Fra le poche sorprese di questa tornata elettorale, non si può ignorare l’esito del derby etneo fra Ruggero Razza e Massimiliano Giammusso, in Fratelli d’Italia. Una disputa che si risolve a favore del primo, ex assessore regionale alla Salute, che rilancia le ambizioni delle “vedove” di Musumeci (e degli eredi di Diventerà Bellissima), palesando le difficoltà del fronte avversario. Per Razza – ahi che invidia – scatterà il seggio al parlamento Ue, dove siederà al fianco di Giuseppe Milazzo (che cambiò casacca qualche anno fa, dopo essere stato eletto in Europa con Forza Italia). Resta fuori da Strasburgo Giammusso, nonostante le 22 mila preferenze nella sua provincia d’origine e la corrente turistica al seguito.

A bocca asciutta, pertanto, anche il vicecapogruppo alla Camera dei Deputati, Manlio Messina. Che finirà per godere del buon risultato di Fratelli d’Italia (comunque spodestato dal trono di Sicilia per l’avanzata di Forza Italia) senza ammettere che il suo sostegno, assieme quello di Salvo Pogliese, non sono bastati a Giammusso – staccato di quasi ventimila preferenze da Razza – per ottenere il secondo posto utile. E nemmeno a Elvira Amata, “meritevole” assessore al Turismo nonché allieva del Balilla: è arrivata sesta su otto, con 24 mila preferenze (e altrettanti baci a SeeSicily). In Fratelli d’Italia va imponendosi una frangia che non è la classica destra, “geneticamente modificata” rispetto all’ambizione di ordine e disciplina dei vertici romani. Nel partito siciliano manca soprattutto la disciplina, visto quello che è accaduto con la fuoriuscita dell’on. Marco Intravaia alla vigilia della campagna elettorale.

Catania e provincia confermano la regola siciliana di un baricentro più spostato verso i moderati, dato che il primo partito diventa Forza Italia. E’ la vittoria di Marco Falcone, capace di raggranellare più di 100 mila preferenze a livello regionale (e 36 mila nella sua provincia). Ma è anche la vittoria, passando al Carroccio, di Raffaele Stancanelli e Luca Sammartino (ahi che invidia anche per loro, doppia per Stancanelli, già meloniano). In attesa di conoscere la ripartizione dei seggi, l’ex sindaco ha totalizzato oltre 21 mila preferenze nella sua provincia, spingendo la Lega a un passo dal 10 (il dato regionale dice 44 mila per Stancanelli e Lega sopra il 7). Una parte del successo è ascrivibile al solito Sammartino, che è sceso in campo nonostante le recenti inchieste della magistratura l’abbiano costretto a dimettersi dalla vicepresidenza della Regione.

Meriterebbe un altro metro di giudizio la prestazione del Mpa di Raffaele Lombardo, che ha dato una mano considerevole (ma non ancora bastevole) al risultato di Caterina Chinnici. L’eurodeputata uscente del Pd, candidata con Forza Italia, sfiora le 94 mila preferenze ma allo stato attuale non risulta eletta. Gli Autonomisti sono stati al suo fianco, contribuendo al risultato complessivo della lista. Vietato esultare (e passare all’incasso), però, fin quando uno fra Tamajo e Falcone non si dichiarerà disponibile a un passo indietro. A quel punto, ahi che invidia.