In Sicilia non c’è più nulla di definitivo del provvisorio. Infatti, a distanza di un anno, la rateizzazione del disavanzo monstre della Regione (valore complessivo: 2,1 miliardi), un impegno strappato da Musumeci e Armao, in Consiglio dei Ministri, alla vigilia dello scorso Natale, è rimasto sulla carta. Ovviamente, per responsabilità imputabili a palazzo d’Orleans, che in cambio di una spalmatura in dieci anni del debito pregresso con lo Stato, aveva “garantito” entro 90 giorni una serie di riforme che riguardassero la razionalizzazione della spesa e il taglio degli sprechi. Solo che la promessa non è stata mai onorata e il patto con Roma non è mai diventato “esecutivo”.

In questi giorni è tornato tremendamente di moda, di fronte alla necessità della Regione di chiudere le variazioni di Bilancio e, successivamente, l’esercizio provvisorio. Su cui – sperano Musumeci e Armao – non potrà gravare la prima rata dell’impegno con lo Stato, dal valore di 421 milioni di euro. Per la ratifica dell’accordo bisognerà attendere. L’articolo 7 del decreto legislativo 158 del 27 dicembre 2019, era all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di ieri. Ma è stato rinviato a data da destinarsi. Probabile che arrivi prima della fine dell’anno. In caso contrario, la spesa si bloccherà di nuovo o, comunque, il governo regionale dovrà fare di necessità virtù, coi capitoli di bilancio ridotti al lumicino. Il decreto legislativo prevede che la prima rata non vada accantonata subito ma, per gli effetti della pandemia, a partire dal 2021. Sarebbe una boccata d’ossigeno.

Anche se a Palermo sono sempre molto restii al risparmio economico e al mantenimento delle promesse. Tanto che Roma ci va coi piedi di piombo (e questo slittamento lo dimostra). Lo ha spiegato uno paziente come il ministro Peppe Provenzano, all’indomani del “via libera” sulla riprogrammazione di 1,3 miliardi di fondi europei utile a scongelare la Finanziaria di cartone: “In tutti questi mesi – ha spiegato il ministro, secondo quanto riportato da Repubblica – abbiamo non solo offerto collaborazione ma anche sostenuto la Regione siciliana. L’impegno era mettere in campo riforme che rendessero sostenibile il percorso di risanamento. Tutto questo non c’è stato ed è elemento di rammarico, insieme al ritardo con cui siamo arrivati a questa intesa. Il governo nazionale c’è, ma per la Sicilia è il tempo delle riforme”. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…