Da quando ha nominato Vito Riggio come suo consulente personale, l’approccio di Nello Musumeci alla gestione degli aeroporti siciliani è parsa chiarissima. Stop al pubblico, ok al privato. Stop a mille società di gestione, ok al sistema integrato. E le prime risposte sono giunte da Catania, dove la Sac – che gestisce Fontanarossa – ha acquistato Intersac ed è entrata di prepotenza nella composizione di Soaco, che gestisce il “Pio La Torre” di Comiso (assieme al comune casmeneo). Un esempio di gestione integrata, che dovrà farsi spazio anche altrove. A Trapani e Palermo ad esempio. Ma la prospettiva del governatore va oltre. Ieri, in conferenza stampa, Musumeci ha affermato che “la privatizzazione è una necessità, non una scelta. Ben venga l’investitore privato a portare risorse finanziarie in Sicilia” e “fa bene il pubblico a vigilare in maniera seria e costante e a controllarne la gestione in termini di trasparenza e di sviluppo”. Secondo Musumeci “sei aeroporti e sei altrettante gestioni sono un paradosso che non accade da alcun’altra parte, frutto di un individualismo tutto siciliano” che adesso però, osserva Musumeci, “fa a pugni con un mutato contesto internazionale non soltanto logistico e organizzativo, ma anche finanziario. La prima cosa che ho detto al momento del mio insediamento è che l’obiettivo del Governo regionale sarebbe stato finalizzato a realizzare in Sicilia una gestione unitaria e omogenea degli aeroporti”. Catania e Comiso si adegueranno per forza di cose. Il prossimo obiettivo è già nel cronoprogramma della Regione: convincere i Comuni a uscire dalle società di gestione e vendere le proprie quote ai privati. A Palermo non l’hanno presa bene.