Nel torpore politico degli ultimi mesi, ricco di accadimenti a livello nazionale, ma povero di scintille alla Regione – se non per la convergenza fra Udc e pezzi di Italia Viva sulla scelta del nuovo assessore ai Rifiuti – è intervenuta la direzione di Diventerà Bellissima, il movimento “scapolo” di Musumeci. L’incontro si è tenuto sabato scorso in videoconferenza e, in mezzo alle buone intenzioni (come l’annuncio della nuova stagione congressuale) e una spolverata di politichese, ha regalato uno spunto: cioè l’apertura – l’ennesima – per una federazione con un partito (a caso) del centrodestra. Un sondaggio per capire chi ci sta.

Proprio come un rappresentante della Mondial Casa che si presenta a una riunione condominiale per piazzare l’ultima batteria di pentole, così Gino Ioppolo, coordinatore regionale del movimento e fedelissimo di Musumeci, ha proposto “il” prodotto a chiunque abbia voglia di acquistarlo: “Abbiamo deciso di delegare un ristretto coordinamento politico formato dai vertici del movimento – si legge nella nota diramata dal sindaco di Caltagirone – affinché, in tempi brevi, si definisca con un partito nazionale del centrodestra un accordo politico, un patto federativo che, mantenendo la autonomia regionale del movimento, permetta di avere maggiore voce sui tavoli romani e la condivisione delle battaglie care ai siciliani”.

Sembra un deja-vù. Già il 28 maggio 2019, all’indomani delle elezioni Europee in cui Musumeci, consapevolmente, decise di non prendere impegni e osservare da fuori, i deputati regionali di DB dettarono un breve comunicato alle agenzie: “Esistono le ragioni per creare un nuovo soggetto politico, con Diventerà Bellissima nel ruolo di cofondatore a condizione che le legittime istanze dei siciliani siano parte fondamentale e irrinunciabile di questo progetto. La nostra prima scelta, tuttavia, sarebbe quella che da mesi sosteniamo: creare un rapporto federativo tra Diventerà Bellissima e un soggetto politico nazionale già esistente, sempre nell’esclusivo interesse della Sicilia”.

L’idea di abbinarsi a un partito nazionale è stata più volte oggetto di valutazione. Fu lo stesso Musumeci, al termine dell’assemblea del movimento a Cefalù, il 20 luglio scorso, a dichiarare che “io non prenderò la tessera di nessuno degli altri partiti, ma se troverò interessante per la mia terra una federazione di qualche tipo, non ci penserò due volte”. E ancora: “Parlerò con tutti: con Salvini, con Meloni, con Berlusconi. Siamo aperti a tutti e non abbiamo pregiudizi. Ma la vita del nostro movimento non è in discussione e non lo è mai stata”. Fu un segnale ai malpancisti interni e poco inclini al leghismo, nonché l’ulteriore conferma di alcune parole pronunciate il mese prima in tv, a Tagadà, che incrinarono i rapporti col Carroccio dopo un corteggiamento quasi morboso: “La Lega non è il mio partito e Salvini non è il mio leader – aveva dichiarato il governatore su La 7 -. Appartengo al centrodestra, voglio bene e stimo sia Salvini, che Berlusconi e Meloni ma ho un mio movimento autonomista che spero possa avere molti consensi”.

Salvini, che alla vigilia di quelle parole era convinto che fosse utile far leva su Musumeci per capitalizzare i consensi in Sicilia – dove, comunque, alle Europee aveva ottenuto il 20% – man mano ha mollato la presa. Mentre negli ultimi mesi, spinto dal forcing di Razza, Musumeci è tornato alla carica. Anche in occasione delle ultime visite spalmate fra Catania e Palermo, dove il leader del Carroccio – rientrato al governo con Draghi – ha in corso un paio di processi per sequestro di persona. Il discorso interrotto bruscamente la scorsa estate (quando il segretario regionale della Lega era un recalcitrante Stefano Candiani), però, non è più ripreso. Anzi, la Lega, sfruttando l’avvento del “terrone” Nino Minardo alla guida del partito, ha battuto altre strade: ossia la federazione con il Movimento nazionale per l’autonomia (gli ex lombardiani). Le due componenti hanno suggellato l’accordo bilaterale, spiegando che ogni altra, eventuale, adesione dall’esterno – leggasi Diventerà Bellissima – dovrà passare al vaglio dei due partiti. E non sarà automatica, nella maniera più assoluta.

In Sicilia il nuovo corso leghista, più che a destra, tende decisamente al centro. Ciò non preclude la presenza di Musumeci (dalla segreteria si trincerano dietro un “nessuna novità”). Ma non è certamente con queste aperture all’universo-mondo che il governatore otterrà credito nei confronti dell’ex Ministro dell’Interno. Salvini è l’unico – in una logica di accordi nazionali – che potrebbe garantirgli il pass per una ricandidatura. Risiedono qui i motivi di tanta insistenza, ma anche nella carenza di alternative valide. Con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni i rapporti si sono logorati dopo il tentativo di Stancanelli – eurodeputato di FdI e fondatore di Diventerà Bellissima – di federare i partiti alla vigilia delle Europee, quando l’allora senatore, propose al congresso una mozione per ricongiungere le due esperienze nel percorso più naturale. Il suo progetto fu respinto con perdite, e provocò uno smottamento nei rapporti politici (anche personali, giura qualcuno) fra i due. La sensazione è che la Meloni non abbia alcuna intenzione di firmare cambiali in bianco per riportare il colonnello Nello a palazzo d’Orleans. Che fiducia puoi riporre in un don Abbondio che ci prova con tutte?

Resta l’ipotesi Forza Italia. Un partito che in Sicilia rappresenta una fetta enorme dell’elettorato moderato, anche se i rapporti fra i leader, Musumeci e Micciché, non sempre sono stati esaltanti. Il presidente della Regione e il presidente dell’Assemblea la pensano diversamente su tante cose – persino sul target vaccinale: uno ha fustigato il sindaco di Corleone Nicolosi, l’altro gli ha chiesto di resistere contro ogni forma di demagogia – ma negli ultimi mesi si sono riavvicinati, anche grazie alla concessione di un rimpastino, con l’ingresso in giunta di Scilla e Zambuto. Dopo aver negato qualsiasi ambizione a prenderne il posto e aver detto, a proposito di un Musumeci-bis, che “in questo momento si sta facendo di tutto – con impegno e in maniera scientifica – per evitare” che succeda (dichiarazioni dello scorso novembre), Micciché ha disteso i toni e la situazione pare essersi rasserenata. Ma sull’ipotesi di una federazione, beh, non se n’è mai parlato. E comunque, non è mai stata la priorità di Forza Italia.

A Diventerà Bellissima non rimangono troppi interlocutori: il progetto di Ora Sicilia è naufragato, così come il tentativo di un’Opa sull’Udc attraverso la famiglia Genovese. Mentre negli addetti ai lavori è forte la sensazione che nessuno garantirà a Musumeci una pezza d’appoggio dopo tre anni e mezzo di corsa in solitaria, con uno scarso coinvolgimento dei partiti, e poche decisioni collegiali. Nessuno è disposto a puntare uno scellino su un ritorno trionfale a palazzo d’Orleans; e qualcuno sta lavorando alacremente perché non accada. “E’ la sesta, settima volta che producono un comunicato per chiedere una federazione – dichiara un alto esponente del centrodestra, che si cela dietro l’anonimato – Candidarsi da solo? Non lo farà mai”. Ma anche correre con un appoggio trasversale, al momento, è una previsione azzardata. Nessuno ha premura di affrontare l’argomento: significherebbe scottarsi.