Riguardo alla mega parcella incassata da Pier Carmelo Russo, l’ex assessore all’Energia che ha assistito legalmente la Regione contro i colossi che contestavano la revoca del bando da un miliardo sui termovalorizzatori, Schifani dovrà spiegare alcune cose: intanto, perché si tratti di una decisione del precedente governo (tesi da lui sostenuta), ma il pagamento venga liquidato solo adesso, con un decreto del dirigente degli Affari generali (del 7 dicembre). Ma soprattutto dove risiedano le responsabilità e/o le connivenze, che hanno portato un baby pensionato – Russo, all’età di 47 anni, aveva deciso di ritirarsi dalla scena per assistere il padre malato – a incassare tre milioni e mezzo di parcella per un lavoro del quale si perdono le tracce nella notte dei tempi.

Magari, Schifani potrebbe utilizzare la scia del nuovo scandalo, per chiarire a se stesso e ai siciliani come vengono assegnati gli incarichi esterni, nonostante gli illustri professionisti che lavorano per l’Ufficio Legislativo e Legale della Regione medesima; e a quanto ammontava l’impegno di spesa iniziale di Russo e dell’altro suo collega, Francesco Stallone, che oggi battono cassa (ma ai tempi, a quanto pare, s’erano impegnati solennemente a non chiedere compensi in caso di sconfitta). Il governatore in queste ore ha bloccato il restyling del suo ufficio, a palazzo d’Orleans, perché disposto a sua insaputa: per un costo di 22 mila euro. Immaginiamo sarà intransigente nel mettere in fila gli atti e le procedure che costeranno alla Regione una perdita secca di 5 milioni, senza che alcun termovalorizzatore sia stato realizzato.

Questa storia ha molti punti di contatto – ma potrebbe essere una semplice coincidenza – con l’illusione di Ezio Bigotti, imprenditore di Pinerolo e amministratore delegato della Spi, che dopo aver assunto l’incarico di realizzare un censimento del patrimonio immobiliare regionale, all’epoca del governo Cuffaro, per tredici milioni di euro, drenò dalle casse della Regione, fattura dopo fattura, 80 milioni circa. Quando i pagamenti furono stoppati (dall’ex assessore al Bilancio della giunta Lombardo, nonché ex consulente del Bigotti: Gaetano Armao), la cifra crebbe ulteriormente grazie all’apertura di un lodo arbitrale che soltanto negli ultimi anni è stato ridimensionato da una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Nel caso della parcella si parla di parecchi milioni in meno, ma il sospetto è che qualcosa non abbia funzionato.

Ad esempio, il rappresentante di Pier Carmelo Russo, l’avvocato Dario Greco, sostiene che il suo assistito “non ha mai fatto causa alla Regione. Abbiamo chiesto il pagamento dei compensi ai colossi, la legge consente al legale rappresentante di rivalersi nei confronti di chi ha iniziato la causa con la Regione. Sono stati poi i grandi industriali, a loro volta, a chiedere di dirimere il caso in un’aula di tribunale”. Come? Nell’unica maniera possibile: chiamando a garanzia la Regione. Con cui, per la cronaca, il gruppo d’imprese capitanato da Falck (nel 2015) aveva deciso di annullare ogni pretesa e chiudere il contenzioso a zero. Ne parla Riccardo Lo Verso su Live Sicilia.

Se davvero i due avvocati incaricati dalla Regione avessero rinunciato a ogni compenso, oggi staremmo parlando del nulla. Ma così non è. L’ultimo atto è stato un nuovo contenzioso di fronte al Tribunale di Milano, chiuso con una conciliazione assai esosa per le casse regionali. Anche l’avvocato generale Giovanni Bologna, supportato dal parere dell’Avvocatura dello Stato, ha spiegato che era meglio pagare: “Questa avvocatura ritiene che l’ipotesi transattiva meriti adesione da parte di codesta Regione, eliminando il rischio di svariati ulteriori contenziosi giudiziari – si legge nel parere – che avrebbero inevitabilmente esito sfavorevole e comporterebbero un ulteriore aggravio nel probabile caso di condanna alla rifusione delle spese di lite in favore delle parti attrici”.

A questo punto, per trovare buoni e cattivi, sarebbe utile ripercorrere l’intera vicenda dall’inizio. E ad esempio capire perché Lombardo decide di affidarsi ai due professionisti esterni e se, prima di farlo, abbia ottenuto l’impegno scritto degli avvocati dell’Ufficio Legislativo e Legale di Palazzo d’Orleans a mollare la causa (per un conflitto?). Che per inciso, sempre secondo Lo Verso, non poteva essere affidata all’Avvocatura dello Stato “perché di mezzo c’è anche la Presidenza del consiglio dei ministri”. Altra domanda che è lecito porsi: a quanto ammontava l’impegno di spesa per i due legali, e perché Russo, alla fine, s’è beccato quasi il triplo rispetto al collega? In base a quale calcolo? E inoltre: qual è la natura, e il motivo, dello ‘sconticino’ accordato dai due legali a seguito di una scrittura privata, sottoscritta l’11 ottobre di quest’anno alla presenza di un funzionario regionale?

Ma soprattutto, viene da chiedersi: perché Schifani, che ha detto di non riconoscere l’operazione, nelle more di approfondirla, non ha deciso di stoppare tutto come per il restyling della sua stanza? D’altronde, si legge nel decreto del 7 dicembre, la scrittura privata per la determinazione dei compensi professionali, “si è definita in tempo per essere completata entro il 31.12.2022” allo scopo di assicurare “all’Amministrazione regionale la possibilità di poter usufruire di una riduzione di detti compensi”. Insomma, la cassa chiude per tutti – creditori compresi – a metà dicembre. Non per Russo e Stallone, che dovevano essere pagati, e anche subito, nonostante la vicenda risalga a quasi otto anni fa. Il rischio, probabilmente, era la creazione dell’ennesimo debito fuori bilancio. Sarebbe più utile saperlo dalla politica.

Ultimo, ma non ultimo, il capitolo dell’ex assessore. Lombardo, con un moto di trasparenza, potrebbe spiegare a Schifani perché proprio Russo: una prima volta, quando venne chiamato a gestire il settore nevralgico dei rifiuti a una settimana dal prepensionamento (a causa della malattia del padre); e, una seconda volta, dopo le dimissioni dalla giunta, con un incarico di sottogoverno che l’ha esposto a una situazione assai scomoda, con pesanti riverberi a distanza di oltre dieci anni. E’ un capitolo destinato a rimanere aperto. Intanto i pagamenti sono già partiti. Adieu.