L’iter è segnato: da lunedì prossimo, antivigilia di Natale, approderanno a Sala d’Ercole i documenti contabili da approvare entro il 31 dicembre. Si tratta del rendiconto parificato e dell’assestamento di bilancio, utile a ripianare il disavanzo da un miliardo e passa, a cui la giunta ha deciso di ovviare con il reperimento di ulteriori 260 milioni (oltre agli 866 già stanziati nella Legga di Stabilità) che si tradurranno in tagli sulla spesa corrente: a risentirne saranno soprattutto enti locali, sanità, precari e istruzione. I documenti passeranno prima al vaglio della commissione Bilancio, mentre il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco Cappello, ha rinunciato a chiedere un dibattito parlamentare “perché i tempi sono ristretti. La situazione è drammatica, e somiglia molto a quella dello scorso anno – esordisce il deputato grillino, alla seconda legislatura -. Anche in quel caso la Corte dei Conti giunse più o meno alle medesime conclusioni, costringendo la Regione a un taglio orizzontale su tutto quello che comportava un impegno di spesa. Da quel momento si è aperta un’emergenza costante da cui non siamo più venuti fuori”.

Quindi, la situazione attuale è anche colpa di questo governo? La Corte dei Conti ha scritto nella relazione che la Regione non è stato in grado di raggiungere gli obiettivi minimi che si era data con la Legge di Stabilità.

“La Corte dei Conti, in un passaggio della relazione, dice pure che questo modo di procedere da parte del governo dimostra una resistenza “al passaggio dalla logica emergenziale alla logica anticipatoria che è l’essenza della programmazione di bilancio e dell’attuale riforma contabile”. Ne viene fuori una situazione drammatica: questo taglio lineare e trasversale riguarda tutte le voci di spesa e rischia di mettere in ginocchio davvero tutti”.

Chi pagherà il disavanzo?

“Sono preoccupato per gli enti locali, che costituiscono il front office dei cittadini ed erogano i servizi primari. Temo che possa scattare una reazione a catena, in cui a pagare le conseguenze saranno gli “ultimi”. Molti comuni, fra l’altro, si trovano già in una condizione di dissesto o pre-dissesto a causa dei tagli ai trasferimenti, questo sarebbe il colpo di grazia. Rischiano di trovarsi sull’orlo del fallimento”

Di chi sono, secondo lei, le maggiori responsabilità di questo sconquasso?

“Gli unici a non avere colpe sono i rappresentanti del Movimento 5 Stelle che, non avendo mai governato negli ultimi 70 anni, sono esenti da ogni tipo di responsabilità. La Sicilia è stata governata in maniera alterna dal centrodestra e dal centrosinistra e, se ci ritroviamo con questo disavanzo così consistente, la responsabilità è di tutti coloro che fino a oggi l’hanno governata. Può sembrare un ragionamento semplicistico, ma è dovuto”.

Musumeci, però, si ritiene “innocente”. E scarica le colpe sugli ultimi venticinque anni di gestione.

“E’ giusto che Musumeci faccia riferimento al passato, ma dimentica che all’interno della sua compagine governativa e della sua maggioranza c’è una parte di quel passato. Lo ha detto lui, oppure no, che questo disavanzo si è generato negli ultimi trenta esercizi finanziari? Armao, per esempio, era assessore al Bilancio del governo Lombardo. Ma è anche vero che la Corte dei Conti sottolinea che ci sono delle manchevolezze da parte di questo governo che ha continuato ad applicare, in linea di continuità coi precedenti, una logica emergenziale più che programmatoria”.

Lei ha sostenuto più volte che Musumeci è quasi peggio di Crocetta…

“Crocetta veniva in Parlamento a chiedere soluzioni per le emergenze. E basta. Non programmava nulla, per questo lo criticavamo. Quando diciamo che il governatore Musumeci, per essere credibile, deve andare a Roma e portare un pacchetto di riforme in grado di risollevare Sicilia, lo diciamo a ragion veduta”.

A proposito di Roma. E’ il caso di tornare dal governo nazionale e chiedere di spalmare il restante miliardo di disavanzo in dieci anni?

“Non è una possibilità, ma una necessità. Noi siamo convinti che lo Stato non farà fallire la Regione siciliana e si farà carico del problema. Ma, ribadisco il concetto, bisogna presentarsi a Roma con un pacchetto di riforme che sia frutto della volontà di cambiare la Sicilia una volta per tutte. Abbiamo bisogno di un governo che assuma decisioni, ma che siano definitive. Dialogare col governo nazionale è una necessità. La Regione, così com’è, non può uscirne da sola, a meno che non decida di vendere tutto…”.

Il risanamento passa dal taglio degli sprechi. Il Movimento 5 Stelle ha criticato spesso la Regione per il costo dei cavalli di Ambelia, per la riqualificazione dei borghi fascisti, per le consulenze esterne. Non hanno dato un bell’esempio, secondo voi…

“Non è mai esistita una visione a lungo termine e hanno speso i soldi in mille rivoli. Visto il momento che stiamo attraversando, alcune spese sono ingiustificate. Infatti ci ritroviamo in ginocchio. Attenzione: non è soltanto l’analisi del Movimento 5 Stelle, ma anche della Corte dei Conti. Se dall’anno scorso a questa parte non è successo nulla, se non si sono programmati tagli e investimenti, cercando di venire fuori a testa alta e in maniera virtuosa da questa situazione, di chi è la responsabilità?”.

Nelle dinamiche d’aula, da qui al 31 dicembre, come si comporterà il Movimento 5 Stelle? Darete una mano?

“Si comporterà come ha sempre fatto: in modo propositivo. Sarebbe stato più logico che Musumeci e Armao fossero venuti in aula a chiarire i rilievi della Corte dei Conti sul consuntivo. Non lo devono a noi, ma al popolo siciliano. In questi giorni, comunque, leggeremo i documenti contabili per avere un quadro più chiaro. Non sarà un percorso facile, e comprendiamo le ragioni di drammaticità, per cui non verremo meno al nostro ruolo di oppositori attenti e costruttivi”.

La maggioranza stenterà a crederci, dato che vi siete messi di traverso sul disegno di legge sui rifiuti e avete affossato l’articolo 1.

“Se si continua ad operare come pretende di fare il presidente Musumeci, cioè in modo unilaterale, e imponendo il pensiero unico, il Movimento diventa più intransigente e le iniziative parlamentari vengono meno. Il M5s non è una forza politica composta da persone irresponsabili che non vogliono risolvere il problema dei rifiuti. Anzi, è il contrario. L’onorevole Trizzino, che fa parte del nostro gruppo, è appena diventato un facilitatore nazionale sui temi dell’ambiente, che fra l’altro ci contraddistinguono da sempre. Per questo pretendiamo di avere voce in capitolo. Se in occasione della riforma il governo ci avesse ascoltato e il ddl fosse tornato in commissione, e ripartito da zero, probabilmente sarebbe già legge. Invece hanno voluto fare di testa propria, vanificando il principio di condivisione”.

Tra qualche giorno terminerà il suo incarico da presidente del gruppo parlamentare, e il suo posto sarà preso dall’onorevole Pasqua. Cosa le ha lasciato questa esperienza?

“E’ stato un anno bello e difficile, in cui abbiamo attraversato molte fasi, anche a livello nazionale. A Palermo, invece, è stata portata avanti un’attività molto intensa sotto il profilo ispettivo e legislativo. Il M5s ha inciso quando ha fatto prevalere il dialogo all’interno dell’Ars. Abbiamo sempre cercato di porre nei confronti di governo e maggioranza un principio: cioè che se i provvedimenti si condividono, hanno molte chance di diventare leggi”.