Non è la prima volta che lo dice, ma fa sempre effetto sentirlo. Nello Musumeci si ricandida alla presidenza della Regione, nonostante due anni e mezzo fa avesse annunciato che a palazzo d’Orleans sarebbe stata l’ultima tappa di un lungo percorso politico. Ma non è detto che l’unica legislatura sia anche l’ultima: “Non ho la presunzione di dirlo adesso, voglio vedere se in questi tre anni riuscirò a fare almeno il 60% delle cose per le quali ho chiesto e ho ottenuto il consenso dei siciliani…” ha spiegato Musumeci.

Il governatore ha rilasciato una lunga intervista a Maria Latella, su Sky Tg24, e ha parlato anche di centrodestra: “Credo che il candidato premier debba appartenere alla forza politica che si attesta con il maggior numero di consensi. Lavorare per competere fra componenti della stessa coalizione (riferimento a Meloni e Salvini) non serve, serve invece allargare il perimetro della coalizione, serve sfondare al centro e parlare all’elettorato deluso del M5S. I moderati del centrodestra devono tornare a essere l’asse portante, perché sono la cerniera con l’elettorato dell’indecisione e dell’astensionismo – ha aggiunto Musumeci -. Credo sia essenziale parlare al centro, senza dover rinunciare ai valori tipici della destra politica e tradizionale. Il centrodestra quando è unito e sa stare in mezzo alla gente vince. Un centrodestra unito è un valore per chi ci crede, mentre per chi non ci crede è un male necessario”.

Il presidente della Regione si è anche soffermato sull’abolizione delle province. In questi giorni all’Ars si decide se rinviare o meno le elezioni di secondo grado in programma il 19 aprile: “Sono convinto di quanto siano importanti le province, che sono un ente intermedio che da centosessanta anni fa da cerniera tra la polverizzazione municipale da un parte e il centralismo regionale o statale dall’altra. Averle soppresse, decapitate o ridimensionate senza aver inventato qualcosa che le sostituisse, in Sicilia ha determinato che diciassettemila chilometri di strade provinciali sono in condizione di abbandono. Non è con il ridimensionamento delle province che si fa la guerra ai costi della politica”.