Un altro capodoglio è rimasto impigliato in una rete da pesca illegale al largo di Salina, nell’arcipelago delle Eolie. Il cetaceo è lungo circa 10 metri. L’avvistamento è stato fatto da alcuni diportisti che, sabato mattina, hanno dato l’allarme. Una motovedetta della guardia costiera, i biologi Monica Blasi e Carmelo Isgrò e alcuni volontari, lavorano da 48 ore per liberarlo. “Il cetaceo sembra impazzito – dice il biologo e sub Carmelo Isgrò,- e non favorisce le operazioni. Pensavamo che dopo 24 ore si sarebbe stancato e invece non facilita il nostro lavoro”. Nel pomeriggio di ieri, dopo essersi dimenato a lungo, Furia (è questo il nome assegnato all’esemplare) si è inabissato.

“All’inizio i sub, con pazienza, sono riusciti a levare un po’ della rete, ma poi Furia ha cominciato a dimenarsi, faceva le capriole, era troppo pericoloso. Speriamo grazie alla luce di ritrovarlo – ha detto Monica Blasi a ‘Repubblica’ -. Vogliamo riprovare a liberarlo, non molliamo. Senza l’uso della coda potrebbe fare molta fatica a immergersi e cacciare in profondità”. La coda del capodoglio è rimasta impigliata in una spadara, cioè le reti illegali (vietate fin dagli anni Duemila) per catturare tonni e pesci spada: “Mancano dati a confermarlo, ma la sensazione – ha detto ancora la Blasi – è che dopo un lockdown in cui il traffico marittimo si è quasi azzerato oggi avvistiamo molti più capodogli in acque italiane. E’ un bellissimo segnale, ma si stanno verificando sempre più casi di intrappolamento nelle reti. Ci voglio multe più severe o i pescatori continueranno a fregarsene”.