Luca Sammartino si è dimesso dalla carica di vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura, ma per Renato Schifani, il suo coinvolgimento nell’inchiesta per corruzione che ha portato all’arresto del sindaco di Tremestieri, è l’ennesimo tormento di una stagione sciagurata. In cui l’attività di governo è azzerata e la pesantezza degli scandali comincia a gravare sulla sua tenuta. Sammartino s’è fatto da parte, lasciando un vuoto difficilmente colmabile: per il momento le deleghe sono assunte ad interim dallo stesso governatore, però il passaggio più logico vuole che sia la Lega a rimpiazzare Mr. Preferenze. Ma la questione latente – al netto delle responsabilità che verranno appurate in sede giudiziaria – è quella morale. Non tanto e non solo per Sammartino, che defilandosi ha tolto d’impaccio Schifani; quanto per le defaillance di alcuni processi (amministrativi e decisionali) che, da inizio legislatura o in continuità con la precedente, non aiutano a lucidare l’immagine di Palazzo d’Orleans.

Ieri dalla commissione regionale Antimafia s’è levata la voce di Roberta Schillaci, del Movimento 5 Stelle, che ha parlato di “inaccettabile deriva negativa della politica. A Sammartino non posso che augurare di dimostrare l’estraneità alla vicenda (…), ma non posso non sottolineare la gravità degli addebiti che gli vengono mossi. Notizie del genere non possono che pesare notevolmente sulla credibilità delle istituzioni e allargare il fossato, già ampio, tra queste ed i cittadini, alimentando il sempre crescente astensionismo”. La gravità degli addebiti, qualora confermati, non colma però la distanza fra il palazzo e ciò che vi è fuori. Se la stessa commissione avesse osato occuparsi delle numerose questioni che affliggono la Regione dall’inizio della legislatura (sul piano etico), forse se ne sarebbe accorta.

Le pratiche di palazzo, su cui i politici si sono soffermati a momenti alterni, non godono sempre della massima trasparenza. Ad esempio, uno dei pochi concorsi celebrati negli ultimi anni, quello per l’assunzione di 46 agenti forestali, è stato annullato perché la commissione giudicatrice – scelta dall’ex dirigente del Corpo Forestale, ha giudicato ha giudicato anche suo figlio, arrivato primo in graduatoria. Un palese conflitto d’interessi del quale la Regione ha preso atto a scoppio ritardato. La procedura è stata annullata dopo la fine delle prove scritte e rinviata sine die, mortificando l’impegno di centinaia di ragazzi e ragazze (che avevano anche pagato dieci euro per la prova). “Irresponsabilità della macchina regionale”, segnalò il presidente dell’Antimafia, Antonello Cracolici.

Ma ci sono altre vicende che, in questi mesi, sono passate in cavalleria troppo facilmente. Sembra trascorsa un’era dalla storia della parcella d’oro che la Regione ha riconosciuto agli avvocati Russo e Stallone per aver difeso l’ente dall’assalto delle lobby dei termovalorizzatori. E’ un caso risalente a parecchi anni fa, ma scoppiato a inizio legislatura, sui cui il presidente Schifani e la giunta chiesero chiarimenti. Anche perché a Pier Carmelo Russo, ex assessore della giunta Lombardo, fu assegnato un incarico ‘esterno’ dopo aver abbandonato l’attività politica, e alla fine, nonostante il contenzioso chiuso a zero, si rivolse alla Regione per vedersi riconoscere 3,5 milioni per l’attività professionale svolta (più 1,5 milioni al collega). Una cifra stabilita da una scrittura privata fra i rappresentanti legali della coppia e l’Ufficio legislativo e legale, ovviamente al ribasso. Quando Schifani si accorse dell’anomalia, o comunque della necessità di approfondire “il percorso amministrativo intrapreso dagli Uffici”, convinse la giunta a deliberare “la richiesta di un parere al segretario generale, avvocato Maria Mattarella” per “poter effettuare un approfondito esame della vicenda”. Era il 16 dicembre 2022. Il successivo 5 maggio, però, la Regione si convinse che era il caso di liquidare la cifra senza dare ulteriori spiegazioni: si legge nel decreto a firma Paolo Luparello (dirigente responsabile dell’Area Affari generali) che “le somme da liquidare sono certe, liquide ed esigibili”.

Lo scandalo c’è ma non si vede anche per le questioni del turismo. E’ il 30 dicembre 2022 quando, per decreto e all’insaputa del presidente della Regione, l’ex dirigente al turismo Calogero Fazio affida 3,7 milioni a una società del Lussemburgo per la seconda edizione dello shooting fotografico “Sicily, Women and Cinema”, da tenersi a Cannes durante il Festival del Cinema. Il provvedimento, dopo un polverone senza precedenti che investe la corrente turistica di FdI (dal Balilla in giù), viene revocato in autotutela, perché i lussemburghesi non sono detentori di alcuna esclusiva e per un simile importo sarebbe stata opportuna una procedura negoziata con più soggetti coinvolti. Invece è stato scelto l’imprenditore e fotografo Patrick Nassogne, che per altro non avrebbe presentato alcuna fidejussione bancaria (come da contratto) né il certificato antimafia. Schifani, con una botta d’orgoglio che s’è rivelata fallace (il Balilla l’ha insultato in tv prima di farci la pace a Brucoli), ha bloccato tutto. Ma non ha mai arrestato del tutto la furia verso l’assessore del tempo, Paolo Francesco Scarpinato, dirottato ai Beni culturali.

E’ l’unico cambio in giunta fino alle dimissioni di Sammartino, che rendono necessario un restyling già rimandato più volte (persino quando Mimmo Turano fece votare i suoi per un candidato di sinistra alle Amministrative di Trapani, l’anno scorso). L’assessorato al Turismo, peraltro, finirà di nuovo sotto le luci dei riflettori per il fallimento del programma SeeSicily, architettato da Manlio Messina, valutato 75 milioni, e foriero di una pluri-inchiesta: da un lato quella della Procura di Palermo, sulla scorta delle carte sequestrate dalla Finanza in via Notarbartolo; dall’altro quella della Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione europea, cosiddetta “regio”, che ha scritto a Schifani per “effettuare verifiche supplementari”, in base a “informazioni” sulla “possibilità che le spese siano connesse a irregolarità con gravi conseguenze finanziarie”. Dai controlli a campione effettuati nel periodo contabile 2020-21, su 2.720.473 euro imputati alla voce «Pernottamenti» sono state individuate «irregolarità» pari 735.089,25 euro; sulla «Promozione del programma» sarebbero illegittimamente spesi 680.118 euro su 2.813.159 verificati.

La questione è ancora aperta, anche se il modus operandi – da qui il rinvio all’etica pubblica – non è cambiato di una virgola. Anche per le celebrazioni belliniane, sui 3 milioni previsti dall’assessorato, poco meno di 900 mila euro sono finiti a un’agenzia di Palermo per la realizzazione di servizi promo-pubblicitari. Segno che il piatto ricco della “comunicazione”, già esaltato dal programma SeeSicily con un plafond che ha assunto proporzioni gigantesche (si è passati dai 4 milioni previsti inizialmente a quasi 24), grida vendetta. O verità. Questi temi non hanno mai toccato la coscienza della commissione Antimafia o dei singoli deputati, tranne qualcuno dell’opposizione. Ma pesano come un macigno sui tentativi puritani dell’esecutivo quando le colpe ricadono su “uno” (e non sul sistema tutto). Per rimanere in tema, il dipartimento al Turismo ha annullato in autotutela la manifestazione “Palermo Sport Tourism Arena”, da circa mezzo milione, perché assegnata senza gara in violazione del Codice degli appalti. L’iniziativa, organizzata dal gruppo Rcs Sport, faceva parte del più ampio plafond di una convenzione da 1.952.000 euro sulla comunicazione dell’evento accoppiato al Giro di Sicilia. Anche questa volta, però, non è scattata la bonifica né la caccia ai responsabili.

L’altro scandalo senza rimedio riguarda l’attuale Sovrintendente della Sinfonica, Andrea Peria, che non ha mai dichiarato l’insussistenza di cause di incompatibilità. Eppure la ventilata ipotesi di omissioni, ha provocato lo smottamento del Cda, con le dimissioni del presidente Gaetano Cuccio. Il quale, sulla base di alcuni rilievi da parte dei Revisori dei Conti, aveva sollecitato la politica a verificare la posizione di Peria: secondo la legge 26 del 2012, per svolgere l’incarico di Sovrintendente della Foss, bisogna aver rinunciato ad altre poltrone, e Peria ne occupa più di una (compresa quella del Corecom). Ovviamente la politica e gli assessori competenti si sono guardati bene dall’intervenire, specie dopo la rinuncia di Peria alle indennità assegnategli. Se un domani la Corte dei Conti dirà che gli otto milioni di euro destinati all’Orchestra Sinfonica, attraverso un finanziamento regionale, non potevano essere consegnati nelle mani di un sovrintendente incompatibile, l’eventuale contestazione di un danno erariale ricadrà sulle spalle di chi governa. Fino ad allora, però, meglio glissare.