E’ iniziato ieri, con l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, il ciclo di audizioni previsto dalla commissione Antimafia di Claudio Fava sulle vicende che hanno riguardato l’AST, “una delle più grandi aziende pubbliche della Regione siciliana, di cui la Regione è socio unico”. L’obiettivo non è entrare nel merito delle ipotesi di reato, cui penserà la Procura, ma “capire dove e perché manca un’attività di vigilanza sull’operato e sulla gestione finanziaria” dell’AST e di altre società regionali “che diversi assessorati e rami dell’amministrazione dovrebbero espletare”. Ma anche, come sottolinea il presidente Fava, “se davvero non ci fosse contezza del modo in cui questa e, si presume, molte altre partecipate siano deputate a garantirsi clienti e consenso. Ascolteremo tutti i parlamentari citati nell’inchiesta per capire se confermano o meno ciò che emerge dalle intercettazioni”. Andare a fondo nella vicenda, però, presuppone un rischio: cioè che l’universo del sottogoverno siciliano, composto da società in perdita, enti inutili o in via di dismissione, sia un ricettacolo di scandalo che la politica – già lesa nell’immagine – non possa più permettersi.

Ha il sentore che nella galassia dei carrozzoni esistano casi simili all’AST?

“Ne sono certo. Penso che l’obiettivo sia quello di volgere queste partecipate al massimo profitto clientelare. Che ci si occupino di digitalizzazione o di trasporto su gomma poco importa. C’è una certa cultra politica che continua a considerarle come bottino di guerra, e come tale le utilizza”.

Torniamo all’Azienda dei Trasporti Siciliana. La politica è maggiormente responsabile per la scelta degli amministratori o per l’omesso controllo sugli atti dell’azienda? O, magari, per aver gestito in quel modo le assunzioni?

“Per ciascuno di questi elementi. Innanzi tutto, se le accuse verranno provate, per l’inconsistenza morale delle persone nominate. Saper scegliere i profili adatti per la guida di una delle più grandi aziende pubbliche della Regione, è una responsabilità di governo enorme. Poi, al di là degli errori consumati da queste persone, è mancato il controllo. Di fronte a denunce, esposti e segnalazioni giunti da più parti, l’immobilismo della Regione è alquanto sospetto”.

Le società interinali erano l’unico antidoto al blocco delle assunzioni.

“Ma sul loro operato non c’è stata alcuna capacità di vigilanza. Alcune di esse, oggettivamente, sono diventate un volano per garantire, da una parte, spesa pubblica incontrollata, dall’altra accanimento delle pratiche clientelari. Il punto non è che si sia fatto ricorso alle società interinali, ma la condizione criminogena in cui si sono trovate ad operare”.

Sulle pratiche clientelari i siciliani hanno smesso di sorprendersi da tempo.

“Questo è un malessere profondo che riguarda la politica siciliana e la sua classe dirigente. Mi riferisco ai partiti in senso trasversale. La stella polare resta l’accaparramento del consenso, e ad essa vengono piegate tutte le risorse che la Regione possiede: l’efficienza di un’azienda, la sua tenuta finanziaria, l’efficacia delle assunzioni, la copertura di una pianta organica senza andare oltre. Elementi che starebbero dentro la logica del buon governo… Invece sembra che l’unico obiettivo sia assumere clienti, fidelizzarli e fare in modo che rappresentino un serbatoio elettorale. Se tutto questo porta ad assumere gente che non sa fare nemmeno la ‘o’ col bicchiere, come si legge da alcune intercettazioni, poco importa”.

Musumeci e Micciché hanno annunciato querele contro il direttore generale dell’AST Fiduccia, che nelle intercettazioni li indica come propri referenti.

“E’ più che legittimo, da parte loro, pretendere che vengano fatti nomi e cognomi, altrimenti questa rappresentazione generica potrebbe trasformarsi in una sorta di vantato credito. Hanno il diritto che queste conversazioni siano verificate ad una ad una. Ma al di là delle responsabilità personali e del risvolto penale, resta il fatto che la politica arriva dopo. Nel caso dell’AST, colpevolmente dopo”.

Perché?

“Perché c’erano state segnalazioni da molte parti: interne ed esterne all’AST, interne ed esterne all’Assemblea regionale. Invece, è come se si fosse costretti prendere atto che la situazione è degenerata e la metastasi è esplosa solo quando arrivano le carte dell’ufficiale giudiziario o della procura. E’ un limite culturale della politica. Non è che non ci arriviamo prima, è solo che decidiamo che non ci interessa arrivare prima”.

Dopo aver letto le intercettazioni che descrivevano Forza Italia come un “ufficio di collocamento” dell’AST, lei ha lanciato un messaggio politico ai suoi alleati. Declinando il ‘campo largo’, per cui si sta battendo il Pd, nella versione del ‘campo sporco’.

“Assolutamente sì. In questo ragionamento privo di fondamento che vuole allargare la coalizione in tutte le direzioni, la vera domanda è: per fare cosa? Qual è la condizione di compatibilità politica che tiene insieme una coalizione che va dalla Lega al Pd? E poi cosa facciamo? Presentiamo anche noi la busta coi 50 nomi da assumere all’AST? Ci facciamo indicare anche noi come assumificio della Regione siciliana?”.

Questa è una chiusura definitiva verso il modello del campo largo proposto dal Pd?

“Di fronte ad alcune conclamate evidenze, che ci parlano di pratiche e prassi amministrative consolidate, qual è la ragione per cui dovremmo insistere con questi schemi improbabili e irresponsabili? Il modello Draghi è una solenne idiozia. Intanto non c’è Draghi, che a Roma, con l’autorevolezza di una storia e di una posizione terza rispetto alle parti politiche, riesce a tenere insieme la coalizione. Inoltre, perché quella maggioranza di governo è costruita in aula, non dentro le urne. Non hanno chiesto il voto agli italiani ma alle Camere, perché occorreva darsi un governo per gestire l’emergenza Covid. Non tenere conto di questi due elementi fa pensare a una tragica improvvisazione politica”.

Mi faccia capire: sperate che il Pd faccia un passo indietro, o sarete voi a mettervi di traverso?

“Faccio una premessa: è legittima l’ambizione di rivolgersi a un elettorato il più possibile vasto, e di includere nell’offerta politica dei segmenti moderati che in questi anni non hanno avuto responsabilità di governo; sarebbe una cosa folle, invece, includere in questo ragionamento chi governa tuttora col centrodestra. Anche al centro dello schieramento politico, infatti, c’è un discrimine tra chi ha governato con Musumeci e chi, invece, non ne ha condiviso destini e intenzioni. Credo che la linea di frontiera e di frattura sia quella: non possiamo presentare ai siciliani una proposta che mette insieme chi ha fatto opposizione e chi ha governato. Sarebbe patetico e ridicolo al tempo stesso. Questo non vuol dire rimanere chiusi nella nostra trincea: c’è uno spazio politico in cui muoversi, purché questo spazio sia frequentato da personale politico che negli ultimi anni ha avuto la nostra stessa vocazione”.

A Barcellona Pozzo di Gotto, secondo un’inchiesta della procura distrettuale antimafia, il boss Mariano Foti sarebbe sceso in campo alle elezioni Comunali per sostenere alcuni candidati della lista di Diventerà Bellissima, il movimento del governatore. Lei ha denunciato il silenzio di Musumeci sulla vicenda.

“E’ la conferma che esistono Musumeci e il suo avatar. Esiste Musumeci, che dai banchi dell’opposizione reclama il diritto all’uso del voto segreto; e poi c’è l’avatar che, da presidente della Regione, paragona il voto segreto a una combutta di malviventi. C’è il candidato Musumeci che promette di rimanere in carica solo per un mandato; e c’è l’avatar, che dice ‘mi ricandido a qualsiasi costo’. C’è il Musumeci che tuona contro ogni forma di corruzione politica, clientelare e paramafiosa; e il suo avatar, che di fronte all’evidenza di alcune indagini giudiziarie che riguardano personale e dirigenti del suo partito a Barcellona, elegantemente tace. A questi furbi e utili silenzi, però, siamo abituati da quattro anni”.

In un’intervista a Buttanissima, qualche settimana fa, Antonello Cracolici ha rivelato che alcuni faccendieri poco raccomandabili hanno ripreso a frequentare le stanze degli assessorati, e che alcuni di essi abbiano proposto operazioni finanziarie discutibili. Ecco, qual è il clima di questo finale di legislatura?

“E’ il classico clima pre-elettorale in cui cercare di spendere gli ultimi spiccioli disponibili per procacciarsi qualche voto e qualche cliente in più, sembra essere l’unica bussola di questo governo. E’ così in tutti gli epiloghi e i commiati delle varie legislature. In questo caso, però, le forme sono più manifeste e i comportamenti ancora più arroganti”.

Musumeci si ricandida perché, dopo la semina, attende la stagione del raccolto.

“Io dopo quattro anni vedo soltanto gramigna. Sterpaglia. La natura che ha ripreso il sopravvento”.