Il dottore è in scena. Venerdì, sabato e domenica prossimi (ore 21,15 feriali; ore 19 festivo) allo Spazio Franco dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. La performance si intitola La carne è debole, il dottore se l’è scritta e se la recita da solo. Il dottore si chiama Giuseppe Lanino, è palermitano, ha 40 anni e in verità fa l’attore, da sempre. Però è altrettanto vero che una laurea ce l’ha, è medico veterinario.

Ma andiamo con ordine. Lanino è volato a Milano quando aveva vent’anni. Studiava veterinaria all’Università e al tempo stesso frequentava l’Accademia dei Filodrammatici perché recitare gli piaceva e continua a piacergli assai. Il virus del teatro lo aveva beccato a Palermo, giovanissimo, durante un laboratorio diretto da Antonio Latella, regista tra i più sulfurei, inventivi, provocatori e di successo dell’ultimo ventennio. E proprio con Latella ha esordito, nel suo Querelle de Brest, spettacolo memorabile nato e rappresentato al Teatro Garibaldi che era stato da poco strappato alla mistica del rudere da Carlo Cecchi e Matteo Bavera. Da allora palcoscenico e soltanto quello, il diploma di laurea è rimasto in cornice.

Ma l’amore, la passione, l’interesse per la natura e per il mondo animale no. Quegli studi sono infatti risbucati fuori adesso e hanno dato il via a questo suo primo spettacolo “fai da te” dopo vent’anni tra rosseggiare di velluti. Inutile stare a girare intorno a un titolo come La carne è debole scritto da un attore-veterinario. Tanto vale dichiararsi, subito. E Lanino lo fa: “Sono vegetariano al 100% e sono anche vegano all’80%, diciamo un vegano flessibile. Ovvero: se mi inviti a casa tua e mi fai una frittata io me la mangio, se nella frittata ci metti il formaggio me la mangio lo stesso ma se ci metti anche il prosciutto dico ‘no, grazie’”. Come puntualizzare che vegetariano è chi non mangia carni di animali di terra, aria e acqua e vegano chi non introduce nel suo corpo alimenti che siano anche di sola derivazione animale.

Detta così sembrerebbe la solita lezioncina teatrale su ciò che è giusto, bello e buono e ciò che non lo è. Lanino mette le mani avanti: “Per carità, nessuno vuol fare la morale agli altri, ci mancherebbe. Sarebbe come se dicessi allo spettatore ‘io sono più figo di te perché ho fatto questa scelta’. Chi sono io per puntare il dito contro chi sta seduto in platea o per instillargli sensi di colpa? E invece voglio solo raccontare, anche informare ma i dati che snocciolo durante lo spettacolo – sullo sfruttamento dell’ambiente, delle acque, dei campi, sulle coltivazioni e gli allevamenti intensivi – sono mescolati all’intrattenimento. Giuro che nessuno uscirà da teatro sentendosi una brutta persona. Insomma si riflette sì, ma si scherza, ci si diverte”.

A confortare Lanino c’è la reazione del pubblico nelle piazze che questa piccola produzione (che ha solo il sostegno della Lav, la Lega antivivisezione) ha toccato, dall’Elfo di Milano all’ex Mattatoio del Testaccio a Roma. “Incuriosita, interessata, magari stupita di fronte a certi dati. Voglio solo far pensare, non fare proseliti. Uno spettatore, ad esempio, mi ha confessato, che tornato a casa dopo lo spettacolo ha preso il latte che aveva nella dispenza e lo ha buttato versandolo nel lavello della cucina. Gli ho detto: ‘No, non si fa. Potevi prima berlo oppure regalarlo a chi ne aveva bisogno”.

Ovvio che lo spettacolo (che dopo Natale potrebbe avere anche un effetto detox) tocchi di riflesso quel nervo delicatissimo che è il nostro rapporto col cibo, ormai quasi atrofizzato da tutti i cooking show televisivi. Che ne pensa Lanino che pure, negli anni Ottanta, è stato un bambino ghiotto di sofficini e merendine? “Non se ne può più, la tv è diventata tutta una cucina, da Masterchef in giù. E’ una moda e va cavalcata. Vedo però il cibo trattato con superficialità e spesso con volgarità. Il grande chef che con disprezzo lancia nel lavello il piatto del concorrente venuto male trasmette un messaggio immorale”.

Dopo questo piccolo spettacolo, Lanino tornerà a Oscar Wilde e a L’importanza di chiamarsi Ernesto con il Teatro dell’Elfo di Milano che ha già debuttato la scorsa stagione. “Ci aspetta una tournée lunga, dal Veneto alla Romagna, dalle Marche alla Puglia”. Fortuna – per l’attore-dottore – che in Italia si mangi ovunque bene e per tutti i credo che si professano seduti a tavola.