“Ci sono verità indicibili. Ci sono palle che è pericoloso toccare, soprattutto in Sicilia”. Il governatore Musumeci ha chiuso così, con questo messaggio obliquo, la conferenza stampa di giovedì, quella del “passo di lato”. A quali turpitudini si riferiva? Difficile stabilirlo. Carmelo Lopapa, caporedattore dell’edizione siciliana di Repubblica, ha invitato pubblicamente il presidente a riferire quello che sa, o sospetta, direttamente a un magistrato della procura. Se questo non succederà, le parole pronunciate, con toni oracolari e apocalittici, a conclusione della conferenza stampa resteranno un esempio di omertà politica. Altro che onestà. Altro che rigore morale. Altro che trasparenza. Altro che legalità.

Ma un consiglio – non richiesto, va da sé – Buttanissima è in grado di darlo al Presidente. Se proprio vuole rifarsi il trucco, chieda agli uffici di portare sul suo tavolo la delibera numero 92, approvata dalla Giunta il 13 febbraio del 2018, poche settimane dopo l’insediamento a Palazzo d’Orleans.

Quel giorno il governatore Musumeci è assente. Assenza involontaria o concordata? Non si sa. L’unica cosa certa è che le redini del governo, per una di quelle misteriose coincidenze che segnano la vita dei potenti, sono nelle mani del vice presidente, onorevole Gaetano Armao. Il quale, manco a dirlo, ha un’urgenza sfrenata di cacciare via dall’Espi e dall’Ente Minerario – i due più immondi e disastrosi carrozzoni del sottogoverno siciliano – la liquidatrice, professoressa Rosalba Alessi, che ha ricoperto quello sgradevole compito fin dal 9 marzo 1999.

Quale colpa viene addebitata alla Alessi, che è una docente molto stimata e che al momento dell’incarico era considerata, dentro e fuori dell’Università, un’esponente prestigiosa della cultura progressista e una punta avanzata dell’impegno antimafia? Perché l’assessore Armao ha una incontenibile fretta di allontanare dal vertice dell’Ems una figura sostenuta dalla parte più avveduta del Senato accademico e soprattutto da Alfredo Galasso, un collega che è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e che per molti anni ha fiancheggiato Leoluca Orlando nella cosiddetta “primavera di Palermo”?

Ecco, se Musumeci vuole vincere la sua omertà, provi a dire a noi poveri siciliani quali sono o quali sono state, a suo avviso, “le palle che è pericoloso toccare”: pendiamo dalle sue labbra. Poi, quando avrà letto ed esaminato con attenzione la delibera approvata a sua insaputa da Armao & C., cerchi di capire che cosa è successo all’Ente Minerario dopo la defenestrazione di Rosalba Alessi e, soprattutto, dopo la sostituzione della professoressa con due uomini vicini, vicinissimi, addirittura subordinati all’onorevole Armao. Si faccia un’idea, Presidente. Si faccia portare, dai suoi affezionati burocrati, tutte le delibere firmate dalla nuova liquidatrice, dottoressa Anna Lo Cascio. Scoprirà un valzer di venti milioni che si sa come comincia e non si sa dove va a concludersi. Un gioco perverso. Un giallo che monta di carta in carta, che arruola un intermediario di antica e collaudata obbedienza, che passa da Londra e poi ritorna a Palermo.

Apra questa palla, certamente difficile da toccare, Presidente. Ci sono documenti che per noi sono proibiti e inaccessibili. Ma lei può averli in un minuto. Fonti autorevoli dell’Ente Minerario ci dicono che non mancheranno le sorprese. La legalità si nutre anche di questi piccoli gesti. Segua il consiglio di Carmelo Lopapa: “Un presidente della Regione, sebbene quasi ex, non può permettersi l’omertà. In questa terra meno che altrove”.