L’ultimo caso di ripescaggio in serie A, se la memoria non inganna, fu quello del Messina alla fine della stagione 2005/2006. I peloritani presero il posto della Juventus, spedita in B da Calciopoli, il processo lampo che fece emergere rapporti illeciti tra dirigenti bianconeri e la classe arbitrale, salvo poi scoprire a distanza di anni, trascorso il tempo necessario per la prescrizione del reato, che anche i dirigenti delle altre società, a cominciare dall’onestissima Inter, mantenevano contatti con i direttori di gara. Ma questa è un’altra storia.

La storia di oggi, invece, è quella del battito d’ali di farfalla di un paio di sms inviati da alcuni calciatori del Parma ai colleghi dello Spezia – ehi pippein non rompete il cazzein – che potrebbe provocare uno tsunami da cui ne trarrebbe beneficio il Palermo, ancora non ripresosi dalla botta della finale playoff persa contro il Frosinone e che affida al Tribunale Federale la speranza per il ritorno nella massima serie.

Di ripescaggi nel calcio, anche abbastanza clamorosi, se ne contano a centinaia. Il più celebre quello della Danimarca agli Europei (poi incredibilmente vinti) del 1992, con i giocatori in vacanza richiamati in fretta e furia per sostituire la Jugoslavia devastata dalla guerra dei Balcani. Per non parlare del Vicenza, la società più ripescata della storia, ben tre volte nel giro di pochi anni. E lo stesso Palermo. Come dimenticare quanto avvenuto nella stagione 1997/98? Retrocessione in C2 e ripescaggio in C1 grazie al fallimento dell’Ischia.

Certo il ripescaggio è una seconda chance, una seconda insperata e provvidenziale opportunità quando sembra che tutto sia finito. E’ un po’ un deus ex machina che compare sulla scena e inaspettatamente toglie dai guai. In realtà chi non ha mai goduto di un ripescaggio? Nel lavoro, in politica, nella vita di ogni giorno. E’ ripescato il primo dei non eletti per un vizio di forma che fa fuori il concorrente in lista.  E’ ripescato l’aspirante al concorso pubblico per scorrimento della graduatoria. E’ ripescato l’amore per quella donna che per quasi tutta la vita è stata di un altro fin quando non l’ha mollata.

Una bella botta di culo il ripescaggio, va detto. Però c’è poco, pochissimo spazio per il merito. A meno che non si consideri merito l’andarci vicino, ma quello funziona solo a bocce. Il ripescaggio d’altronde altro non è che la perfetta sintesi tra l’errore, la sfiga e il demerito altrui, un pizzico di sciacallaggio e una buona dose di attasso nei confronti del prossimo. Tutto un altro gusto ha invece ciò che viene conquistato sul campo grazie alle proprie capacità, impegno, qualità, valore. Senza quel sapore amaro che lascia la consapevolezza di aver dovuto confidare in un passo falso di chi ti sta davanti.