Alla presentazione della relazione finale sulla strage di Via d’Amelio, illustrata dal presidente della commissione Antimafia Claudio Fava, c’era anche Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo. Che non ha nascosto la propria amarezza rispetto al fatto che alcuni magistrati, in primis Nino Di Matteo, abbiano rifiutato di comparire in audizione: “E’ vergognoso che si neghi da parte di magistrati come la Boccassini o Di Matteo la possibilità di dare un contributo. Di fronte a casi come questo ogni parola in più può servire. Io lo trovo vergognoso, inaccettabile, moralmente un fatto che non ha alcuna giustificazione. Chi ha lavorato nel periodo del depistaggio ha dimostrato di non aver capito nulla di mio padre”. La Borsellino è molto critica sul ruolo che in tutta questa vicenda ha rivestito il Sisde (i servizi segreti), riguardo ad alcuni fatti di cui erano al corrente probabilmente “i così detti amici” della procura di Palermo che “sfilavano a casa nostra”. E’ stata proprio la Borsellino, come ha ribadito Fava nel corso della sua disamina, a dare il via a queste audizioni per accertare legami, responsabilità e forzature attorno al depistaggio successivo alla strage: “Cosa provo? Quello che può provare una figlia che ha perso il padre in questo modo. Si cerca di dare un senso che va al di là delle risposte giudiziarie – dice Fiammetta –. Mio padre è stato lasciato solo sia da vivo che da morto – è l’accusa della Borsellino –. Nel depistaggio c’è stata una responsabilità collettiva dei magistrati che hanno avuto comportamenti contra legem: ad oggi non sono mai stati perseguiti, né sul piano disciplinare né su quello giudiziario”. Nino Di Matteo, tirato dentro le polemiche, ha comunicato di aver rifiutato l’audizione perché “una commissione regionale Antimafia non ha i poteri e le competenze per potersi occupare di un argomento così delicato e complesso”.