Sette presenti su dodici. Avvio in salita per la commissione Antimafia di Antonello Cracolici, che nella seduta di ieri – la prima dall’atto dell’elezione dei componenti – ha fatto registrare cinque assenze: tutte, o quasi, nelle file della maggioranza. I componenti del centrodestra non avrebbero apprezzato le parole del presidente (del Pd) su Renato Schifani, che è ancora coinvolto in un filone del processo Montante: “Questa vicenda lo indebolisce. Una persona chiamata a governare una terra così complessa deve garantire credibilità. Per una parte del suo tempo dovrà occuparsi del processo. Rischia di essere un’anatra zoppa”, aveva detto Cracolici a Repubblica.

Per tutta risposta, in quattro hanno disertato: si tratta di Caronia (Lega), Intravaia (FdI), Castiglione (Mpa) e Pace (Dc). Assente anche la grillina Marano. C’era, invece, Michele Mancuso, appartenente ai miccicheiani di Forza Italia. Il pensiero di Cracolici sulle vicende processuali di Schifani non è nuovo. Era stato sollevato in campagna elettorale, durante la presentazione della lista del Pd a Palermo: “Con Schifani rischiamo l’incubo Cuffaro – disse Cracolici -. Così come Cuffaro quando si è ricandidato nel 2006, anche Schifani è imputato in un delicato processo. Al di là di una sua eventuale condanna, che non gli auguro, la Sicilia non può permettersi di avere un presidente che vive in un limbo giudiziario, in attesa di una sentenza che potrebbe farlo decadere, soprattutto con i progetti per 50 miliardi del PNRR per la Sicilia, dei fondi europei, dei fondi nazionali, e dei fondi di rimodulazione della vecchia programmazione”.

L’uscita di Cracolici viene interpretata come una mancanza di bon ton istituzionale, dato che all’elezione dei nuovi vertici dell’Antimafia Schifani era stato il primo a complimentarsi con il presidente e i suoi vice: “Portino avanti le loro indagini – aveva scritto in una nota il governatore – con spirito critico e imparzialità, come si conviene a un’istituzione super partes che agisce al servizio dei siciliani. Il governo regionale è pronto alla massima collaborazione. Legalità e contrasto alle mafie sono una nostra priorità”. Non è bastato a distendere gli animi.

In commissione Antimafia si apre un altro fronte. Come se non bastasse il caso Gennuso, segnalato la settimana scorsa dall’ex Iena Ismaele La Vardera, e subito portato alla ribalta nazionale dalla trasmissione di Giletti, domenica sera. Il coinvolgimento del parlamentare di Forza Italia all’Ars in un processo per estorsione – anche se il diretto interssato dichiara di averla subita -, dov’è imputato assieme al padre Pippo (ex parlamentare decaduto nell’ultima legislatura) l’ha esposto alla gogna e costretto al passo indietro. Ieri la commissione ha preso atto delle formali dimissioni dell’onorevole Gennuso dalla carica di vicepresidente (ora dovrà essere rimpiazzato). Nella nota fatta pervenire agli uffici, Gennuso ha anche comunicato la decisione di autosospendersi da membro della commissione Antimafia.

Nella stessa seduta è stato anche avviato l’iter per l’approvazione del nuovo regolamento interno, e si è discusso del programma dei lavori della commissione. Anche se questo, al momento, sembra l’ultimo dei pensieri. La vera anatra zoppa – per usare le parole di Cracolici – rischia di diventare questa commissione.

Quell’invincibile giustizialismo

di Giuseppe Sottile

Si dice preoccupato per lo scandalo che si è abbattuto sul parlamento europeo e che coinvolge buona parte della sinistra. Condanna l’attività di lobbying del suo amico Massimo D’Alema. Definisce “una distorsione” la gogna inflitta a Giuseppe Lupo quando Caterina Chinnici ha posto un veto sulla candidatura. L’intervista rilasciata a Repubblica da Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale antimafia, sarebbe un buon esempio di garantismo. Ma c’è un dettaglio in cui torna – focoso e grillineggiante – il vecchio giustizialismo. Succede quando Cracolici censura Renato Schifani, eletto presidente della Regione nonostante fosse in attesa di giudizio per la vischiosa vicenda Montante. “E’ un’anatra zoppa”, ha sentenziato. E la presunzione d’innocenza? L’antimafia farà calare un’ombra di sospetto anche sul 42 per cento dei siciliani che lo hanno votato?