“Oggi è una triste ricorrenza, sono trascorsi 100 giorni esatti dal sequestro di questi lavoratori, e le famiglie aspettano ancora di vedere dei segnali concreti dal governo”. Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega, non ha più parole di fronte all’atteggiamento con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e l’esecutivo affrontano il caso dei 18 pescatori di Mazara che dal 1° settembre sono tenuti prigionieri a Bengasi dalle truppe del comandante Haftar. La loro colpa? Essersi spinti oltre. Aver “invaso” – così sostengono i libici – acque territoriali non loro. Anche Di Maio è dell’avviso che sarebbe stato meglio evitare. Ma non offre un altro genere di risposta, quello che le famiglie si aspettano: cioè, quando torneranno?

“A me risulta che grazie al suo impegno si sia ottenuta una sola telefonata, avvenuta quasi 1 mese fa, e che ha riguardato solo i pescatori di nazionalità italiana – ha detto la Tardino, a proposito del Ministro degli Esteri -. Mi sembra ben poca cosa per una Nazione come l’Italia, che ha sempre goduto di elevato rispetto internazionale, e che oggi dimostra di essere irrilevante, e del tutto incapace di difendere i propri cittadini e interessi nazionali. Sono certa che se ci fosse stato un altro Governo, e un altro Ministro degli Esteri, la situazione si sarebbe risolta subito. Quindi le responsabilità mi sembrano chiare, se un interessamento c’è stato davvero, allora siamo di fronte a grande incompetenza, oppure l’interessamento è stato sbandierato solo a parole. E ultimamente sono finite anche quelle, perché dopo le ingiuste accuse rivolte ai pescatori, che ribadisco stavano onestamente svolgendo la loro attività lavorativa, non ho letto una sola parola del Ministro Di Maio a commento della manifestazione di solidarietà che ha coinvolto tutte le marinerie di Italia, grazie alla forte volontà della Lega e dell’On. Lorenzo Viviani”.

La prospettiva è quella più preoccupa l’esponente della Lega: “Purtroppo, l’unica certezza ad oggi è che i pescatori sono ancora sotto sequestro senza un’accusa – dice la Tardino -, ed è semplicemente inaccettabile. Per questo abbiamo manifestato, per questo siamo sempre stati vicino alle famiglie, per questo non ci fermeremo fino a che i pescatori non torneranno a casa, magari prima di Natale”.

Il gruppo del Carroccio a Bruxelles aveva scritto una missiva all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Joseph Borrell, ma la richiesta d’aiuto non è andata in porto: “Sono indignata, soprattutto perché in passato, per altre vicende relative a cittadini europei ingiustamente detenuti in Paesi extra-UE, il Servizio esterno UE ha attivato dei canali diplomatici, quindi in questa occasione si tratta di una scelta deliberata. Proprio ieri, Peter Stano, portavoce di Josep Borrell, rispondendo ad una domanda sui pescherecci italiani sequestrati in Libia, ha risposto che “è una questione che riguarda le autorità italiane, ma in generale il servizio di azione esterna è sempre pronto ad aiutare gli Stati membri che hanno bisogno della nostra assistenza per risolvere i problemi che hanno nei problemi bilaterali e consolari”. Se così è, allora mi chiedo e chiedo al Ministro Di Maio: è stato ufficialmente richiesto da parte del Governo un intervento europeo per risolvere la vicenda?”.

“Tra l’altro il SEAE (Servizio Europeo per l’Azione Esterna), che ha costose sedi in giro per il mondo, ha anche una delegazione in Libia, pagata con soldi pubblici. Il minimo – annota la Tardino – sarebbe stato aspettarsi un intervento deciso nei confronti della Libia, che non è certo nuova ad iniziative che presentano profili di illegalità o illegittimità, se pensiamo che già nel 2006 l’Ue ne ha contestato alcune azioni, perché si era resa protagonista, l’anno precedente, di comportamenti scorretti in merito alla rivendicazione di una Zona di Protezione di Pesca (ZPP) di 62 miglia marine in aggiunta alle 12 miglia di acque territoriali”. “Negli anni – conclude l’eurodeputata di Licata – abbiamo assistito ad una lunga serie di incidenti che hanno interessato pescherecci italiani operanti nelle acque prospicienti la Libia. Si tratta di azioni unilaterali inaccettabili. Per questo abbiamo chiesto a Borrell non solo di intervenire in questo caso, che riguarda una chiara violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, ma di lavorare anche in prospettiva futura, come agente facilitatore di un accordo bilaterale Italia-Libia in materia di pesca, in grado di regolamentare le attività e di evitare il ripetersi di simili azioni illegali. E continueremo a farlo in sede di Commissione pesca al Parlamento europeo, fino a che non otterremo un riscontro serio”.