“Siamo tra le regioni più virtuose, con la migliore percentuale di vaccini inoculati”. Ma qualcosa non sta andando per il verso giusto, e anche le parole di Nello Musumeci – pronunciate una decina di giorni fa, in occasione della visita del generale Figliuolo negli hub di Messina e Catania – oggi appaiono desolatamente vuote. La campagna vaccinale, in Sicilia, si trascina in modo stanco. E le somministrazioni, nel giro di pochi giorni, hanno fatto registrare un crollo verticale: a dispetto delle ventimila al giorno che facevano (giustamente) esultare l’assessore Razza e gli addetti ai lavori, siamo passati a 13.500 di media. E in molti hub, come alla Fiera del Mediterraneo di Palermo, procedono a scartamento ridotto per evitare le code e i disagi registrati nelle scorse settimane.

Nella classifica aggiornata a ieri pomeriggio, siamo a una percentuale del 78,6%, con 849 mila dosi inoculate su oltre 1.080.000 dosi disponibili. In dodicesima posizione a livello nazionale. Nell’Isola, la maggior parte delle dosi (275 mila circa) sono state somministrate a soggetti rientranti nella categoria “altro”; 226 mila agli operatori sociosanitari; 201 mila agli over 80. Il personale scolastico sfiora le 70 mila somministrazioni: “I numeri sull’andamento della campagna di vaccinazione in Sicilia sono preoccupanti – ha scritto in una nota il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo -: poco più di una settimana fa durante la sua visita nell’isola il commissario Covid, generale Figliuolo, chiedeva di passare dall’obiettivo di 20.000 dosi giornaliere a 50.000. Oggi, invece di aumentare, la somministrazione di vaccini in Sicilia rallenta in modo preoccupante. Di tutto questo è chiamato a rispondere in prima persona il presidente della Regione Nello Musumeci, che attualmente è anche assessore ad interim alla Salute e commissario Covid in Sicilia”. Con questo ritmo – si legge nel report del Sole 24 Ore – la vaccinazione del 70% della popolazione siciliana si raggiungerebbe nel giugno 2022, contro la previsione del governo indicata nell’agosto 2021.

Una proiezione che fa paura. I fatti di cronaca – l’ultimo riguarda un avvocato di Tusa, nel Messinese, che ha visto aggravare le proprie condizioni di salute (trombosi) dopo aver ricevuto l’iniezione AstraZeneca – stanno condizionando pesantemente la campagna. Mario Minore, responsabile della task force regionale, ha svelato nei giorni scorsi che sono arrivate 11 mila cancellazioni e che “ogni giorno si presenta la metà dei prenotati”. E anche l’appuntamento con i fedeli, alla vigilia di Pasqua, nelle 300 parrocchie siciliane che hanno aderito al protocollo d’intesa fra la Regione e la Cesi (conferenza episcopale siciliana), si è rivelato un flop: delle 5.800 persone prenotate, soltanto in 4 mila si sono presentate (meno di mille a Palermo) e soltanto l’apertura alla categoria 65-69 anni, ha evitato che venissero buttate delle dosi. E pensare che inizialmente si era pensato di coinvolgere una platea dieci volte più ampia, con 50 mila dosi accantonate all’uopo.

Su AstraZeneca, a causa delle iniziative intraprese da altri Paesi (l’Olanda ha disposto un nuovo stop), il giudizio è tuttora pendente, nonostante per il momento non ci sia alcuna prova scientifica del legame fra vaccino e morti per trombosi. Ma il sospetto mediatico genera incertezza a tutti i livelli, tanto che persino il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, è convinto che “l’Ema dovrà pronunciarsi nuovamente per introdurre un limite di età”, ma “non per bloccare o sospendere la somministrazione. Individuata la fascia d’età con un rischio maggiore di trombosi, si mette un limite per la somministrazione o un’avvertenza che preveda un monitoraggio di chi viene vaccinato”. Un processo di farmaco-vigilanza, che in altri contesti e in altri momenti, parrebbe manna dal cielo. Oggi, invece, alla luce degli ultimi episodi, è osservato con irredimibile diffidenza.

Ricostruire la fiducia, specie nella popolazione più anziana, si sta rivelando difficoltoso. Ma un’altra questione aperta – al di là del terremoto sulla sanità siciliana che, però, non ha avuto refluenze sull’iter vaccinale – riguarda la difficoltà nella distribuzione delle forniture. Alla vigilia di Pasqua sono state consegnate 105 mila dosi di vaccino AstraZeneca nelle farmacie ospedaliere dell’Isola, mentre per domani sono attese 150 mila dosi Pfizer. Per questo, da giorno 8, verranno riaperte le prenotazioni sulla piattaforma di Ponte Italiane per over-80 e soggetti fragili. Funziona a corrente alternata, invece, la somministrazione a domicilio e nelle residenze sanitarie, a causa della carenza dei team vaccinali (specie nel Palermitano). Il generale Figliuolo, che durante la sua visita in Sicilia aveva indicato l’obiettivo (cioè raddoppiare le vaccinazioni e arrivare in breve tempo a 50 mila al giorno), sta faticando a far fronte agli impegni anche a livello nazionale. Il piano da mezzo milione di vaccini al giorno – annunciato in un primo tempo per l’ultima settimana di marzo – rischia di slittare al mese prossimo, non appena entrerà a regime Johnson&Johnson. La prima consegna da mezzo milione di dosi del farmaco americano monodose è previsto il 19 aprile.

Nei prossimi quindici giorni, stando alle informazioni che filtrano, sono attese poche fiale in entrata. Lo scatto nelle forniture si verificherà nella seconda metà del mese: dovrebbero arrivare 8 milioni di dosi. Le proiezioni più caute ipotizzano di raggiungere stabilmente 240-270 mila somministrazioni (a livello nazionale) nella prima metà di aprile, per poi salire a 350-400 mila nell’ultima decade. Senza escludere però, la possibilità (esigua) di toccare il tetto del mezzo milione il 29 o il 30 aprile. Fin qui, con l’ultimo lotto AstraZeneca consegnato nei giorni scorsi, abbiamo completato l’invio di 14 milioni di dosi nel primo trimestre, ossia la metà di quanto pattuito inizialmente fra l’Unione Europea e Big Pharma (28 milioni). L’azienda anglo-svedese, la più discussa, è stata anche la meno puntuale, avendo provveduto a inviare solo un quarto delle fiale destinate al mercato italiano. Ci sarebbe da recriminare (tanto) sulle scelte adottate sin qui e dai protagonisti di questa storia infelice. Ma per raggiungere gli obiettivi, non ci resta che correre. Il primo è continuare a vaccinare le fasce deboli per abbattere il numero dei morti da Covid che, nonostante 3,5 milioni di persone abbiano ricevuto entrambe le dosi, resta ancora troppo alto.