La combinazione tra Forza Italia, Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro ha funzionato: Forza Italia è il primo partito in Sicilia con oltre il 23% delle preferenze, davanti ai patrioti di Fratelli d’Italia (che restano avanti per la somma dei voti ottenuta nella circoscrizione Isole). Il risultato di FI, più del doppio rispetto alla media nazionale, premia l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, beneficiario di oltre 121 mila preferenze, e sostenuto anche dalla cordata del governatore Schifani. Al partito azzurro dovrebbe scattare anche un altro seggio per Marco Falcone. Nel caso di rinuncia di uno dei due – uno scenario più che verosimile – a Bruxelles siederà per la terza volta Caterina Chinnici, finita al terzo posto grazie alla spinta del Mpa.

Il candidato di Totò Cuffaro, Massimo Dell’Utri, si ferma in quarta posizione nonostante la spinta della DC, che negli ultimi giorni però è andata (spesso) in soccorso a Tamajo. Per Falcone, “i dati in via di definizione consegnano agli archivi elettorali delle Europee un risultato largo e soddisfacente che mi rende, a questa tornata, il terzo candidato più votato d’Italia nella lista di Forza Italia. Siamo riusciti ad aggregare energie azzurre e progetti senza l’apporto di nessun altro partito o movimento ‘ospite’ in Fi. Si direbbe ‘soli contro tutti’. Su questi aspetti e sui numeri sono già aperte le riflessioni interne al nostro movimento”.  Per Schifani “questi dati confermano che il nostro partito è il naturale punto di incontro dei moderati di ispirazione liberale ed europeista e confermano la Sicilia come storico bacino di consensi”. Ognuno, insomma, avrà i propri motivi per dichiararsi vincitore. Compreso quello di aver fermato l’avanzata della destra, che, come acceduto alle Politiche e alle Regionali, resta sotto la media nazionale. In Fratelli d’Italia, che in Sicilia esprimerà un paio di seggi per l’Europarlamento, dietro a Giorgia Meloni, si piazzano rispettivamente Giuseppe Milazzo (con oltre 60 mila preferenze) e l’ex assessore alla Salute, Ruggero Razza, che si aggiudica nettamente il derby catanese con il sindaco di Gravina, Massimiliano Giammusso, e dovrebbe beneficiare del via libera di Giorgia.

Delude in parte il Movimento 5 Stelle, accreditato dai sondaggi come il partito più forte. I grillini chiudono al terzo posto con il 16% dei consensi, anche se nel computo insulare devono accontentarsi del quarto alle spalle del Pd. Il migliore è Giuseppe Antoci, alle sue spalle (staccatissimo) l’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque. I dem, invece, si coalizzano attorno a Elly Schlein e Giuseppe Lupo, che otterrà un seggio dopo l’umiliazione subita un anno e mezzo fa dalla Chinnici, quando fu escluso dalla lista per la Regione (era imputato in un processo per corruzione, da cui è uscito pulitissimo). Alle spalle di Lupo si piazza Pietro Bartolo, l’ex medico di Lampedusa, uscente. Soltanto quinta la giornalista Lidia Tilotta.

Clamoroso, invece, il risultato di Leoluca Orlando, che nonostante le buone percentuali raggiunte a livello nazionale dall’alleanza tra Verdi e Sinistra italiana, è terzo alle spalle di Salis e addirittura di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. Il seggio scatta a Ilaria Salis (50.406 voti), che però potrebbe optare per quello della circoscrizione Italia-Nord occidentale dove ha ottenuto 126.027 voti, in questo caso le subentrerebbe Mimmo Lucano (25.785): ma se anche lui dovesse optare per uno dei seggi conquistati come primo eletto dell’Italia meridionale e dell’Italia Nord-orientale, lo scranno di Bruxelles andrebbe a Leoluca Orlando (con appena 18 mila preferenze).

Avs, in Sicilia, prende meno voti della Lega e di Libertà, la lista spezzatino di Cateno De Luca, che comunque non sfonda con meno dell’8 per cento (a livello nazionale il 4 è un miraggio: Scateno si ferma a poco più dell’1). Per quanto riguarda la Lega, invece, ottima performance di Raffaele Stancanelli, che dovrebbe ottenere la conferma del seggio di Bruxelles con oltre 44 mila preferenze: meglio del generale Vannacci e molto meglio dell’uscente Annalisa Tardino (soltanto quarta). La Lega conferma i pronostici della vigilia del commissario Claudio Durigon e si attesta al 7 per cento, considerata anche la Sardegna.

Male gli altri partiti: né Renzi né Calenda raggiungono lo sbarramento del 4 per cento (in Sicilia fanno addirittura peggio, rimanendo a cavallo del 2).