Quando piove torna d’attualità: il dissesto idrogeologico è nemico della Sicilia. Capita, anche di recente, che i fiumi straripino e invadono le colture, o peggio, che i ponti crollino e le auto vi rimangano incagliate sotto. O che molte famiglie siano costrette a evacuare casa dopo un nubifragio, perché cedono le pareti.  E’ già successo e succederà ancora. Per questo la Regione Sicilia, dopo tempo immemore e il clamoroso ritardo accumulato, ha scelto di correre ai ripari. Attraverso una serie di misure – dall’istituzione dell’Autorità di bacino al finanziamento a pioggia per ripulire gli alvei dei torrenti – che l’assessore regionale a Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, ha tirato fuori dai cassetti impolverati. Ma che adesso, dopo un lungo parto, ha voglia di enunciare quasi di getto. “Purtroppo, se guardiamo al passato, ma per fortuna, da quando ci siamo noi – spiega Cordaro – il tema della pianificazione ambientale è diventato centrale nell’agenda del governo. Questo nuovo approccio, fondato su tutela e salvaguardia, ci ha permesso di adottare decisioni storiche, sebbene in forte ritardo”.

Pare che la Sicilia sia stata l’ultima regione a italiana a istituire l’Autorità di bacino. Ossia la struttura che pianifica gli interventi tentando di prevenire il dissesto. Quali sono le sue competenze?

“L’Autorità di bacino è stata istituita con la legge finanziaria approvata lo scorso 30 aprile. In Italia ne erano state adottate già sette, e spesso di carattere interregionali. Noi siamo arrivati per ultimi. Costituisce l’ente di pianificazione per la tutela del territorio. Nasce in forma di dipartimento regionale, avrà i suoi uffici e un suo dirigente. Questo dipartimento e il piano per le alluvioni lavorano in combinato disposto: uno è la struttura, l’altro è la modalità che deve mettere in campo le misure e adottare gli interventi per la prevenzione e la tutela”.

Si è aggiunto un altro tema alla discussione. Cos’è il piano per le alluvioni?

“Tecnicamente si chiama “piano di gestione del rischio alluvioni”. A causa della sua assenza, la Sicilia era soggetta a procedura di infrazione da parte dell’Europa. Ora abbiamo sanato anche questo vulnus: il piano per le alluvioni pianifica gli interventi per la prevenzione di eventi d’impatto drammatico o tragico su tutto il territorio siciliano. E’ uno strumento di cui si fa carico la Regione: prima dovrà ottenere l’ok dal Ministero dell’Ambiente, poi tornerà qui per l’adozione e infine verrà approvato in modo definitivo dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Il governo regionale si occuperà dell’attuazione delle singole misure”.

Ci sono anche delle misure economiche?

“Con una norma abbiamo previsto lo stanziamento di 6,5 milioni per la pulizia del demanio idrico-fluviale. Entro la fine dell’anno sono in programma 24 interventi di somma urgenza. Questa misura ha trovato la condivisione unanime di Sala d’Ercole. Ma, restando in tema di soldi, esiste un altro argomento fondamentale, almeno in prospettiva…”

Quale?

“Il dissesto idrogeologico può manifestarsi in varie forme: dalle alluvioni alle esondazioni, passando per calamità naturali come terremoti o eruzioni vulcaniche. Ma esiste anche la fattispecie dell’erosione costiera. Bene, la Regione ha accumulato richieste di intervento per 400 milioni di euro, che stiamo fronteggiando in vari modi. Attraverso i fondi europei del programma operativo 2014-20, all’interno del quale sono previsti 155 milioni. Attraverso i fondi di sviluppo e coesione, il cosiddetto Patto per il Sud, che stiamo rimodulando per rispondere a ogni tipo di esigenza. E infine attraverso i fondi previsti dal Poc, il piano operativo complementare 2014-20. Imporremo un nuovo sistema di valutazione delle priorità, e così potremo finanziare tutte le opere inserite in questo capitolo del dissesto idrogeologico”.

Come fanno sindaci e uffici tecnici a intercettare questi fondi?

“Ecco, questa è una nota dolente. Molti non sanno come fare. Glielo spiego io: i Comuni che subiscono o si trovano in una condizione di dissesto, devono predisporre un progetto preliminare che va inserito nel database Rendis, che permette di stabilire un criterio di priorità degli interventi. Esso è legato ad alcuni parametri come il pericolo diretto o indiretto per le vite umane. Parliamo di pericolo diretto se c’è un fiume che passa dal centro abitato, indiretto se c’è un costone che sta franando sopra le case. Ambedue le condizioni costituiscono priorità per il finanziamento. Noi siamo già passati a una fase operativa, con due interventi simbolici e concreti allo stesso tempo. Mi riferisco al ripristino del costone della scala dei Turchi (per 400mila euro) e al ripascimento della spiaggia del litorale di Eraclea (5 milioni). Sono entrambi patrimonio dell’Unesco”.

Dagli ultimi episodi di maltempo, sono usciti a pezzi il Genio Civile di Palermo e quello di Catania. I due direttori hanno fatto le valigie dopo la durissima accusa di Musumeci, secondo il quale non si sarebbe ottemperato ad alcuni doveri come mettere in sicurezza fiumi e torrenti…

“Sono dei casi isolati, di fronte ai quali bisogna ripristinare un principio assente fino a oggi: quello della responsabilità. Non giudiziaria, ma politica. Se dopo un accadimento, ci si accorge che è mancata l’adozione di un progetto di pianificazione che il governo aveva pensato, allora non si è agito per il meglio. Bisogna stabilire un nuovo metodo di lavoro e le critiche di Musumeci viaggiano in quest’ottica. In Sicilia chi rompe non ha mai pagato. E’ arrivato il tempo in cui chi sbaglia deve assumersi le proprie responsabilità. Vogliamo che la burocrazia proceda al passo del governo. A Palermo e Catania non è andata così”.

Passando dal dissesto ai rifiuti. Ha convocato una conferenza di servizi per il 5 novembre, durante la quale potrebbe arrivare lo sblocco all’autorizzazione per permettere il completamento ai lavori della sesta vasca di Bellolampo. Sarà così?

“Il mio assessorato, a tal proposito, ha una specifica competenza: la validazione del progetto. Il 5 novembre ci sarà il via libera al progetto autorizzativo unico regionale. Il Comune di Palermo potrà avviare l’opera di ampliamento, anche se dubito che potrà concludersi entro il 15, ossia la scadenza della deroga firmata mercoledì scorso da Orlando per il conferimento dei rifiuti.  E lì la responsabilità è del sindaco: è Orlando a poter derogare durante l’ampliamento della discarica. Quindi dovrà procedere a nuova deroga. Ma urge un’altra precisazione…”

Prego…

“Fino a ieri Orlando continuava a rappresentare un’emergenza non reale: quando egli attribuisce la responsabilità al presidente della Regione in qualità di commissario per i rifiuti, dice un’inesattezza, per non dire una bugia. Perché Musumeci non è mai stato commissario per i rifiuti, ma per sei progetti specifici legati ai rifiuti, tra i quali non rientra l’ampliamento della sesta vasca. Orlando fa finta di non sapere, ma non può non sapere”.