Se non ci fossero i toni coloriti di Gianfranco Miccichè a fare da sfondo alla vicenda, probabilmente il destino di 134 persone, ex lavoratori delle partecipate che la Sas (Sicilia Ausiliari Servizi) si rifiuta di assumere, sarebbe passata sottotraccia fino al prossimo sit-in organizzato di fronte al palazzo della Regione. Ma Gianfranco Miccichè c’è, esiste. E la sua apparizione televisiva a Casa Minutella, martedì pomeriggio, ha provocato un terremoto: il presidente di Sas, Marcello Caruso, si è dimesso. Ma il destino dei 134 lavoratori, quasi ex, rimane appeso a un filo.

Miccichè – in attesa di incontrare Musumeci – si rinchiude nel suo studio dopo una notte insonne, trascorsa in Commissione Bilancio per definire il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio (“Dicono che i parlamentari non lavorano, ma la seduta è finita alle 7 del mattino. Io sono rimasto lì a vigilare. Sono tutti cadaveri, così ho dovuto rinviare i lavori d’aula alle 18” spiega al telefono). Il presidente dell’Ars, che è anche coordinatore regionale di Forza Italia (e molti glielo rinfacciano) ha il piglio deciso di chi vuol fare le cose: “Grazie a queste variazioni salveremo lo stipendio delle 4 mila persone che rischiavano di trascorrere il Natale senza un euro”. Sono gli ex Pip, i lavoratori di Resais e delle riserve naturali. Restano a piedi i famosi 134 e la cosa non lo lascia dormire.

Presidente, ci spieghi bene questa vicenda. Caruso sostiene che la legge deroga al “blocca assunzioni”, con la conseguente assunzione a tempo indeterminato dei 134 lavoratori in uscita da altre partecipate, non poteva essere applicata perché l’assemblea dei soci di Sas si era messa di traverso.

“Esiste una legge che dice che queste persone, fatte indegnamente fuori dal governo Crocetta, devono essere reintegrate entro il 31 dicembre. Perché hanno subito un’ingiustizia, una bastardata…”.

Perché sono state licenziate dal precedente governo?

“Renzi, che allora faceva il presidente del Consiglio, aveva tutto l’interesse a chiudere le partecipate (Cerisdi, Ciem, Sviluppo Sicilia ecc.) in cui lavoravano queste persone – si occupavano di assistenza tecnica alla Regione – per dare i soldi al Forme, dove c’era un presidente che aveva indicato lui. Dissero all’assessore Baccei di fare questa operazione. Così vennero licenziate 134 persone”.

Succede che questi 134 lavoratori entrano nell’albo dei “licenziati”. La Regione fa una legge per reintegrarli in Sas, che però comunica di non poterli assumere perché la stessa Regione garantisce a Sas solo delle commesse a tempo. Mica potete prenderli per non lavorare…

“Si tratta di insopportabili cavilli burocratici. Sappiamo che è impossibile alle stesse condizioni di prima. Ma, pur lavorando meno ore e guadagnando meno, devono essere assunti a tempo indeterminato. Avrebbero dovuto dargli delle garanzie. Si tratta di ragazzi di 45-50 anni, sono laureati, alcuni si sono sposati da poco e hanno messo su famiglia. Lasciarli in mezzo a una strada vuol dire distruggere le loro vite”.

Ma così torniamo al punto di partenza. Chi sono questi soci che hanno bloccato Caruso?

“Si tratta dei soci di minoranza, cioè i manager delle Asp – le aziende sanitarie che hanno quote risibili in Sas (il 18% complessivo) – che sono stati piazzati lì da Crocetta. E’ ovvio che non fossero d’accordo a questa operazione. Quelli di maggioranza lo erano”.

E ora che si fa?

“Devo trovare una soluzione sennò impazzisco. Io sui cavilli burocratici sono pronto a imbracciare il kalashnikov per sparare”.

Lei stesso ha ricordato che Caruso lo avete scelto voi.

“Il processo di sottogoverno è antipatico, ma è giusto che la politica abbia i propri uomini di fiducia nei posti chiave. A patto che non ti rovinino… Caruso è una persona perbene, ha sempre lavorato in Forza Italia, ma perché chiedere una presidenza se sai che non sei in grado di gestirla? E’ questa l’unica cosa che mi fa impazzire. Allora, lasciatemi scegliere persone che prescindono dalla politica ma che sappiano trovare una soluzione”.

Ecco, sarebbe forse il caso di cambiare metodo di selezione?

“Se cerchi solo la competenza, affidandoti a un concorso, rischi danni colossali: ad esempio che arrivi gente amica di Crocetta che voti “no” per principio. Siamo noi che non sappiamo scegliere. In politica ci sono persone che ti aiutano, che hanno tutto il diritto a essere ricompensate. Ma mi lasci raccontare un episodio…”.

Prego.

“Accadde dopo il 61 a 0 di Berlusconi in Sicilia (era il 2001). Il presidente mi chiama alle sette meno dieci del mattino e mi fa una battuta: “Che ministeri mi lasci liberi per trattare con gli alleati?”. Io gli dissi che non me la sentivo ancora di fare il ministro, ma che preferivo andare come vice all’Economia e occuparmi del Sud. Perché io posso avere questa sensibilità e dire che non me la sento, e altri, invece, pretendono i posti migliori senza sapere se sono in grado di occuparli?”.

Caruso è un uomo vicino a Schifani.

“Questo non c’entra. E’ stato nostro coordinatore provinciale, ha sempre lavorato con noi. Sembrava avere le carte in regola per fare il presidente della Sas. Ora sono io a dover chiedere scusa a Musumeci per la nomina che lui ha fatto; e a queste 134 persone che rischiano di non avere più un lavoro”.

Nell’ultimo anno, le nomine delle partecipate sono state un problema. In alcuni casi, come Riscossione Sicilia o la Società Interporti, il governo è dovuto intervenire più volte.

“Purtroppo gli errori ci stanno: non è che quando assumi una persona la passi al metal detector per capire se è capace o meno. Per noi Caruso aveva le capacità, ma qualcuno lo ha pressato perché non si facesse questa cosa”.

C’è un modo per ovviare a questi errori?

“All’inizio non si dovrebbero fare contratti superiori a un anno, così uno ha il tempo di verificare se la persona nominata riesce a gestire una società o meno”.

Figuccia l’ha paragonata a Schettino per aver abbandonato la Sas e Caruso al proprio destino…

“Sono venuti i colleghi dell’Udc a chiedermi scusa. Schettino ha dimostrato di essere un codardo, io col mio intervento ho forse dimostrato codardia?”.

Passando alla politica. Ha definito quella siciliana l’unica giunta di centrodestra.

“Esistono anche in Lombardia e Veneto, ma lì la Lega è predominante. Noi siamo l’unica regione dove tutti i centristi stanno insieme. Sia chiaro, non è che andiamo d’accordo perché non c’è la Lega… Io a Salvini ho dato dello stronzo, lui mi ha messo sui manifesti”.

Sono quelli relativi alla grande manifestazione di domani a Piazza del Popolo. Come l’ha presa?

“Mi sono fatto un poster e l’ho appeso in camera”.

A proposito di centristi. Andrete tutti insieme alle Europee? Da Cefalù è filtrato quel messaggio, anche se Musumeci non si sbilancia più di tanto.

“C’è stato pure l’appello di Tajani, in cui dice che Forza Italia sarebbe disponibile anche a cambiare nome purché ci sia un allargamento. La linea, anche a livello nazionale, non può che essere che quella. Parlare di “Forza centrodestra” anziché di “Forza Italia”. Musumeci? A Cefalù ci ha dato buone speranze, poi bisogna capire le proposte. I progetti vanno fatti con attenzione e valutati con serenità”.

L’ultima domanda è una questione di cuore. Lei è un tifoso del Palermo calcio, che in questi giorni chiude un’era, quella di Zamparini, e si affida a un gruppo di sconosciuti che arrivano dall’Inghilterra. Cosa ne pensa?

“Non ho idea di chi siano questi. Ma penso solo che i palermitani non possano dimenticare cosa ha fatto Zamparini per noi. Per la prima volta nella mia vita sono stato a vedere delle partite di coppa internazionale fuori da Palermo perché giocava il Palermo. Chi oggi dice che siamo stati rovinati da Zamparini, dice una falsità”.