Trent’anni di Italpress, con Gaspare Borsellino al timone. Un convegno al salone del Coni, a Roma, per ricordare la nascita di un’agenzia di stampa tutta palermitana, che ha accompagnato – e non subìto – l’evoluzione dei tempi nel mondo dell’informazione. Partita come un gioco per l’iniziativa di un ragazzo di 19 anni, dopo trent’anni Borsellino la racconta quasi con disincanto. Orgoglioso della sua creatura: “Abbiamo 12 giornalisti professionisti e 500 collaboratori sparsi in tutta Italia. E anche se il mondo delle agenzie è diventato una giungla, noi cerchiamo sempre il modo di differenziarci. Lo sport resta il nostro fiore all’occhiello, ma spingiamo tanto anche sul multimediale”.

Italpress racconta la Sicilia e l’Italia attraverso cinque notiziari regionali (Sicilia, Mezzogiorno, Lombardia, Lazio e altre Regioni). E’ un punto di riferimento per gli sport minori, ma vanta ben 21 campi tematici: dall’agroalimentare alla politica, passando per tutto il resto. E’ una realtà consolidata, che all’inizio faticò a imporsi più al Sud che altrove. Anche se Borsellino ricorda un episodio risalente ai primi anni ’90, con la Lega dei pregiudizi al massimo della sua espansione: “Quando chiamavo per proporre i servizi sportivi ai quotidiani del Nord, scambiavano il prefisso di Palermo per quello di Napoli. Appena capivano la mia provenienza, mi chiudevano il telefono in faccia. Ma oggi posso dire con orgoglio che i quotidiani del nord-est e del nord-ovest sono fra i nostri principali abbonati”.

Ma come parte l’avventura? “Io comincio a fare il cronista da giovanissimo. Ero corrispondente per il Giornale di Sicilia da Cattolica Eraclea, un piccolo paesino in provincia di Agrigento. Scrivevo per la squadra di calcio del paese, che militava in prima Categoria. Mi spostai a Palermo per frequentare il Ginnasio. Il pomeriggio bazzicavo in via Lincoln, al Giornale di Sicilia, per dare una mano a fare la pagina. Da “abusivo” ebbi grandi maestri come Peppino Sottile e Ciccio La Licata. In quel periodo coinvolsi alcuni compagni di classe in quello che sembrava soltanto un gioco. Cioè proporre servizi, legati al calcio e agli altri sport, ai giornali di fuori che avevano le “proprie” squadre impegnate in Sicilia. Più che altro facevamo da service. Nel 1988 l’agenzia venne registrata al Tribunale di Agrigento. Io avevo 19 anni e 11 mesi”.

Oggi Italpress è cresciuta: conta una cinquantina di testate abbonate – dal Corriere della Sera al piccolo giornale di periferia -, è riconosciuta da Palazzo Chigi, è diventata un punto di riferimento per vari Enti. Ed è rimasta a Palermo per scelta: “Sarebbe stato più facile trasferire la redazione a Roma o Milano. Fare impresa in Sicilia è come correre con uno zainetto sulle spalle, hai un handicap rispetto agli altri. Ma devo dire che la costanza e l’impegno ci hanno premiato. Alla lunga la creatività dei siciliani viene fuori e riesce a colmare quel gap. Oggi abbiamo 500 abbonati e vi assicuro che, per i tempi che corrono, non è affatto facile mantenerli”. Di questa grande impresa siciliana – che ha sfornato giornalisti di grande fama come Pierluigi Pardo e Marco Foroni, per citarne un paio molto noti agli sportivi – Borsellino ha riferito a Papa Francesco, durante l’udienza privata della settimana scorsa in Vaticano.

“Siamo stati dal Santo Padre due giorni prima che lui venisse a Palermo. E’ stato emozionante soffermarci con lui per qualche minuto. Ho attaccato bottone dicendogli di essere stato alunno di padre Pino Puglisi, a cui lui avrebbe reso omaggio poco dopo. Questo elemento lo ha subito illuminato. E devo dire che ha ascoltato con grande attenzione la storia dell’agenzia. E’ stato un enorme momento di soddisfazione”. I trent’anni di Italpress verranno celebrati nel convegno romano “Dalla macchina da scrivere al tablet: l’informazione al tempo delle fake news”. Sarà moderato proprio da Pierluigi Pardo, che con Italpress mosse i primi passi da cronista sportivo nel ’96. Un altro cerchio che si chiude.