Dalla politica alla politica, con un biglietto di sola andata. Alla fine si torna sempre dove si è stati bene, così Innocenzo Leontini, ex assessore regionale alla Sanità e all’Agricoltura, si rimette in gioco a 59 anni per uno strano scherzo (o regalo, se volete) del destino. Grazie all’elezione di Pogliese a sindaco di Catania, e alla conseguente rinuncia di Gianfranco Micciché, già bell’impegnato nella sua missione palermitana, il deputato di Ispica (Ragusa) si appropria di un seggio a Bruxelles. Era il secondo dei non eletti alle Europee 2014, circoscrizione Sicilia-Sardegna, nella lista di Forza Italia. Sono passati oltre quattro anni e ne rimane poco meno di uno a Leontini per lasciare il segno. Cosa di non poco conto: dopo decenni, Ragusa torna al Parlamento Europeo con un proprio rappresentante.

Se non fosse un termine stra-abusato, e di conseguenza fastidioso, potremmo descrivere Leontini come il classico “animale politico”. Anche se la sua vocazione è culturale: laureato in Scienze Politiche all’università di Catania, porta con sé una grande passione letteraria, elemento che lo fa propendere per l’insegnamento. E’ un amante della musica e nella sua dimora non manca il pianoforte, con cui si diletta spesso in compagnia degli amici. Oltre a una biblioteca a cui attingere nei rari momenti liberi. La politica è un correlato, fatto di numerosi alti (con ampi consensi) e pochi bassi (soprattutto in coda): entra nel Psi e diventa sindaco della sua città, Ispica, fra il 1991 e il 1993. E’ un berlusconiano della prima ora: nel 1996 arriva il primo incarico governativo come assessore alla Sanità, quando il governo regionale è guidato dal compianto Giuseppe Drago, modicano e quasi conterraneo di Leontini. Dal ’97 diventa coordinatore del partito a livello provinciale.

La forza espressiva e dialettica di Leontini, il rigore, la preparazione, la vocazione al dialogo e alla conoscenza sono armi che funzionano. Nel 2001 si torna alle urne e Innocenzo raccoglie oltre 12mila preferenze nel collegio di Ragusa, tornando in Assemblea per la seconda volta. E’ protagonista negli anni del 61 a 0, in cui il partito di Berlusconi rappresenta per Ragusa e la Sicilia tutta quello che è oggi il Movimento Cinque Stelle: speranza, forse un briciolo di illusione, ma anche svecchiamento, fiducia (a tratti incondizionata) per chi agisce sulla scia del liberismo e della forza imprenditoriale emanata dal grande leader. Dopo l’affermazione alle Europee del 2004 (con 55mila preferenze) Leontini torna al governo regionale, stavolta nominato da Cuffaro, come assessore all’Agricoltura. Pane per i suoi denti: Ragusa, dove il fenomeno Montalbano comincia a muovere i primi passi, è una terra a vocazione agricola.

Rieletto all’Ars nel 2006 e nel 2008 (rispettivamente con 16 e 13 mila preferenze), diventa capogruppo del Pdl all’Ars, prima dei dissidi con il governatore Lombardo e di un lento declino riservato a tutti i vecchi (o quasi) della politica. Il Pdl è un mostro a più teste che Innocenzo saluta nel 2012, alla vigilia di nuove elezioni regionali in cui si presenta con la maglia del Cantiere Popolare di Saverio Romano. Resta fuori. Idem l’anno dopo al Senato. Lentamente si sfila dalla politica e si concentra su un paio di inchieste giudiziarie che lo riguardano: viene assolto nell’ambito di un processo sui falsi invalidi, mentre viene condannato dalla Corte dei Conti a risarcire l’erario per 97 mila euro a seguito del processo sulle spese pazze all’Ars.

Non una parola fuori posto, non un’aggressione alla magistratura. Leontini è uno che aizza solo dal palco dei comizi, grazie alle sue doti comunicative. E’ un leader di lotta ma soprattutto di governo. E anche il suo approccio a Bruxelles è silenzioso, zero pompa magna, zero repliche a chi lo aveva dato per finito. Pur nella certezza che al momento opportuno si farà sentire: perché, come amava dire ai tempi dei lustrini, un bravo politico “deve saper fare e far sapere”. Altrimenti finirà col perdere il senso della realtà.