Salvini mi sta sommamente sui cabasisi, ho il massimo disprezzo per le sceneggiate che faceva con i poveri migranti “parcheggiati” sopra le navi ad usum propagandistico e celodurista con i più deboli, ma ho sempre pensato che accusarlo di sequestro di persona da ministro degli interni sia stato un discutibilissimo sconfinamento del potere giudiziario dentro il potere esecutivo.

Accusare solo lui e non – innanzi tutto – anche Conte (mentre tutti ricordiamo che non c’erano distinguo all’epoca nel Governo e che il Presidente del Consiglio dei Ministri, peraltro un giurista, avrebbe ben potuto impedire che un membro del suo governo perpetrasse un reato) mi sembra una lettura partigianissima dei fatti e una interpretazione “militante” del ruolo del magistrato.

Adesso che per fatti sostanzialmente identici (ma certamente in punta di diritto ci saranno differenze) un giudice a Palermo ha mandato a giudizio Salvini per sequestro di persona e un altro a Catania lo ha prosciolto perché “il fatto non sussiste”, non si avverte, come diceva il vecchio Baudelaire, l’ala dell’imbecillità volare sull’intero sistema istituzional-politico-giudiziario nazionale? Non sorge spontanea la consapevolezza del grottesco buco nero in cui questa
storia sta spingendo la credibilità del nostro paese?

Non sono bei tempi per il prestigio della magistratura e neppure per quello della politica, ma raramente s’era vista una così coesa, massiccia, accorata collaborazione fra politica e giudici nel costruirsi assieme una montagna di ridicolo e rivendicarla orgogliosamente come propria cifra identitaria.

E soprattutto io provo vergogna, da italiano anzi da essere umano, nell’assistere a questo teatrino politico-giudiziario mentre i migranti muoiono a centinaia ogni giorno nel mediterraneo. Provo vergogna perché qui il problema è se si assolve o condanna Salvini, perché questo crea consenso, procura like, stimola i tifosi sui social, il problema è questo, triviale e demagogico, di protagonismo e opportunismo, e non la assenza cinica e assoluta di politiche nazionali ed europee e occidentali per gestire (e magari disinnescare) le cause di un esodo epocale che rischia di travolgere non i nostri confini e la nostra cultura, ma la nostra dignità umana.

Io mi vergogno da spettatore. E voi, protagonisti?