Sessantamila like, non so se mi spiego. Che se avessi un euro per ogni like passerei l’estate al Ritz di Parigi spargendo mance sontuose e bevendo cocktail Martini mescolati non agitati, come un mio amico al servizio di Sua Maestà. Sessantamila like al mio post sul cane, che se qualcuno se lo fosse perso riassumo così. Qualche giorno fa un cane è entrato nel mio bar. Ogni tanto succede, entrano, gironzolano, si guardano intorno e poi o vanno via da soli o al limite sono io che li invito a farlo. Non ho grande trasporto per gli animali, l’ho scritto, e un cane stravaccato davanti alla cassa non è proprio il migliore dei biglietti di presentazione, ne converrete.

Ma per questo cane qui, per motivi insondabili, ho fatto un’eccezione e anziché cacciarlo l’ho accolto volentieri. Resta per tutto il tempo che vuoi, stravaccati, dormi, mangia e pazienza se qualche cliente arriccerà il naso vedendoti. Che volete farci, il cane triste e solitario ha toccato le corde abitualmente riservate all’Inter, o a Baglioni, facendomi mettere il bar, per una volta, in secondo piano.

Questo ho raccontato nel mio beve post pubblicato su Facebook. Una piccola storia, come quelle che ogni tanto scrivo e che qualcuno di voi magari legge. Non immaginavo certo l’uragano che avrebbe scatenato. Sessantamila like e più di diecimila condivisioni, manco fossi l’adorata Selvaggia Lucarelli in una delle sue invettive più riuscite. Il mondo di Facebook che si riversa nel mondo reale, impadronendosene e fagocitandolo. L’universo di Facebook che mostra tutta la sua forza dirompente arrivando nelle nostre case e compiendo il Miracolo tanto atteso: grazie al tam tam i padroni hanno ritrovato il cane e vissero tutti felici e contenti. Si chiama Saki ed era scappato lunedì dalla villa in cui vive, impaurito dai tuoni e dai lampi di quella notte di bufera.

Ieri mattina quando sono arrivato al bar c’era una piccola delegazione di donne che quando m’ha visto, non esagero, sono corse ad abbracciarmi. “Veniamo apposta dall’altra parte della città per esprimerle la nostra stima e ammirazione”. E poi decine di messaggi privati, centinaia di richieste di amicizia, inviti a inaugurazioni di mostre e di canili, un’anima pia ha addirittura pensato che io potessi fare il moderatore a un convegno sul randagismo nelle Marche.

Famoso a mia insaputa, catapultato nel mondo dei Buoni senza averne, sapete che con voi non baro mai, né il phisique su role né le capacità. Non so se conoscete un vecchio film con Mastroianni, Oci ciornie. Quando quelle donne mi stringevano la mano magnificando il mio presunto atto di bontà mi sentivo come il protagonista di quel film, che diventa famoso a sua insaputa, senza neanche capire perché, e a un certo punto scende dal treno e si ritrova ad accoglierlo nientemeno che la banda del paese. Non so se rendo l’idea.

Ieri sera ero a Trapani, ho conosciuto un uomo al ristorante, mi sono presentato. Mi ha guardato e mi ha detto: ma è lei che ha scritto il post sul cane? Surreale. Ho riso, poi gli ho risposto sì con incredulo pudore. Probabilmente ha ragione il mio amico Peppe quando dice con disincanto che questa storia qui è in fondo la dimostrazione che a parlar di animali siamo ascoltati meglio che a parlar di uomini.