Ricordate il Balilla quello dello scandalo SeeSicily, dello sporco affare di Cannes e dello scempio del turismo? Ieri si è spogliato dell’orbace, che è la sua divisa d’ordinanza, e ha indossato, per uno spettacolino montato sulle pagine di Repubblica, il vestito del sant’uomo impegnato, giorno e notte, nell’affermazione della legalità, della trasparenza, della sana e saggia amministrazione. Lo hanno intervistato sulla storiaccia dell’università bosniaca che, a Palermo, sfornava a pagamento lauree farlocche, rubando soldi e futuro a centinaia di ragazzi. Ma su tutto questo il Balilla non ha ritenuto di intervenire. L’unico obiettivo della sua intervista era quello di tirare dentro le vicende opache del Bosniagate il nome del direttore di questo piccolo giornale che per lui, diciamolo, è una spina nel fianco. Perché – nonostante le sue minacce, le sue insinuazioni e le sue intimidazioni – Buttanissima continua e continuerà sempre a denunciare i vizi e le malefatte della cosiddetta corrente turistica di Fratelli d’Italia, corrente della quale il Balilla è il compositore, il concertatore e il direttore d’orchestra.

Noi non ci inventiamo nulla: le scempiaggini di SeeSicily e gli sprechi al festival del cinema di Cannes sono rintracciabili – oltre che in una sentenza del Tar e in un atto di revoca firmato da Schifani – nei voluminosi fascicoli che la Guardia di Finanza ha sequestrato in assessorato e che ha consegnato alla Procura del Tribunale penale e a quella della Corte dei Conti. Prima o poi le responsabilità sull’uso disinvolto di oltre venticinque milioni prelevati dalle casse della Regione dovranno venire a galla. Invece lui, il Balilla, nella sua recita sulla legalità ha bisogno di alzare i toni di catoneggiare e di colorare di maldicenza un episodio minimo, insignificante, collaterale. Che con la truffa delle lauree farlocche non ha alcun legame.

L’episodio al quale si riferisce è questo: circa tre anni fa, quando la “Jean Monnet” sembrava una delle tante università private senza trucco e senza inganno, Salvatore Messina, il sedicente rettore, mi ha proposto di creare una facoltà di Scienza delle Comunicazioni. I colloqui sono stati lunghi ma non sono approdati a nulla. Il mirabolante progetto non mi ha convinto e i rapporti con l’istrionico rettore si sono automaticamente e irreparabilmente interrotti. Durante uno degli incontri, comunque, Messina mi ha chiesto se, per caso, conoscevo qualcuno al Turismo. Cercava finanziamenti per un convegno. Mi sono ricordato che tra i funzionari dell’assessorato c’era Raul Russo, mio vecchio amico. E gliel’ho presentato. I due, dopo un quarto d’ora, si sono lasciati. Il convegno non si è fatto, dei finanziamenti nemmeno l’ombra. Tutto qui. Oggi il Balilla, nel tentativo maldestro di lanciare uno schizzetto di fango su un giornale che non gli da e non gli darà mai tregua, racconta a Repubblica che io ho accompagnato il rettore Messina da lui, in assessorato. Ma io, durante il suo maleodorante regno, in assessorato non ho mai messo piede. Per fortuna.

Una volpe argentata, questo Balilla. Dal fiuto profetico e inesorabile. Ha avvertito subito e al primo incontro – così racconta a Repubblica – l’odore malsano che proveniva tre anni fa dal corpaccione del sedicente rettore dell’università bosniaca. Ma al tempo stesso sfuggiva alle sue narici il retrogusto truffaldo dell’Absolute Blue, la società lussemburghese con la quale ha firmato un contratto di oltre sei milioni di euro in due anni, senza bando di gara e in affidamento diretto, per realizzare alcuni shooting fotografici sulle belle donne di Sicilia in parallelo con il festival cinematografico di Cannes. Solo che Patrick Nassogne, patron della Absolute Blue non aveva l’esclusiva necessaria per scavalcare il bando di gara e passare all’affidamento privato. Il contratto conteneva dunque – come si legge in una sentenza del Tar di Palermo – un trucco, un falso: insomma, una magagna grande come una casa. O come i sei milioni di euro che dalla Regione sono finiti nel paradiso fiscale del Lussemburgo. Ma questo dettaglio non era stato colto dal naso sopraffino del Balilla.

Lui, del resto, è fatto così. Ha nell’occhio destro la trave dello scandalo SeeSicily, le cui carte sono da quasi un anno sui tavoli di due Procure, e nell’occhio sinistro la trave dello sporco affare siglato con il compare di Cannes; ma si affanna – grufolando tra pozzanghere e letamai – a cercare un’improbabile pagliuzza nell’occhio di chi non si lascia intimorire né dalle sue bravate né dai suoi “avvertimenti” né dalle sue giaculatorie da moralista dell’ultim’ora. Anzi, da moralizzatore dei miei stivali.