Questo tira e molla, questo filo diretto Palermo-Roma, questa rincorsa alla polemica più sapida, non sembra disturbare Leoluca Orlando, che in questi giorni, nonostante le emergenze in atto a Palermo, ha trovato spazio per decine e decine di interviste a giornali e televisioni, e per altrettanti comunicati diretti al Viminale, sempre contro lo stesso ministro. E’ come se la strategia salviniana di acquisire consenso sfottendo l’avversario di turno, sia speculare a quella di Orlando, che anche sul tema dell’abusivismo – e sulla “minaccia” del ministro di scendere a Palermo per riconsegnare tre ville confiscate alla mafia – non si è fatto trovare impreparato. “Dalle indagini dei nostri uffici risulta che sono abusive e vanno abbattute” ha replicato il sindaco di Palermo, gelando il Viminale. “Se stesse un po’ meno su Facebook e un po’ più al ministero – ha scritto su Facebook Orlando – saprebbe perché i suoi uffici non fanno la consegna”. E il motivo, secondo il “professore” è che le ville andrebbero abbattute perché si trovano entro i 150 metri dalla costa. “Siamo disponibili a farci carico di queste ville, ma il governo o il Parlamento devono prima trovare una soluzione che permetta di sanarle: così potremmo solo abbatterle”. Intanto, Orlando avrebbe sul tavolo del suo ufficio dieci richieste di iscrizione all’anagrafe provenienti da persone che, stando all’ultimo diktat del decreto sicurezza, non ne avrebbero facoltà. Un’altra arma per allargare la provocazione. Pronta a essere usata in qualsiasi momento.