Anche la penna di Aldo Grasso, sul Corriere della Sera, elogia la messa in onda de L’Ora – Inchiostro contro Piombo, che ha debuttato mercoledì scorso sulle reti Mediaset. “Non si capisce perché Canale 5 abbia aspettato questo mese (forse perché siamo fuori dal periodo di garanzia, quando l’audience non pesa più sugli investimenti pubblicitari), non si capisce perché solo adesso abbia mandato in onda L’ora – Inchiostro contro piombo che racconta le vicende del quotidiano L’ora di Palermo, il primo giornale a parlare apertamente della criminalità organizzata che teneva in pugno la Sicilia”. “Il personaggio di Antonio Nicastro, interpretato da Claudio Santamaria, è ispirato al giornalista Vittorio Nisticò, il direttore che con coraggio cambiò la rotta del giornale. Tagliò (almeno in parte) il cordone ombelicale che legava L’Ora al Partito comunista, arruolò giovani cronisti che con coraggio cominciarono a fare nomi e cognomi, anche a costo di rimetterci la vita (Mauro De Mauro, tra i redattori più noti del giornale, fu rapito il 16 settembre 1970 e il suo corpo non fu mai ritrovato)”.

“La serie, coprodotta da RTI e Indiana Production, liberamente ispirata al libro Nostra Signora della Necessità di Giuseppe Sottile, è diretta da Piero Messina, Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi ed è composta da 10 episodi (in onda nel corso di 5 puntate). Si può dire – scrive Grasso – che appartenga al genere del cinema civile, a quel filone che anni fa Mediaset mandava felicemente in onda sotto il marchio Tao due. Poi ha preferito puntare su altri generi, riesumando persino lo stile telenovela. Per questo L’ora – Inchiostro contro piombo sembra un corpo estraneo che rischia di non essere valorizzato come meriterebbe. Sì, perché – e questa è la vera sostanza della fiction – quando la mafia sembrava non esistere, nemmeno per le autorità religiose, quel giornale l’ha sbattuta in prima pagina. Fatalmente l’interpretazione di Claudio Santamaria e degli altri attori è un po’ sopra le righe, come esige il genere. Ma per scoperchiare arcani e storture è inevitabile calcare la mano”.