Alcune frizioni sulla riforma della giustizia, a Montecitorio, hanno condotto a un epilogo che potrebbe avere ricadute sull’impianto siciliano di Forza Italia: la deputata Giusi Bartolozzi, dopo aver manifestato opinioni in dissenso rispetto al gruppo, ha deciso di abbandonare la nave (benvenuta nel club…) e iscriversi al Misto. Pochi minuti prima, per la verità, era stato il partito a catapultarla dalla commissione Giustizia alla commissione Affari costituzionali, offrendole un assist.

Secondo ‘Il Fatto Quotidiano’ la Bartolozzi (addirittura) si sarebbe opposta a un provvedimento pro-Silvio. I berlusconiani, in pratica, chiedevano di allargare il perimetro della delega del ddl all’abuso di ufficio, ai reati contro la pubblica amministrazione ma anche d’inserire “la definizione di pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio e persona esercente servizio di pubblica necessità”. Una modifica apparentemente innocua – segnala il giornale di Travaglio – ma che “se fosse stata approvata avrebbe avuto effetto una serie di reati. A cominciare dalla corruzione, in cui il tratto caratteristico è proprio il cosiddetto pactum sceleris tra pubblico ufficiale e privato. Alcuni deputati, nei corridoi di Montecitorio, hanno fatto notare come Berlusconi sia attualmente imputato per corruzione in atti giudiziari, relativamente ai vari processi noti come Ruby ter”.

La Bartolozzi, che grazie allo sponsor del Cav. era stata eletta nel collegio Sicilia 1, paga inoltre il mancato radicamento. Non ha mai sventolato bandiere (tranne quella di un leghista alla vigilia delle Amministrative di Gela, la sua città). D’altronde, la magistrata è al suo primo impegno in politica e, nel 2018, era stato il Cav. in persona a volerla in squadra. Ma adesso Berlusconi sta meno bene da un punto di vista fisico, ha perso molto del suo interesse (e del suo carisma) e ha consegnato il giocattolino nelle mani di Tajani e dei falchi azzurri. Che, al primo tentativo, sono riusciti ad accaparrarsi tutti i posti del sottogoverno Draghi. E ora continuano a comandare senza fare sconti.

In attesa delle mosse di Licia Ronzulli – cioè l’esponente più vicina a Berlusconi, che rappresenta il trait d’union anche con la Bartolozzi – alcune domande sorgono spontanee: che farà Gaetano Armao? Il vicepresidente della Regione siciliana, oltre a essere compagno (di vita) della Bartolozzi, è legato a FI dal medesimo affetto per Berlusconi, che quattro anni fa, dopo aver pensato di candidarlo allo scranno più alto di palazzo d’Orleans, aveva preteso fosse il vice di Musumeci. Lo stesso Musumeci – che sapeva di avere la copertura assicurativa del Cavaliere – non ha mai ceduto alle pressioni di Forza Italia Sicilia, e in modo particolare di Micciché, quando chiedevano la testa dell’assessore “miracolato”, che tutt’oggi è alle prese con la difficoltà estrema di far quadrare i conti.

Armao, oggi, non ha più anticorpi. E come l’ospite indesiderato che dopo un po’ “puzza” – è successo a Roma con la Bartolozzi – potrebbe pagare il minimo passo falso. O magari no. In questi ultimi mesi, pare evidente, ha rafforzato i rapporti con il governatore, tirandogli la volata per una ricandidatura. Lui stesso, al termine della legislatura, dovrebbe dichiarare concluso il suo compito all’interno delle istituzioni siciliane (l’ha dichiarato in un’intervista a ‘La Sicilia’). Nell’anno che manca da qui alle prossime elezioni, però, qualcuno potrebbe ripensare a com’è maturato quest’incarico (senza un solo voto di preferenza). Quali benefici ha dato al partito. E quali alle casse della Regione. E potrebbe sognarsi di rimetterlo in discussione. O forse no. Da oggi, però, l’assessore all’Economia è un po’ più solo.