L’utilizzo dei test rapidi nei ‘drive in’, che da qualche giorno – dopo il conteggio nelle statistiche ufficiali dei contagi – ha abbattuto il tasso di positività anche in Sicilia (eravamo a un passo dal 20%), potrebbero avere una scarsa rilevanza scientifica. Quelli utilizzati dalla Regione, infatti, sono tamponi di prima e seconda generazione: “Secondo studi scientifici recenti non rilevano una buona fetta di positivi asintomatici”, ha spiegato a Repubblica Antonio Giarratano, membro del Cts siciliano e docente di Anestesia e Rianimazione. Inoltre, sarebbe “uno sbaglio usarli in situazioni come i drive-in”.

Non funzionano, cioè, per delle campagne di massa come quelle avviate dalla Regione a ridosso della riapertura di elementari e prime medie, dal 14 al 17 gennaio scorsi. Lo aveva già segnalato Cristoforo Pomara, che oltre a far parte del pool di tecnici della Regione, è anche direttore del dipartimento di Medicina legale al Policlinico di Catania: “Si ponga immediatamente fine ai test nei drive in che, come sempre ho detto, sono un non senso eseguiti sulla popolazione e per di più senza che i negativi vengano posti in isolamento cautelativo e non ripetano il test dopo tre giorni. E’ troppo alto il numero dei falsi negativi – aveva detto una settimana fa a Live Sicilia -. I test rapidi hanno un senso se adoperati con criterio: ovvero su base anamnestica e su comunità circoscritte e soprattutto se ripetuti frequentemente in caso di negatività. Il ministero ha fatto in parte chiarezza sul tema che da tempo i tecnici avevano posto in evidenza e sul quale come analista del rischio più volte mi sono espresso”.

Da qualche ora, però, la Regione ha aggiudicato un appalto alla Medical System per un milione di tamponi rapidi di seconda generazione a 3,50 euro ciascuno. Cioè quelli più frequenti, che alla Fiera del Mediterraneo di Palermo, secondo il commissario provinciale per l’emergenza, Renato Costa, hanno permesso di isolare “8.900 positivi, tutti confermati dal molecolare. Mettiamo insieme due calcoli? Ognuno di questi ha tre contatti stretti, almeno? Bene, abbiamo tolto dalla circolazione venticinquemila persone che rappresentavano un rischio”. Nonostante l’attendibilità tutta da rivedere, hanno fatto da barriera.

La nuova frontiera, però, sono i tamponi di terza generazione, che costano più della media (14 euro anziché 9). Il direttore del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute, Mario La Rocca, ha dato mandato alla Protezione civile regionale di indire una procedura urgente per acquistarne un milione. Nel frattempo si procederà come si è sempre fatto, magari rafforzando la microbiologia, come richiesto dal professor Pomara: “Dobbiamo potenziare i laboratori di microbiologia molecolare con più investimenti – ha detto il membro del Cts regionale -. L’assessore Razza ha fatto miracoli, ne faccia altri, acquisendo gli estrattori rapidi che permettono di analizzare in breve tempo moltissimi tamponi molecolari. Stiamo combattendo una guerra tremenda, per vincerla dobbiamo dotarci di un super armamento, ma sempre con discernimento”.