Quando iene e sciacalli “brindano sulle disgrazie della collettività” e accerchiano il governo della Regione che non ha nulla, proprio nulla da rimproverarsi per la gestione della pandemia, viene voglia di urlare, come fa Musumeci, tutta la rabbia contro l’opposizione per un comportamento inqualificabile e privo di ogni fondamento. Una opposizione che si attarda a speculare sui morti “spalmati”, sui numeri ballerini, sulla esigua percentuale degli ultra ottantenni vaccinati, sul grande numero di quanti hanno saltato la fila, su una indagine della magistratura che ha costretto alle dimissioni l’assessore regionale alla sanità ed ha portato in carcere alcuni burocrati, è una opposizione del tutto “irresponsabile”. Poi, se una parte di essa, nella precedente legislatura, ha sostenuto il governo Crocetta, non ha alcun titolo per parlare.

Da giorni viene richiamato il “sistema Montante”, immaginando che ciò possa servire a togliere credibilità a chi, avendolo tollerato, “avrebbe dovuto avere il buon gusto di emigrare all’estero” e che, viceversa, è rimasto tra i banchi di Sala d’Ercole, facendo venire il prurito alle mani.

Quanto sarebbe opportuno in questa condizione ridurre quell’Aula – dentro la quale, per la verità, non sono solo il Movimento cinque stelle e il Partito democratico a creare problemi – “sorda e grigia a un bivacco di manipoli”, come qualcuno disse nel 1922! Quelli che sostennero Crocetta potrebbero essere inviati al confino ad Ustica o a Lipari, se non fossero diventate luoghi per comode e ricche vacanze. Pensieri di questa natura non attraversano neppure per un attimo la mente di Musumeci, un uomo delle istituzioni democratiche che, tuttavia, trova opportuno attaccare a testa bassa chi non gli riconosce il merito di avere “operato al meglio in termini organizzativi”.

Ché, se è così, tutto ciò che è capitato, che ha trovato ampio spazio sui mezzi d’informazione, ha indignato l’opinione pubblica siciliana e nazionale e ha dato l’impressione che il governo regionale abbia perduto il controllo della pandemia, è nient’altro che una invenzione malevola e priva di ogni riscontro. Per ciò non servono correttivi di nessun genere, non è necessario ammettere che qualcosa non è andata come doveva – mi spezzo ma non mi piego –, non è opportuno chiamare tutti, maggioranza e opposizione, ad una comune assunzione di responsabilità, invitare a dare una mano anche coloro che sostennero Crocetta, inchiodato, con non poche ragioni, al ruolo di ultimo della graduatoria degli ospiti di Palazzo d’Orléans, una posizione, tuttavia, sempre contendibile dentro una graduatoria che resta aperta.

Noi, animati da ragioni diverse da quelle delle “iene e degli sciacalli” che accerchiano il governo della Regione, vorremmo dire sommessamente che tutti i morti, anche quelli “spalmati” o “contabilizzati” dopo diversi mesi, le loro famiglie, coloro che stanno affrontando il dramma della malattia o che pagano il costo della crisi economica, meriterebbero un linguaggio più rispettoso e meno supponente.

Tutti i siciliani hanno diritto a conoscere le ragioni che hanno provocato una notevole quantità di errori, che hanno fatto affiorare superficialità, inadeguatezza politica e burocratica, hanno collocato l’Isola tra le regioni che, insieme ad altre e più di altre, hanno mostrato quanto sconclusionato sia il sistema istituzionale sul quale grava il compito di fronteggiare un problema di dimensioni enormi e di natura in parte ancora sconosciuta.

Quando si tireranno le somme di questo tragico periodo, ci sarà modo di riflettere su Fontana, De Luca e Giani, per citare alcuni dei soi-disants “governatori” che hanno sommato a quelli del governo nazionale i loro errori, dovuti a scelte pregresse di politica sanitaria, alla impreparazione delle strutture regionali ma anche alla inettitudine personale, alla spinta ad un protagonismo che ha privilegiato il consenso immediato rispetto alle scelte serie e impopolari.

Non c’è da aspettare la fine di questo periodo per dire quanto sia del tutto fuor di luogo – petto in fuori e sguardo fiero in avanti – negare l’esistenza di gravi problemi, proclamare che quello della Sicilia nella lotta alla pandemia è stato ed è il migliore dei modi possibili, che la Giunta non ha sbagliato nulla e che coloro che non vogliono riconoscerlo, facendo venir meno il plauso e l’evviva a chi è impegnato a rendere questa terra “più bella e più superba che pria”, come recitava, negli anni ‘30 Ettore Petrolini, sono solo iene e sciacalli.