La parolina magica – quella che ha fatto scattare l’intuizione, che ha acceso l’estro, che ha stappato il tappo della fantasia – dev’essere stata quella lì, una parolina che in effetti in sé qualcosa di magico ce l’ha: Natale. Quando i produttori gli hanno intimato “dovete fare il film di Natale”, Ficarra e Picone li hanno presi alla lettera. “Non soltanto faremo il film di Natale ma addirittura un film sul Natale”, hanno promesso. E siccome sono di parola, così è stato e sarà: il 12 dicembre tornano sugli schermi con Il primo Natale. Il loro primo kolossal. Che a dirla così – e conoscendoli – sembra un controsenso, ma di grande produzione pur sempre si tratta: otto settimane di lavorazione nel deserto marocchino, centinaia di comparse, scenografie tra reggie e templi (e capanne), oltre un migliaio di costumi. Impegno finanziario che Attilio De Razza (di Tramp Limited) e quelli di Medusa che distribuisce hanno assecondato credendo nella storia e nei due autori-attori ma che adesso li porta a fare i debiti scongiuri in attesa dell’uscita.

Anche Fic & Pic in realtà si sono trovati in mezzo ad un’impresa mai affrontata, immersi in una mitologia non soltanto storica ma anche cinematografica, consegnata ai vecchi film in bianco e nero o con il primo technicolor visti alla tv. Alla base del loro racconto stanno dei canoni classici della letteratura e del grande schermo: una macchina del tempo che li catapulta nell’anno zero e due personaggi, un protagonista e un deuteragonista, un sacerdote e un ladro (e non è difficile immaginare chi dei due interpreti impersoni l’uno e chi l’altro). Si trovano al tempo di Erode (il cattivissimo è Massimo Popolizio) ora in mezzo ad un deserto di carovanieri e cammelli, ora in una in una Gerusalemme di mercati e mercanti, di ammaestratori di scimmie, di furfanti e baldracche, nel celebre palazzo dove 33 anni dopo un certo Ponzio Pilato si laverà le mani. Ovviamente, essendo un film che punta soprattutto a far ridere – oltre che a far riflettere: il vecchio, caro Vangelo contro la cattiveria degli anatemi social dei nostri tempi – la Storia è un po’ imbastardita, è lavorata con disinvolta fantasticheria ma i due non se ne preoccupano, e giustamente, più di tanto.

Scritto con Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, scenografato da Francesco Frigeri e con i costumi di Cristina Francioni, fotografato da Daniele Ciprì che si è sbizzarrito con le cinquanta sfumature di giallo del deserto, Il primo Natale si prospetta come un probabile botto al botteghino prima, durante e dopo le feste pure se incalzato da una concorrenza agguerrita già nei giorni stessi della sua uscita (c’è il Pinocchio di Matteo Garrone con Roberto Benigni, tra gli altri) e, tre settimane dopo, ad inizio del nuovo anno, da Tolo Tolo, quinta prova d’attore di Checco Zalone con la quale il pugliese esordisce nella regia. Ma il più è fatto, tra meno di due mesi la parola spetta al pubblico.

Ficarra e Picone stanno intanto limando i testi per il ritorno al teatro che festeggerà le nozze d’argento del duo lungo tutto il 2020 – una fitta serie di date per tutto lo Stivale – e si godono il Palermo primo anche se in serie D. Possibile che non gli frulli nient’altro per la testa? Ah, sì: una serie televisiva. Lo dicono come se niente fosse. Ma per chi, con chi, dove, come e quando, non ne parlano nemmeno sotto tortura.