“Siamo diventati intolleranti a questi scivoloni televisivi che mettono alla gogna mediatica un intero comparto. Ci hanno dato dei pigri, dei rivoluzionari, multati e adesso anche degli incapaci. Tutti questi appellativi non appartengono alla nostra categoria che rappresenta un importante colonna economica italiana (13% del Pil)”. Lo scrivono 500 ristoratori in una lettera indirizzata a Laura Castelli, la viceministra all’Economia (Movimento 5 Stelle), che durante un’intervista al Tg2 Post aveva lanciato un messaggio equivoco: “Questa crisi ha cambiato la domanda e l’offerta – aveva detto la grillina -. Le persone hanno cambiato il modo di vivere e bisogna tenerne conto. Bisogna aiutare gli imprenditori a cambiare business. Se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante, bisogna aiutare l’imprenditore a trovare un’altra occupazione e bisogna sostenere l’impresa”.

Il viceministro ha subito cercato di rimediare alla gaffe, spiegando che non si trattasse di un attacco alla categoria: “Ho fatto solo un esempio”, è stata la giustificazione. Ma il tentativo di rattoppo non le ha evitato una valanga di insulti – anche sessisti – che la Castelli ha pubblicato sui social. Fino alla lettera di un intero comparto che è stanco di subire da tutti i fronti, soprattutto dopo mesi di lockdown: “Caro ministro Castelli – aggiungono i ristoratori- non abbiamo bisogno di aiuti per cambiare modo di fare le nostre attività. Non si risolve il problema invitando aziende non convertibili a convertirsi in altro. Non sforzatevi ad analizzare il mercato che cambia nella domanda ed offerta, lo sappiamo fare bene anche noi. In questo momento non abbiamo bisogno di sentirci dire nulla di tutto questo, abbiamo bisogno che turismo e mobilità tornino a vivere nelle nostre vie. Abbiamo bisogno che portiate a termine le vostre promesse poi parleremo se vorrete della Ristorazione 4.0”.