Come in preda ad un un improvviso conato di vomito, mi sveglio madido, in una di quelle notti alla Sartre in cui l’aria ha la febbre e suda. Un incubo. Cosa diavolo stavo sognando? Qualche ricordo impastato e confuso, Alexander Maesk, Aquarius e i porti chiusi con le catene…
Ma in fondo perché fanno tanto orrore solo le ruberie che hanno a che fare con finanza e politica? Si ruba forse solo in quelle? Non si può rubare anche nelle attività assistenziali?
Giusto, ma così non rischiamo di generalizzare, di correre?
La giustizia, mi fa Eco un inquisitore, non corre e non è mossa dalla fretta… e quella di Dio ha secoli a disposizione.
Aspettiamo il giudizio, ma intanto non lasciamoli lì a morire in acqua…

A proposito di ruberie, nell’incubo ci stavano pure degli zingari, di quelli da cartolina, con la dentatura d’oro che certo, non saranno sempre innocenti, ma se vogliamo metterci a parlare di responsabilità collettiva tanto vale che mi rimetto la divisa da SS che tengo ben piegata e stirata di là e giustifico un genocidio a caso.
Aspetta però, cos’è che diceva lei, onorevole Pajetta?
Dicevo che non bisogna interromperlo, perché si fa già abbastanza male da solo.
Ah ok, il Ministro Salvini e il Feldmaresciallo le sono formidabilmente riconoscenti.

Dicevo, in tv passava il brivido estivo del Mondiale. Argentina-Croazia, quella maglia a scacchi bianchi e rossi, il gol, l’esultanza, la disperazione. Poco dopo stesso schermo, stessa disperazione ma altre maglie, quelle che a scacchi ci diventano perché dietro a delle grate. Di qua i genitori, di là i bambini. Usa-Messico, che però non credo fosse una partita di calcio ma una partita persa.

E quei ribelli tra i monti del Qandil, asserragliati tra le piane del Sangassar – un muro fatto di rocce, muscoli e volontà su cui persino Alessandro il Grande rimbalza – quei ribelli che sparano coi mitra, non più coi vecchi kalashnikov, contro un Sultano che marcia sotto le insegne dell’Europa Unita. Bam! Bam! Due colpi nitidi, sordi e sono sveglio.
Seduto in mezzo al letto, inizio a pensare come Pajetta che se le cartucce si facessero ancora come un tempo, con dei pezzi di carta e della polvere avvolta in un cartoccio, le cartucce di quei ribelli sarebbero avvolte in pagine di grandi opere della civiltà occidentale: nella Carta dei diritti dell’uomo, nel Corano, nelle opere di Diego Fusaro e in quelle di Roberto Saviano.