La sessione finanziaria è iniziata venerdì mattina all’Ars con la discussione generale e, nel pomeriggio, con l’approvazione di tutti gli articoli del Ddl Bilancio (ad eccezione del testo finale). Da lunedì si comincerà a discutere della Legge di Stabilità, nel tentativo di approvare un testo da 161 articoli, cui si aggiungeranno circa 3 mila emendamenti. Prima del debutto a Sala d’Ercole, la presidenza dovrà decidere quali stralciare.

Il clima, però, è già tesissimo. In mattinata il deputato Nuccio Di Paola (M5s) ha puntato il dito contro il governo per i ritardi sull’approvazione del rendiconto 2019 (propedeutico alla parifica della Corte dei Conti), che solo qualche giorno fa è stato ri-deliberato in giunta dopo alcuni tentennamenti dovuti alla mancata cancellazione di 300 milioni di residui attivi. Il grillino ha ritirato fuori un decreto presidenziale del 2019, in cui Musumeci – per ovviare al disastro dei conti – affidava un incarico di consulenza alla società Kibernetes, dal valore di 36 mila euro, per provvedere al riaccertamento straordinario e, quindi, all’individuazione dei residui.

Un’operazione che non sembra aver dato i risultati sperati, dal momento che gli ultimi rilievi della magistratura contabile si riferiscono, appunto, a irregolarità legate a vecchie poste di bilancio, a mai sanate negli anni. Errori, riferibili per lo più ai dipartimenti della Formazione professionale e delle Infrastrutture, di cui gli stessi consulenti avrebbero dovuto accorgersi: “Sembra una barzelletta”, ha tuonato Di Paola rivolgendosi all’assessore Armao, che nel frattempo era uscito dall’aula. Musumeci, nei giorni scorsi, aveva aperto un’indagine interna per conoscere i responsabili del pasticcio. Il ritardo nell’approvazione del rendiconto (nella versione corretta) ha determinato il rinvio dell’udienza di parifica della Corte e, di conseguenze, l’impossibilità da parte della Regione di usufruire degli avanzi d’amministrazione. “E’ paradossale – ha spiegato Di Paola – che adesso l’assessore Armao preveda di accantonare 95 milioni a copertura di un presunto disavanzo, anziché liberare risorse per i siciliani”.

Ed è proprio l’eventualità di un nuovo disavanzo, fra un mese o due, a tenere la Regione col fiato sospeso. E’ difficile ipotizzare le coperture reali. Sunseri, del M5s, ha chiesto inoltre di stralciare tutte le norme di spesa a valere sui fondi Poc – per lo più ristori in funzione anti-Covid – “perché non è possibile utilizzare risorse extraregionali per la spesa corrente”. “Inoltre – ha detto il deputato termitano – il bilancio che stiamo discutendo oggi, nel suo primo articolo – udite e udite – viola i basilari principi contabili imposti dal decreto legislativo n. 118. In pratica pareggia i conti riducendo irregolarmente la spesa di 500 milioni di euro”. “Non ci vuole molto a pronosticare – dice Di Caro, capogruppo M5s – che tantissime norme saranno impugnate, molto probabilmente molto più della metà”.

Polemiche anche dai banchi del Pd: “Le note distintive di questa manovra? Una copertura dubbia, una miriade di emendamenti-mancia targati centrodestra, e nessun sostegno adeguato ai Comuni che anzi sono stati abbandonati. Il governo Musumeci – spiega il capogruppo dem, Giuseppe Lupo – ha portato in aula una manovra con una copertura dubbia e fantasiosa dei capitoli di spesa, che fino a ieri sera non c’era e che questa mattina miracolosamente risulta esserci. Una manovra che impegna risorse non per sostenere l’economia, l’occupazione o le infrastrutture, e neppure per sostenere i Comuni ai quali si fa anche pagare l’intero prezzo della stabilizzazione degli Asu. Le risorse serviranno a coprire una miriade di emendamenti di spesa corrente presentati dai deputati di maggioranza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega di partito Antonello Cracolici: “Di finanziarie ne ho viste tante, ed ogni anno ci sono stati deputati che hanno presentato emendamenti nel tentativo di coltivare il loro orticello, ma il governo in qualche modo ha sempre alzato un argine, ha fatto bene o male da filtro. Quest’anno è andata diversamente, il governo si è dimostrato assente, fisicamente e politicamente. Non c’è stato alcun argine, come se non gliene importasse più nulla della Sicilia. Questa è la finanziaria di un governo Musumeci che non c’è più. Per quel che riguarda l’impostazione della manovra – ha aggiunto Cracolici – alcune coperture arrivano da norme che ritengo illegittime, penso al prelievo sulle pensioni dei regionali o alla previsione di diminuire arbitrariamente del 5% il pagamento dei canoni degli immobili in affitto alla Regione”.

I primi mal di pancia fioccano anche nella Lega, che parla di manovra “contorta” e “che rischia di allontanarsi in maniera vistosa dai bisogni dei cittadini”. Il capogruppo Catalfamo, assieme ai deputati Figuccia e Ragusa, e al segretario Minardo propongono di ritirare “le centinaia di emendamenti sicuramente importanti ma insostenibili in questa fase e dopo un sostanziale azzeramento si lavori velocemente per pochi articoli e pochissimi emendamenti di immediato ristoro ai siciliani in difficoltà, sfiancati dalle restrizioni e dalla crisi che ne è conseguita. I siciliani esigono e meritano risposte valide. Ora o mai più! Noi daremo l’esempio attuando una “rivoluzione politica” in questa Finanziaria, una rivoluzione gentile e istituzionale nei modi ma gagliarda e senza precedenti nei contenuti: lo facciamo per meritarci l’appellativo di “onorevole” e per guardare al futuro con autentica speranza di ripresa e di rivalsa per la Sicilia e i siciliani”.

Fra le norme più contestate, oltre a quella che prevede un taglio sulle pensioni dei regionali (per gli assegni superiori a 3.500 euro), quella relativa alla stabilizzazione degli Asu (10 milioni sottratti al fondo Enti Locali). Ce n’è un’altra che prevede l’assunzione di 250 unità del comparto non dirigenziale, con contratto a tempo determinato di 36 mesi, per occuparsi della riprogrammazione dei fondi comunitari. Anche se la Finanziaria, in piena antitesi con l’articolo 15 di cui sopra, recepisce il l’obbligo di ridurre la pianta organica, sia per i funzionari che per i dirigenti. “Il governo regionale ha ceduto e si è piegato alle richieste insensate di blocco delle assunzioni del comparto dirigenziale e questo è un grave problema per la Sicilia – spiega Angela Foti, di Attiva Sicilia -. Però adesso all’interno del testo della finanziaria trovo ben due norme che assumono personale non dirigenziale a tempo determinato. Qui si sta cercando di creare nuovi bacini di precariato, quando invece l’Ars aveva deciso che la Regione poteva tornare ad assumere”. L’assessore alla Funzione pubblica, Marco Zambuto, ha già chiesto al Ministro Brunetta di poter rivedere l’accordo Stato-Regione, che in questo primo anno della sua applicazione ci obbliga a un risparmio complessivo di 40 milioni di euro.