In soccorso di Fiammetta Borsellino, vittima di linciaggio mediatico dopo le sue parole sul Csm e su Nino Di Matteo, oltre che sui professionisti dell’Antimafia, è intervenuto Claudio Fava, sempre dalle colonne del Riformista: “Credo che Fiammetta Borsellino stia subendo un linciaggio mediatico, per fortuna molto limitato, per un ragionamento che qualcuno potrà non condividere ma che lei ha tutto il diritto di proporre pubblicamente: ovvero, il depistaggio su via d’Amelio e le ombre che si proiettano sull’intera indagine sono conseguenza anche d’una attività di indagine frettolosa, avventata, miope. Questo è un fatto, non una velleità interpretativa di Fiammetta Borsellino. È un fatto che Vincenzo Scarantino sia stato considerato un collaboratore di giustizia credibile solo da coloro che lo utilizzarono per istruire quei processi mentre coram populo si sapeva che era solo un poveraccio semianalfabeta. E allora io mi chiedo: vogliamo lasciare ad una donna il diritto di ricercare la verità dopo aver visto il padre fatto a pezzi e aver assistito impotente al fatto che una parte dello Stato aveva lavorato – dolosamente o colpevolmente, per strafottenza, con forzature procedurali, con insensibilità istituzionali – per depistare le indagini e quindi allontanare la verità sulle ragioni di quella strage? Avrà oggi tutto il diritto di dire ‘io non mi fido’?”

A proposito del capitolo Di Matteo: “Non si tratta di personalizzare. Ma ci sono i fatti – spiega il presidente della commissione regionale Antimafia -. A Caltanissetta c’è stato un gruppo di pm – e all’epoca c’era anche Di Matteo, anche se era il più giovane – che hanno sostenuto e difeso, anche contro ogni evidenza, la credibilità di Scarantino. Al vertice di quella procura c’era un Procuratore della Repubblica che – nel silenzio di tutti i suoi PM – ha violato o forzato obblighi di legge, prassi e procedure, decidendo di affidare funzioni di polizia giudiziaria ai servizi segreti. La sensazione, intatta a distanza di 29 anni, è che ci sia stata da parte di alcuni ambienti della magistratura siciliana una chiusura corporativa sui vizi, gli errori, le stravaganze delle indagini su via D’Amelio”.