Lirica di Mogol, musiche di Gianni Bella. Basta il prologo per annunciare un appuntamento imperdibile. Quello in cui i due compositori – uno celebre per aver “creato” il fenomeno Battisti, l’altro per aver scritto testi dal sapore unico, ad esempio alcuni successi di Celentano – si misurano per la prima volta in carriera con la lirica. Al Teatro Bellini di Catania, da domani fino al 18 dicembre, va in scena “La Capinera”. Insieme in un mondo (quasi) sconosciuto, e appreso negli ultimi tempi come fanno i bambini con le lettere a scuola. Segno dopo segno, passo dopo passo.

Bella e Mogol, legati da una lunga collaborazione nel comune campo della canzone d’autore, si sono ritrovati insieme a dare vita ad una creazione che mira a far rivivere, rinnovandola, la straordinaria fortuna del melodramma italiano. “Capivo dentro di me – ha spiegato Bella – che stava per nascere qualcosa di completamente nuovo. Questo mi dava la carica per proseguire giorno dopo giorno nella composizione, e più proseguivo più mi convincevo che era così”. E anche Mogol, che inizialmente non aveva ricevuto rassicurazioni dal suo socio, ha scelto a 82 anni di gettarsi nell’ignoto: «Quando Gianni Bella – racconta – mi propose di scrivere le liriche delle romanze, gli chiesi se avesse mai acquisito una cultura operistica, mi rispose di no e io logicamente non accettai. Ma il genio va al di là del pensiero logico e quindi ascoltando la sua musica, qualche mese dopo decisi di scriverne le liriche”.

Oltre a Mogol e Bella, “La Capinera” vanta altre due firme d’autore: quella di Giuseppe Fulcheri per il libretto e Geoff Westley per l’orchestrazione. La produzione è del Teatro Bellini di Catania. Regia, scene e costumi sono del tre volte premio Oscar Dante Ferretti. Orchestra e coro del Teatro: direttore Leonardo Catalanotto, maestro del coro Luigi Petrozziello. Il soggetto s’ispira liberamente al romanzo epistolare di Giovanni Verga “Storia di una capinera” che narra del conflitto interiore di una giovane cui è stata imposta di diventare suora. Bella pone la firma su quello che, gli addetti ai lavori ne sono certi, sarà l’ennesimo capolavoro di una carriera di successa, costellata da gemme come “L’emozione non ha voce”, scritto per Adriano Celentano.

Bella, catanese di nascita, è una firma d’eccellenza per la musica d’autore. Si è misurato con le parole e con la voce. Come non ricordare “Montagne verdi”, scritta insieme a Giancarlo Bigazzi, che la sorella Marcella, nel 1972, fece debuttare al Festival di Sanremo. Nasce un sodalizio che dura un decennio, prima di fare spazio, negli anni ’80, a un’attività (anche) da solista che, comunque, regala ottime soddisfazioni. Scrive a quattro mani con Mogol: restano negli annali “Nell’aria” e “L’ultima poesia”. Qualche problema di salute lo limita negli anni Duemila, dove inizia a produrre anche per la tv. E adesso il teatro, con il vecchio caro amico con cui condivideva tutto. Musica, parole. Ma la lirica no, quella mai. Fino a domani.