Ha creduto in un sogno. Quello di una città sposata all’accoglienza, rifugio di pace, casa comune ma soprattutto famiglia di tutti e per tutti. Ecco perché di figli non ne ha solo due, uno di 17 l’altro di 11, ma tanti e tanti. Perché, soprattutto durante la sua parentesi da assessore – ma non solo -, Agnese Ciulla è stata la mamma della città. È stata la madre di etero e gay, bisessuali, transessuali ed anche queer, la madre di bianchi e di neri, di donne e di uomini, di giovani, anziani, atei, credenti, di disabili e non. È stata la madre della diversità che crea cultura, della diversità che non fa paura. “Chiunque deve poter scegliere sempre in libertà cosa desidera, senza vincoli. Lo dico ai miei figli, lo dico a tutti”.

Operatore sociale da 20 anni, l’ex assessore alla Cittadinanza Sociale, alle Politiche Giovanili, alle Pari Opportunità del Comune di Palermo oggi collabora con la Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora, un’organizzazione che, a livello nazionale, assiste persone con grave marginalità adulta. Un fil rouge che unisce la vita di ieri a quella di oggi, ed anche a quella di domani. Il suo impegno al fianco dei migranti, mano nella mano con quei bambini sbarcati in città senza genitori, è stato messo al centro del film di Luciano Manuzzi che, il prossimo inverno, andrà in onda su Rai Uno.

“Tutto il giorno davanti” è infatti ispirato alla vita di Agnese Ciulla durante il periodo in cui fu assessore. A vestire i suoi panni, l’attrice palermitana Isabella Ragonese. “Il film racconta Palermo, racconta gli anni ’14, ’15, ’16 fortemente caratterizzati dall’accoglienza di minori non accompagnati – spiega -. Dalla mia esperienza hanno deciso di trarne spunto per raccontare il fenomeno. Ero perplessa sulla scelta di fare addirittura un film su di me. Credevo fosse spropositato l’interesse nei miei confronti. C’erano e ci sono tante persone che lavorano a questo. Per me il tributo era da dare a tutti. Io per mesi ho declinato la proposta. Fin quando non è venuta fuori una storia che guardasse alla città, che fosse tributo alla città”.

Una posizione la sua che è più che altro una missione, un sentimento. Perché “i diritti sono di tutti e di tutte, con fatica, ma di tutti”. Ragione per cui, secondo la Ciulla, bisognerebbe aprire le frontiere. “Palermo è una città difficilissima e complessa, ho sempre avuto una percezione molto dura. I migranti sono stati un’emergenza – spiega l’ex assessore -. Le politiche delle città però non possono essere ridotte a spot propagandistici. Lo sviluppo avviene se ci rendiamo conto che le guerre tra poveri non portano da nessuna parte. Sono passata da tante storie, quindi non ho una visione buona e romantica, ma realistica. Posso dire però che le politiche vanno costruite per tutti, altrimenti si rischia di innescare una conflittualità che non fa crescere nessuno. L’apertura delle frontiere abbatterebbe i costi dell’accoglienza e permettere di investire sullo sviluppo d’impresa”.

E, a chi le chiede se le manchi la vita da assessore, risponde senza dubbi. “Non mi manca la vita frenetica, mi manca semmai portare a compimento delle cose che erano partire. Mi manca essere dentro al processo”. Tanti i bisogni, tanti altri i progetti, tantissimi i soldi necessari. “Ciò che mi rincuora è che non c’è un taglio netto nella continuità. Oggi sono tornata ad andare in bicicletta. Adesso sento la gente, non che prima non fosse così. Ma è un modo diverso di sentire la città. Prima ero nel turbine delle cose, sono stata sotto scorta per due anni e mezzo. Ora ho solo cambiato prospettiva”. Impegno, emozione, sacrificio sono caratteristiche che ha dentro, che non perde neppure oggi che non è più assessore. “Palermo ha una serie di problemi immensi, ma è una città che va avanti. L’impegno nel nostro quotidiano, al di là dei titoli, deve essere questo. Cambiare prospettiva, vedere il cambiamento che gli altri hanno già visto, prima di noi”.