Mentre Trump e Melania recitano, sul tema dei migranti messicani, il vecchio gioco del “cattivo” e del buono. Mentre Salvini (il finto cattivo) e Saviano (il finto buono) non giocano affatto e non se le mandano a dire sulle le principali testate italiane. A Palermo avviene qualcosa di magico qualcosa di inedito. A colpi di secchio e pennello Igor Scalisi Palminteri, rappresentante della fine “street art”, un Giotto dei nostri tempi “va cercando un muro” da mascariare per abbatterlo!

Raccontare, denunciare, provocare, con colori vivaci ed in silenzio ma con un murales altro 20 metri. Igor ha dipinto un magnifico San Benedetto il Moro, con un’enorme Mano Nera benedicente tutti noi, “cucuzzuni” con la testa calata, su di un muro di conci di tufo antico di 600 anni, in una piazza senza nome che si trova al centro di quattro vie, nel cuore di Ballarò, il quartiere del “melting pop”, dove tra le bancarelle del mercato e del mercatino dell’usato incontri di tutto, dal turista giapponese al cittadino medio che cerca pesce fresco, fino al palermitano stanziale da generazioni. Perché Ballarò (Balarm in arabo) significa Palermo e questo spesso non lo sappiamo.

Veste color del mare (non il saio francescano, ma un prepotente color mare, quello che ogni giorno viene sfidato da centinaia di migranti), aura bianca, sorriso beffardo, un pugno stretto che sostiene una gabbia con la porticina “aperta” (San Benedetto Patrono di Palermo era figlio di schiavi liberati). Sarà un altro messaggio? Scarpe da calciatore ai piedi sembra un enorme fermo immagine e davanti all’altezza dell’opera una cosa è certa: sei costretto ad alzare la testa verso il cielo. E guardando il cielo, con questa strabuttanissima arte salvi il mondo. Grazie, Igor.