a una eventuale presenza di donne e uomini che, magari, verrebbero per diletto e che speriamo di poter accogliere al più presto. Ma non c’entrano nulla coi figli della Sicilia che erano e restano i benvenuti”.

La Sicilia è all’altezza di questa sfida?

“La Sicilia è stata la più brava in Italia per la gestione del Covid. Musumeci ha subito una valanga di critiche quando invitò i turisti a rimandare il proprio viaggio nell’Isola, ma i fatti gli hanno dato ragione. La gestione dell’emergenza è stata affrontata con grande competenza e i risultati sotto gli occhi di tutti. Domenica ho fatto un giro con la mascherina nei pressi di casa mia e ho visto dei ragazzi che giocavano a calcio. Mi sono fermato in maniera umile spiegando, ed essendo ascoltato, che la pandemia non è finita. Sarebbe un dramma buttare via due mesi di sofferenza”.