“Meno silenzi e più idee”. E’ l’appello accorato e letterario rivolto dalla scrittrice Silvana Grasso, oggi su Repubblica, al governatore Nello Musumeci. Una dichiarazione che ribalta in toto il modus operandi del presidente della Regione che, di fronte all’ultimo sondaggio che gli imputa un certo calo di popolarità, ha risposto con la disamina della semina e del raccolto, del lavoro e non dei proclami. Accenni plausibili per spiegare i passi indietro, un giusto alibi per provare a resistere. Ma quasi l’ammissione di una sconfitta, che se non è tale va spiegata. E di un progetto che se non è male, va rilanciato.

Quello di Musumeci, per la Grasso, è un “governo ghost, invisibile, “inodore”, atono ma soprattutto “afono”: un governo che non contagia di passione, d’azzardo, d’idee. Idee che non sbocciano, non fioriscono, non prendono “colore voce suono odore in questa terra che necessita fortemente di “sinfonia” (…) I siciliani hanno bisogno di Parola, Parola sana forte virtuosa coraggiosa, perché proprio il silenzio, un certo silenzio, ha lasciato stimmate indelebili su corpo e anima della Sicilia”. La scrittrice va oltre: “La Parola non è atto di concessione, è atto dovuto ai siciliani che, di ogni assessore, devono sapere cosa ha fatto, se ha fatto e sta facendo. Ma oggi non lo sanno (…) Solo sulla cultura di questo governo, a tutt’oggi non pervenuta, è assolutamente legittimo il silenzio, caro presidente”.  La stoccata finale per svelare un malumore, mentre il preambolo è fonte di riflessione, di ripartenza, quasi di ottimismo. Il governo riprenda a parlare o tra un anno i siciliani saranno stanchi davvero. E’ un appello che arriva da più parti: ma ci sarà davvero questa volontà di cambiare?