Tutto e il contrario di tutto. Il congresso regionale del partito democratico si avvicina a grandi passi verso le Primarie del 17 dicembre, nei gazebo che rischiano di andare deserti. Ma ieri sera si è chiusa forse la partita più ardua. Scaduti i termini per la presentazione delle candidature alla segreteria, i nomi in ballo sono due: Davide Faraone, esponente dell’area Renzi, e Teresa Piccione, esponente dell’area Zingaretti. Segue un po’ la logica nazionale, ne semplifica addirittura alcuni passaggi. Due soli candidati rispetto alla mezza dozzina romana.

Ma è ciò che succede attorno ai due candidati, in questa fittissima rete di “appoggi”, che lascia di stucco. Uno dei passaggi cruciali e, per la verità, difficile da inquadrare riguarda il sostegno di Baldo Gucciardi, ex assessore regionale alla Salute, alla candidata zingarettiana. Per lunghi tratti il nome di Gucciardi è rientrato nel lotto degli aspiranti renziani alla segreteria, per lui che è stato davvero un renziano della prima ora. Sembrava il cavallo di Troia che questa area del partito potesse utilizzare per conquistare il consenso unanime del resto. E invece, no. Bruciato. Meglio Faraone. Forse per questo, e magari per ripicca, Gucciardi ha girato i tacchi, ha costruito un asse con Giacomo Tranchida, fresco sindaco di Trapani, e si è deciso a fornire un sostegno alla Piccione. Gucciardi, che alle ultime Regionali ha portato a casa un discreto bottino (10 mila voti) potrebbe avere un peso nella corsa dell’ex deputata palermitana.

Il percorso inverso, invece, è toccato a due “insospettabili”: Antonio Rubino, esponente dei “partigiani dem”, che ha ottenuto da Faraone la promessa del ruolo da vice-segretario, e Fausto Raciti, segretario in carica (dimissionario), che proprio con Rubino e altre anime “profonde” della sinistra aveva preso a dialogare da mesi. Ora salgono sul carro di Faraone.