“Questa storia vi sta sfuggendo di mano”, tuonano a giorni alterni i più incalliti fra i webnauti come fosse un memento mori. Accade quando il popolo dei social si intorcina intorno a un tema come uno stomaco abitato da un eccesso di succhi gastrici, si avvinghia come l’edera della buonanima di Nilla Pizzi all’argomento must del giorno o della settimana, si abbarbica all’evento mainstream del momento come le adolescenti a Benji & Fede. Ci cascano tutti, beninteso, l’intellettuale e l’incolto, sinistra e destra, quello pro e quello contro, il moderato e l’arrabbiato. E i giornali, ovviamente, tendono l’orecchio, riverberano l’eco. A un certo punto arriva il solito moralista (il mondo ne è pieno) ad ammonire ironicamente ma con severità che “questa storia” ci sta prendendo così tanto che ci sta “sfuggendo di mano” tanto da farci sembrare anche un po’ patetici e – ammonendo ammonendo – non s’accorge che è bell’e cascato anche lui, in “questa storia”, anche a lui è “sfuggita di mano”.

Perdonate il preambolo ma me lo sono chiesto anch’io se “questa storia” di Palermo “capitale italiana della cultura” non ci stesse “sfuggendo di mano” quando alla ricerca di un sugo pronto per il pranzo non mi sono imbattuto nell’elegante bottiglia dal vago richiamo liberty della salsa di pomodoro datterino della Fratelli Contorno, autorevole, centenaria industria conserviera palermitana. Sull’etichetta lo skyline stilizzato della città, dorato su fondo vermiglio (sempre di pomodoro trattasi), il nome del prodotto, “Bella Palermo”, e, tra i due, al centro, la scritta “Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018”. E una mediterranea figura femminile, come affacciata su un paio di pelati che sembrano, ad occhio pruriginoso, prolungamenti di un seno che si immagina generoso.

Che cosa c’entra?, è la prima domanda. Ed è facile, fin troppo scontato, far balenare un simpatico equivoco tra Cultura e Coltura. Non credo d’altronde che la rinomata ditta sia tra i partner o gli sponsor dell’evento, sarà stata una carineria, si è portati a pensare, un modo per ricordare oltre provincia, magari anche oltre Stretto, tra gli effluvi di un soffritto, che Palermo non è solo gastronomia. Mi è pure venuta in mente mia nonna (grande rivenditrice di prodotti Contorno ma anche dei concorrenti Raspante) e mi son chiesto cosa ne avrebbe pensato, al di là del bancone, o seduta alla cassa, in tempi in cui alle etichette badavano solo i bambini, per i disegni, per i colori. Tant’è. Ho comunque pensato che – in questo caso – forse è meglio che ci “sfugga di mano” questa storia della capitale culturale piuttosto che una preziosa bottiglia di salsa.