L’incontro della Cappella Palatina ha sancito il punto più alto del riavvicinamento fra Matteo Salvini e la classe politica siciliana (leggasi maggioranza di centrodestra). Poco dopo le 9, il segretario del Carroccio si è presentato a palazzo dei Normanni e ha “scongelato” il suo rapporto con il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Micciché. Senza nulla togliere a Musumeci, verso il quale Salvini ha avuto parole al miele (“In politica non mi è mai capitato di incontrare una persona così corretta e onesta”), è il momento più appetitoso della due giorni palermitana dell’ex ministro. Difficilmente ipotizzabile fino a qualche tempo fa.

Le parolacce e gli insulti appartengono al passato: ora c’è spazio per una stretta di mano, una pacca vigorosa e le presentazioni di rito coi due staff intorno. Micciché, assieme alla direttrice della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, ha accompagnato Salvini in un mini-tour di palazzo Reale: “Mi ha detto che si è emozionato, è questa la cosa più bella. Entrare in questo palazzo e non emozionarsi è impossibile” ha scandito ai giornalisti il numero uno dell’Ars. Che poi ha glissato sui dissapori del passato: “Anche oggi gli ho detto: ‘hai finito di fare lo stronzo?’”. Salvini, dopo aver incassato un paio di regali (un leone e una statuetta di Santa Rosalia) gli ha fatto eco: “Lo ringrazio per la splendida visita alla Cappella Palatina. Il passato è passato, e io non sono uno che porta rancore”. Ne sarà contento Berlusconi.

Le ultime operazioni di mercato, e il riconoscimento di alcune prerogative per l’Isola, hanno smussato gli angoli. Ad accompagnare il leader della Lega c’erano il commissario regionale del Carroccio, Stefano Candiani, e il “pontiere” Nino Minardo. Salvini, dopo lo show al Teatro “Al Massimo” e la mancata visita a Ballarò, ha presentato la sua squadra di deputati – Ragusa, Bulla, Caronia e Catalfamo – che potrebbero garantirgli a breve un assessore in giunta. Uno dei nomi in lizza appartiene all’ex cerchio magico di Miccichè: il presidente della commissione Attività Produttive, Orazio Ragusa, in transito da Forza Italia. Ma ci sono in ballo anche Roberto Centaro, ex presidente della commissione Antimafia, da sempre legato ad ambienti forzisti, e Angelo Attaguile, il decano dei leghisti siculi, come riportato da “Repubblica”. Sarebbe un segno di gratificazione per la lunga militanza, anche se Attaguile – accettando i voti della famiglia Genovese alle ultime Europee –  aveva agitato non poco i sonni di Candiani, che certi accostamenti proprio non li ha digeriti.

Salvini, però, ha subito gettato acqua sul fuoco, chiarendo di non aver fatto alcun ragionamento sulle poltrone: “Non abbiamo parlato di assessori e di rimpasto. A decidere i futuri assetti saranno il presidente Musumeci, Diventerà Bellissima e il gruppo siciliano della Lega che è assolutamente autonomo. Non viene c’è bisogno di Salvini che viene da Roma per decidere cosa fare”. Il passaggio all’Ars, però, si carica di un significato politico che va oltre quello istituzionale: le foto con Micciché cancellano di colpo i dissidi del passato, e aprono una fase nuova in cui la Lega si è resa conto di non poter vincere da sola, e di avere bisogno anche in Sicilia (come in Calabria, recentemente) del centrodestra moderato. Persino Stefano Candiani, quello del “Candiani, chi?”, si è prodigato in un affettuoso abbraccio con Micciché, dopo averlo inserito per lunghi mesi nel catalogo dei politici che hanno fatto danno a questa terra (“I nostri peggiori satrapi sono siciliani fino al midollo” aveva azzardato Antonio Triolo, coordinatore palermitano del Carroccio, durante la serata del Massimo).

Ma il nuovo mood è “unire”. Lo ha rimarcato Salvini durante lo show di martedì sera a teatro, e lo ha ribadito mettendo in campo temi e argomenti che sono cavalli di battaglia per il leader siciliano di Forza Italia: “Mi hanno detto che alla soprintendenza di Palermo sono ferme 18 mila pratiche, che una volta sbloccate significherebbero migliaia di posti di lavoro e milioni di indotto e di ricchezza. Bisogna ribaltare questo sistema burocratico, e come Lega ci impegneremo per portare avanti questa battaglia”. I temi che riemergono dal dibattito sono gli stessi di sempre: infrastrutture, lavoro, agricoltura e pesca. Un modo per essere incisivi nell’azione di governo, e dettare quel cambio di passo che solo la Lega ha l’autorità di condurre.

Salvini ha anche sfatato il “tabù” dei politici riciclati: “Non siamo come i Cinque Stelle. Non pensiamo che basti aver amministrato un condominio per essere ritenuti delinquenti. Chi cerca nella Lega un autobus per perpetuare il suo sistema di potere trova le porte sbarrate. Chi porta un’esperienza positiva è il benvenuto”. Anche il baluardo dei transfughi è venuto meno. Salvini torna a Roma, per un incontro col premier ungherese Orban, carico di buoni propositi e ottimi ricordi. E con la consapevolezza di aver creato in Sicilia, dopo oltre due anni di legislatura, i presupposti per un governo durevole e per una collaborazione virtuosa, sia con Musumeci che con Micciché. “Sono state ventiquattr’ore belle e intense – ha chiosato il segretario – Ci tenevo ad abbracciare i nostri quattro deputati regionali. Per me è motivo di orgoglio cominciare questa battaglia di cambiamento con la Lega. Non escludo di rivederci a breve, magari in Sicilia orientale nel corso di questa settimana” che lo vedrà impegnato in un passaggio, giovedì, a Reggio Calabria. E poi per le Amministrative, “dove la Lega sarà presente da Marsala a Milazzo, da Agrigento a Enna”. Con la consapevolezza di non correre più da sola, ma in squadra.