“Sgarbi è colpevole di tutto!”. Alle 23 di ieri sera si è, forse, sciolto sull’asse Siena-Siracusa il mistero (rivelatosi alla fine piuttosto buffo) sulla “Crocifissione di Sant’Andrea” di Caravaggio, “custodita a Cleveland”, che doveva essere esposta nel capoluogo aretuseo,  in piazza Duomo presso la Soprintendenza, e “dialogare” col “Seppellimento di Santa Lucia” che si trova poco più in là, nella chiesa di Santa Lucia alla Badia.

Ma la Crocifissione non era quella di Cleveland bensì la replica “Back Vega” della collezione Spier, che “abita” a Londra e non nell’Ohio, e dall’Inghilterra infatti è arrivata, ed oggi è ammirabile a Siracusa. La soluzione del mistero è giunta grazie all’esuberanza e allo scrupolo di Vittorio Sgarbi che, interrogato dal vostro cronista sulla vicenda, ha voluto vederci chiaro ed è andato ad interrogare, nella sua Siena, Pierluigi Carofano, uno dei curatori della mostra, esperto di Caravaggio.

“Io non penso che Caravaggio abbia fatto repliche delle sue opere – mi aveva detto Sgarbi al telefono nel pomeriggio – e questo vale per la Crocifissione come per altri quadri famosi ritenuti repliche autografe, come il “Suonatore di liuto” o il “Fanciullo morso da un ramarro”. Ma si tratta di una questione aperta fra gli studiosi. Sto andando da Carofano per approfondire la questione specifica della Crocifissione Back Vega”.

A tarda sera la telefonata a tre voci (Sgarbi, Carofano e il vostro cronista) che speriamo chiuda il cerchio.
“Confermo la mia idea – spiega il critico d’arte Ferrarese – la Crocifissione Back Vega è una replica successiva, bella, utile e degna dell’esemplare di Cleveland. E la dignità del quadro di Londra si misura sul fatto che sia stato esposto a Cleveland accanto a quello che unanimemente è considerato opera del Caravaggio. Siamo dinanzi ad un dipinto interessante – utilmente restaurato, e quindi meglio leggibile, dopo il restauro, di quello di Cleveland – sul quale è aperta una discussione in seno alla critica. Io le ho già detto come la penso sulle repliche attribuite a Caravaggio, ma questo non sminuisce il valore dell’opera ed il suo interesse. Era bene fare la mostra a Siracusa, il peccato è stato dire che era il quadro di Cleveland”.

Carofano mi conferma al telefono che di questione aperta nella critica si tratta anche se lui condivide le posizioni dei critici Mina Gregori e Gianni Papi che ritengono il quadro un autografo del Caravaggio. Insomma sul dipinto i critici (quasi) convergono, il cronista annota.

Ma come è nato il pasticciaccio di Cleveland?

“La colpa è di Sgarbi, lo scriva. – è naturalmente Sgarbi a parlare – Perché sono io che ho inventato Filippini (Presidente di Sicilia Musei, la società privata che organizza la mostra di Siracusa n.d.r.) poi lui si è “emancipato” e questi sono i risultati. E non è nemmeno la prima volta. Anche a me aveva fatto uno scherzo del genere. Mi aveva assicurato di poter portare per una mostra a Napoli un Caravaggio, “La Natività”, esposto a Messina. Me lo aveva fatto anche annunciare in conferenza stampa col Presidente De Luca e poi alla fine il Caravaggio non è arrivato. Se stavolta m’avesse chiamato, come faceva prima, avrebbe evitato una figuraccia… Vede, io sono amico del direttore del museo di Cleveland, il Caravaggio poteva arrivare a Siracusa; sarebbe stato necessario organizzare uno scambio con un’altra opera siciliana di uguale rilievo, magari un altro Caravaggio. Funziona così nel sistema dell’arte e delle mostre”.

Ma alla fine perché Filippini avrebbe inventato la storia di Cleveland? Poteva dire il Caravaggio di Londra, non sarebbe cambiato granchè nell’economia e nel rilievo culturale della mostra?

“Abbiamo ricostruito con Carofano. Lui ha parlato a Filippini della Crocifissione dicendo che era stata esposta a Cleveland accanto alla versione custodita nel museo americano. Questa parola, “Cleveland” gli sarà rimasta in mente e avrà fatto tutte le domande e le richieste, ad insaputa dell’incolpevole Carofano, parlando del Caravaggio di Cleveland, ignorando che invece si parlava di quello di Londra. E’ una questione di superficialità imbarazzante”.

Quindi lei esclude un “dolo”, un inganno?

“Si, siamo davanti ad una penosa superficialità che, a cascata, poi ha travolto anche l’assessore Granata che ha dato l’annuncio dell’arrivo del quadro di Cleveland. E va aggiunto che è ridicolo non aver riportato il “ Seppellimento di Santa Lucia” a Palazzo Bellomo,in questa occasione. C’e’ ancora il taglio nel muro per farlo rientrare”.

Insomma la storia sembra pateticamente chiarita. Resta l’ultima domanda di cui sospetto già la risposta. Ma come è possibile si trattino e “maneggino” capolavori dell’arte mondiale commettendo tanti incredibili errori? Di chi è la colpa? “Sgarbi è colpevole di tutto. Quell’uomo l’ho inventato io”.