Manifestazione di pubblico interesse, si chiama. In realtà è un bando. E’ quello che approverà il Consiglio d’amministrazione dello Stabile di Palermo per cercare un uomo nuovo da piazzare al posto di Roberto Alajmo alla direzione artistica del Teatro Biondo. In realtà Alajmo avrebbe potuto essere riconfermato dal cda per un nuovo quinquennio, sarebbe stata quasi una naturale successione a se stesso se non ci fosse di mezzo – così pare – una non buona disposizione del sindaco Leoluca Orlando nei confronti dell’attuale direttore artistico, una frizione che è datata due estati fa, quando sembrò insanabile una rottura tra il primo cittadino e il giornalista palermitano che nel novembre del 2013 era stato messo al posto di Pietro Carriglio.

Il mandato di Alajmo scade il 31 dicembre e lui è ovviamente deciso a presentare le sue “pezze d’appoggio”. “Sono orientato a candidarmi – dice – se l’hanno messa su un piano di trasparenza e democrazia, figurarsi se io mi tiro indietro”. L’ultima “pezza d’appoggio” sono gli abbonamenti alla stagione 2018-’19 appena iniziata che sono aumentati del 12% rispetto allo scorso anno facendo lievitare di circa il 20% l’incasso per i tagliandi di tutti gli spettacoli in cartellone. E già l’anno prima era stato quello che Alajmo chiama “del boom”: 68% in più di presenze a chiusura di sipario a fine maggio. Altri punti a suo favore che l’attuale direttore si riserva di presentare sono l’abbattimento del debito e l’abbassamento del costo del lavoro.

Sugli “attriti” (veri o presunti) con il sindaco, Alajmo non vuole parlare, anche se ricorda con amarezza l’”estate nera” di due anni fa quando  alla fine di una stagione particolarmente travagliata – con i debiti che attanagliavano lo Stabile e la cassa integrazione (rientrata dopo qualche mese) per una dozzina di lavoratori – Orlando in pratica lo sconfessò pubblicamente e lui sventolò la lettera di dimissioni. “Io me ne sarei anche andato sbattendo la porta con virulenza – dice – poi il cda, e per primo il presidente Gianni Puglisi, mi chiese di congelarle, restai a bagnomaria per i mesi estivi, le cose lentamente si ricomposero e per il teatro tornò il bel tempo, grazie anche alla collaborazione solidale e affettuosa proprio del cda”. Un bel tempo interrotto appena un anno dopo da un successivo tuono orlandiano, trasversale stavolta poiché si scagliò contro Emma Dante – regista residente del teatro e direttrice della Scuola dei Mestieri dello Spettacolo dello Stabile – che aveva chiesto uno spazio tutto suo in cui poter lavorare e creare (Orlando parlò di “eccellenze” che non potevano arrogarsi privilegio e diritto di sentirsi uniche, assolute).

Le tensioni con Alajmo s’erano comunque acquietate. Perché allora, adesso, il bando? Perché non una riconferma “naturaliter”? “Non lo so – dice Alajmo – so che il 31 dicembre il mio mandato finisce, so che bisogna presentare delle credenziali per il prossimo quinquennio e quello farò, gareggiando con altri”. E aggiunge: “In questo momento mi sento come Chance, il giardiniere di ‘Oltre il giardino’ ma se Peter Sellers stava davanti alla tv, io sto affacciato alla finestra guardando cosa accadrà”.

Appunto, cosa accadrà? Invieranno curricula e progetti alla “manifestazione di pubblico interesse” registi, ex direttori artistici, uomini di teatro o intellettuali che ruotano attorno ad esso? Accadrà come è accaduto per la sovrintendenza dell’Istituto del Dramma Antico a Siracusa assegnata lo scorso settembre ad Antonio Calbi, ex direttore del Teatro di Roma? O a Catania dove a febbraio, proveniente dallo Stabile di Genova, s’è insediata alla direzione artistica del teatro pubblico etneo l’outsider Laura Sirignano? Oppure, come vogliono alcuni rumors, a Palermo c’è forse un patto tacito tra Regione e Comune per ridistribuire i posti a tavola al gran ricevimento della cultura e del palcoscenico? Si sussurrano anche nomi di eventuali papabili: Orazio Torrisi o Giuseppe Dipasquale, registi, entrambi ex direttori artistici dello Stabile di Catania. Intanto “Chance” Alajmo apre le persiane, si affaccia a guardare e prepara le carte.

Nel frattempo Alajmo non si ferma: dal 22 novembre è tornato in libreria il suo “Repertorio dei pazzi della città di Palermo”, nella nuova veste della collana “La Memoria” edita da Sellerio. Pagine che tracciano una cartografia umana la cui insania non denota lo stigma di ciò che è diverso, ma è la stravagante essenza su cui si rifonda quotidianamente lo spirito della città. Giovedì 6 la presentazione alla vineria letteraria “Le cattive” di Porta Felice.