“Quel che allarma innanzitutto è che sembra si sia smarrito ormai qualunque senso del pudore e del rispetto prima di tutto dei propri sentimenti (che si sostiene essere autentici), poi della vita e della sfera intima di persone che, purtroppo, non ci sono più, non possono più esprimersi su episodi veri o presunti che siano e che – ne sono certa – avrebbero vissuto questa violazione del privato come un’offesa profonda”. Lo scrive Maria Falcone, sorella di Giovanni, in un fondo su ‘La Sicilia’. Un breve articolo che riprende un intervento a sfondo satirico di Ottavio Cappellani, comparso nei giorni scorsi sul quotidiano di Catania, che la signora Maria dichiara di non aver apprezzato. Il riferimento del pezzo di Cappellani, ovviamente, è al trambusto provocato dalle confessioni di Ilda Boccassini nel suo libro, a quella notte trascorsa in aereo assieme al giudice Falcone mentre si recavano in Argentina per l’interrogatorio di un boss: “Quanto al commento ospitato dal vostro giornale – riprende Maria Falcone -, del quale non riesco neppure a comprendere il senso – forse voleva essere una critica al libero della dottoressa Boccassini, ma anche leggendolo più volte non mi è chiaro – mi pare si sia superato il limite. Questo immaginare scenette da sit-com di basso livello, questo descrivere due persone, che hanno fatto della compostezza e della riservatezza regole di vita e che sono state uccise per difendere la democrazia del nostro Paese, come ridicoli protagonisti di un romanzetto di quart’ordine è vergognoso. In nome della libertà di espressione del pensiero non si può calpestare la memoria di chi non c’è più e la sensibilità di chi è rimasto e ogni giorno deve confrontarsi con un dolore che non può passare”.