Fiammetta Borsellino da anni si batte per conoscere la verità sulla morte di suo padre. Ci sono voluti quattro processi per stabilire che le indagini iniziali furono condizionate dal più grande depistaggio d’Italia. In particolare, le dichiarazioni del pentito Vincenzo Scarantino, poste a fondamento dei processi sulla strage e di svariate condanne all’ergastolo, erano totalmente false. Fiammetta ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura e alla Procura generale della Cassazione di svolgere accertamenti su chi diede credito a Scarantino. “Pur essendo passati ormai tanti anni, non riesco ancora a farmene una ragione – ha spiegato la figlia del giudice al Riformista -. Non mi capacito del fatto che nessuno abbia mai voluto fare luce fino in fondo sul perché venne archiviato il dossier “mafia-appalti” a cui mio padre teneva moltissimo. E ciò per me è come un tarlo che si insinua nella mente, giorno e notte”. La Borsellino, segnalando le incongruenze fra la sentenza del processo sulla Trattativa e quella del Borsellino-quater, si fa più esplicita: “Non ho fiducia in coloro che si proclamano magistrati antimafia e hanno condotto procedimenti giudiziari che contrastano in maniera così manifesta. E non ho fiducia in chi dovrebbe fare chiarezza. Anche sul piano morale”. Poi l’attacco al Consiglio superiore della magistratura: “Il Csm si è dato in questi anni sempre la zappa sui piedi, tutelando interessi di tipo clientelare e di carriera”. Ma l’accusa più forte, che ha scatenato le reazioni nei suoi confronti, è stata quella rivolta al pm Nino Di Matteo: “Non può considerarsi erede di mio padre chi non pone in essere i suoi insegnamenti e anche quelli di Giovanni Falcone. Mio padre, ad esempio, non avrebbe mai scritto o presentato libri sui suoi processi in corso”.

Tra i commenti alle dichiarazioni di Fiammetta Borsellino, quello di un sito che da anni fa da spalla a Di Matteo e al teorema della Trattativa: “Quello che non riusciamo a comprendere sul piano logico, a meno che non si tratti di sentimenti di odio (ci auguriamo non sia così), è proprio la natura di quell’accanimento nei confronti di Nino Di Matteo. Ciò avviene nonostante quest’ultimo non sia stato mai iscritto nel registro degli indagati per il depistaggio sulla strage di via d’Amelio”. E ancora: “Abbiamo il timore e l’amarezza che la signora Fiammetta Borsellino abbia dimenticato chi veramente, nell’informazione e nella magistratura, ha dedicato la propria vita, con disinteresse, a cercare la verità sull’assassinio del proprio padre”.