“Qui non si tratta di emergenza, ma di incapacità gestionale. E ha un nome e un cognome: Leoluca Orlando”. Fabrizio Ferrandelli arriva subito al nocciolo della questione. Non lo sorprende che trenta tonnellate di rifiuti siano abbancati nel piazzale di Bellolampo e che i compattatori della Rap siano stati rispediti indietro – mentre erano pronti a conferire a Motta Sant’Anastasia – da un parere negativo dell’Arpa. E non lo solleva il fatto che Comune e Regione dicano di aver trovato una soluzione-tampone per riportare tutto alla normalità entro 120 giorni. Né che il sindaco di Palermo abbia chiesto di essere audito in commissione Antimafia per denunciare il “rafforzamento della posizione monopolistica dei privati”. Ferrandelli è convinto di aver scoperto l’inghippo. E di averlo fatto da tempo: “Nel 2013 Orlando chiudeva l’avventura di Amia (la vecchia municipalizzata), scaricando il costo sui creditori, per aprire una nuova stagione con Rap. Ma la nuova società che si occupa di raccolta e conferimento dei rifiuti – spiega il leader dei Coraggiosi e capo dell’opposizione a Palazzo delle Aquile – ha le stesse fragilità di chi l’ha preceduta. Il management è rimasto uguale. Almeno Amia costava venti milioni in meno di gestione”.

Questo riferimento al passato basta a spiegare l’anomalia di un impianto chiuso (Bellolampo) e di un disastro ambientale sempre più vicino?

A me piace guardare le cose dalla testa. E questa situazione la analizzo con attenzione da quando ho deciso di ricandidarmi a sindaco di Palermo. Con la chiusura di Amia, che rappresenta una scelta discutibile e una pagina brutta e sgradevole, perché a farne le spese sono state alcune aziende creditrici che portano lavoro, il sindaco Orlando promise di risolvere la situazione dei rifiuti entro un paio d’anni”.

Con quali risultati?

“Che Rap, nella sua gestione, perde un milione di euro al mese. E che, al netto dei problemi di Bellolampo e del mancato funzionamento della settima vasca, non sta in piedi rispetto ai piani industriali e alla copertura del costo di servizio. Io ho sempre denunciato i ritardi, le inefficienze e le eventuali responsabilità. E’ chiaro che questa non è più un’emergenza, ma incapacità gestionale. Possiamo parlare di emergenza se si guasta l’impianto Tmb e si trova più monnezza per strada. Non è questo il caso”.

Quali sono le responsabilità di Rap?

“Proseguire con l’improvvisazione, senza managerialità, senza adottare le misure moderne che richiederebbe la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, come accade in altre realtà d’Italia. Non investire un solo euro in meccanizzazione, innovazione, impiantistica. Manca una visione. Ma anche la gestione dell’ordinario”.

E quelle di Orlando?

“Un sindaco che sa come vanno le cose, e rappresenta il socio unico di Rap, evita la polemica strumentale, va alla Regione, sbatte i pugni se necessario e risolve i problemi. E non cerca responsabili esterni, perché quello è il ruolo dei commentatori. Sembra un paradosso, ma si stanno creando le condizioni per arrivare alla gestione contro cui lo stesso Orlando, in maniera assurda, si è sempre scagliato: ossia quella dei privati”.

Orlando che va contro se stesso? Non le pare strano?

“Facciamo una premessa. Io non ho alcun pregiudizio sulle società a controllo pubblico, ma di gestione mista pubblico-privata. Come A2A a Milano, per intenderci. Perché l’amministrazione pubblica pianifica e controlla. Il privato produce lavoro, gestisce e viene sanzionato, nel caso in cui non riesce a farlo. Invece a Palermo abbiamo sempre creato dei carrozzoni e appesantito i contribuenti, svuotando le casse del Comune e riducendo i servizi. Il “modello Orlando” ha fallito. Al cittadino non frega nulla se l’azienda è pubblica e si chiama Rap, o se è mista. Il palermitano pretende di avere il miglior servizio al minor costo possibile”.

Quali sono le carenze di cui il sindaco non si accorge?

“Rap dimostra di non avere personale a sufficienza, perché negli anni in tantissimi sono andati in pensione; non ha la possibilità di fare lo spazzamento, non riesce a gestire la manutenzione delle strade. E’ un’azienda che non ha visione, non ha un piano industriale, delle somme a disposizione, né il know-how. E quindi produce buchi e inefficienze. Non posso accettare che un sindaco non di primo pelo, che governa la città da 20 anni, queste cose non le sappia. Orlando non può non sapere che la gestione ordinaria dell’azienda, che lui controlla nella qualità di socio unico, è al collasso. Se, invece, questo è il modo di accompagnare l’azienda verso una gestione di alcuni servizi da parte dei privati, lo si poteva fare in maniera diversa”.

Ci perdoni, ma proprio Orlando si è scagliato contro la gestione dei rifiuti da parte dei privati. Ha chiesto la convocazione in commissione Antimafia per denunciare certi interessi.

“Mi sembra il classico cliché orlandiano: quando il bubbone è grosso, e quando le responsabilità politiche sono gravi e l’impreparazione idem, tira fuori i discorsi su mafia e legalità. Che invece sono il presupposto e il requisito della buona amministrazione. Dopo lo schifo della mafia e lo schifo della mafia dell’antimafia, la legalità non può più essere utilizzata come cliché. Questa cosa ha stancato”.

Quindi toglie al sindaco anche l’alibi degli interessi e del monopolio dei privati?

“Orlando non è né un pubblico ministero, né un avvocato di parte, ma il sindaco di una città che non amministra. Ha consegnato la gestione dei servizi in mano a un’azienda creata da lui. E se prima poteva ascrivere le colpe ad Amia e al suo predecessore, Diego Cammarata, dal 2013 ha messo la firma sulla creazione di una nuova società e su una visione fallimentare. Dimostrando di essere inadeguato. E ribadisco il concetto: se tutto questo ha un disegno dietro – cioè il consentire di fare ciò che a parole non vuole fare – io non lo so e non lo credo, ma soprattutto non lo spero”.

In assenza dei termovalorizzatori, l’unico modo per uscire da questa situazione è la raccolta differenziata. Ma Palermo è sotto il 20%.

“Cioè 40 punti sotto i requisiti di legge. Ci andrei io all’Antimafia a dire queste cose. Perché Palermo non riesce ad andare oltre il 19,5%? A che serve la raccolta differenziata? Il lavoro di un sindaco non è pensare alle discariche, ma valorizzare i rifiuti. Il fallimento è già lì”.

Che suggerimento dà a Orlando? Come si comporterebbe al suo posto?

“Bisogna rivedere immediatamente il piano industriale di Rap, in un’ottica di efficacia ed efficienza; individuare il giusto know-how e investire sulla differenziazione dei rifiuti. E poi occorre cambiare il management di Rap perché non è all’altezza. Rispetto ad Amia è cambiata solo l’etichetta, ma la governance è rimasta uguale”.

L’opposizione in Consiglio comunale può fare qualcosa?

“Veramente l’ha già fatta. Percependo la preoccupazione degli uffici, e conoscendo la situazione di Bellolampo, il 31 marzo scorso, assieme al collega Mineo, ho fatto approvare una delibera in cui chiedevamo di tener conto della vita residua della sesta vasca e dei tempi di realizzazione della settima, per formulare un aggiornamento dei costi della Tari. Sa con quale risultato? Che l’Ufficio Ambiente presieduto dall’assessore Catania ha dormito e non ha mai girato la segnalazione alla Ragioneria generale, come da noi richiesto. E’ stato disatteso anche un atto dell’organismo di controllo primario che è il Consiglio comunale”.