I nostri tempi sono pieni di madonne che piangono. Ma la statua del santo sudato no, ancora ci mancava. E’ una catena di Whattsapp a rilanciare la notizia che arriva direttamente da Agira, un paesino in provincia di Enna. La statua di San Filippo suda. O lacrima, chissà. Scandalo. Credenze. Leggenda, forse. Ma la sostanza delle cose non cambia e i primi video hanno cominciato a intasare il web. Tanto da costringere il vescovo di Nicosia, don Salvatore Muratore, a farla richiudere in sagrestia per placare la morbosità di certi pellegrini che si erano messi in marcia dalle province limitrofe per venire ad ammirare il “miracolo”. E che ora troveranno soltanto le reliquie del “santo nero”: belle sì, ma prive del fascino reclamato.

Non solo dai fedeli, ma anche dal sindaco di Agira: si chiama Maria Gaetana Greco, ex rappresentante della Camera dei Deputata e vicina al “dem” Mirello Crisafulli. Un primo cittadino inviperito per la scelta della Curia, che così ha deciso di scomodare persino il Vaticano: “Non penso che Papa Francesco sia d’accordo con la scelta della diocesi che vieta ai fedeli di pregare davanti a San Filippo – ha detto la sindaca – Miracolo o meno, che male c’è nel far vedere la statua a tutti? Due autobus di pellegrini al giorno potrebbero essere una grande occasione per la nostra comunità”. Se non ci fosse all’orizzonte un timido segnale di strumentalizzazione della fede, sì, andrebbe benissimo.

Ma ora che succede? Prima di “sdoganare” San Filippo, come racconta Giuseppe Lo Bianco sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano”, il parroco di Agira, don Giuseppe La Giusa, attende una commissione vescovile che accerti la presenza e la sostanza del liquido apparso sulle guance della statua. La prima lacrimazione “ufficiale” viene fatta risalire al 20 settembre, ma il sindaco afferma che alcuni fedeli le comunicarono di quella “visione” già in piena estate. Agira s’interroga.